domenica 1 marzo 2009
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Leggo qua e là: «Il Papa è solo», «Il Pa­pa è stato lasciato solo». Ascolto an­che volenterose esortazioni: «Non la­sciamo solo il Papa!». Il Papa è solo? O­gni giorno, in tutto il mondo, vengono celebrate centinaia di migliaia di Mes­se a cui partecipano milioni di fedeli, nelle quali il Sommo Pontefice è evo­cato, nominativamente, nel momento culminante: «Ricordati, Padre, della tua Chiesa diffusa su tutta la terra: rendila perfetta nell’amore in unione con il no­stro Papa Benedetto...». Che solitudine è mai questa? Quale al­tra persona al mondo è quotidiana­mente affidata per nome al Signore da un così grande numero di persone? Certo, della Chiesa bisogna avere una visione realistica, cioè teologica. La Chiesa non è soltanto il "popolo di Dio", ma innanzitutto (san Paolo dixit) è il Corpo mistico di Cristo. E il Papa, che di Cristo è il vicario, lo rappresenta sul­la terra. Il Papa non è mai solo. Noi a­miamo il Papa, e il Papa è avvolto, pro­tetto, dal nostro amore. Alcuni 'vaticanisti' (che al più fre­quentano i corridoi degli uffici vatica­ni, ma non s’intendono di Chiesa), so­prattutto a proposito della recente re­missione della scomunica ai vescovi le­febvriani hanno sfoderato ipotesi com­plottistiche e illazioni di isolamento. La smentita viene dalla serena fermezza del magistero di Benedetto XVI. All’An­gelus di domenica scorsa, in cui ricor­reva anche la festa della Cattedra di san Pietro, il Papa chiedeva: vi chiedo «di accompagnarmi con le vostre preghie­re, perché possa compiere fedelmente l’alto compito che la Provvidenza divi­na mi ha affidato quale successore del­l’apostolo Pietro». Sì, dobbiamo pregare per il Papa, e pre­gare con maggiore insistenza e fervore, perché il Papa è ben consapevole del proprio ruolo: «La Cattedra di Pietro simboleggia l’autorità del vescovo di Roma, chiamato a svolgere un peculia­re servizio nei confronti dell’intero po­polo di Dio».È in questa ampia pro­spettiva che dobbiamo sempre pensa­re il Papa che non è mai solo in quanto egli è e si sente servitore e interprete «dell’intero popolo di Dio». E accanto a sé il Papa avverte la presenza di Ma­ria, invocata domenica scorsa «con il bel titolo di Madonna della Fiducia». Il Papa ha una straordinaria confidenza con Maria. Non ho mai dimenticato che la prima volta in cui Benedetto XVI si af­facciò alla finestra del Palazzo aposto­lico, il 1° maggio 2005, non recitò, ma cantò l’antifona Regina Caeli. Era Papa da soli dodici giorni, aveva 78 anni, ed è stato bellissimo ascoltarlo innalzare, con la sua voce intonata, una serenata alla Madonna. E c’è un altro aspetto, nel magistero di Benedetto XVI, che non finisce di sor­prendere. È la sua straordinaria sinto­nia con la sensibilità del nostro tempo. Quando parla ai giovani, sa mettersi al loro livello. Durante la scorsa Giornata mondiale della Gioventù, a Sidney, ha detto: «Per le persone della vostra età, comunque, ogni volo è una prospetti­va eccitante. Ma per me, questo volo è stato in qualche misura causa di ap­prensione. E tuttavia la vista del nostro pianeta dall’alto è stata davvero ma­gnifica. Ma vi è di più, qualcosa di dif­ficile percezione dall’alto dei cieli: uo­mini e donne creati niente di meno che ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1,26). Al cuore della meraviglia del­la creazione ci siamo voi ed io, la fami­glia umana 'coronata di gloria e di o­nore' (cfr Sal 8,6)». È sempre così, nei discorsi di Benedet­to XVI. Fino ai recentissimi interventi sulle cause morali profonde della crisi economica, anche con suggerimenti concreti. Qual è il segreto di tanto illu­minata pertinenza? Il segreto della san­tità. Chi è in intimità con Dio, trova im­mediatamente la sintonia con gli uo­mini e con le donne di ogni latitudine e di ogni età. Per questo il Papa non è un solitario, mai.
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