Leggo qua e là: «Il Papa è solo», «Il Papa è stato lasciato solo». Ascolto anche volenterose esortazioni: «Non lasciamo solo il Papa!». Il Papa è solo? Ogni giorno, in tutto il mondo, vengono celebrate centinaia di migliaia di Messe a cui partecipano milioni di fedeli, nelle quali il Sommo Pontefice è evocato, nominativamente, nel momento culminante: «Ricordati, Padre, della tua Chiesa diffusa su tutta la terra: rendila perfetta nell’amore in unione con il nostro Papa Benedetto...». Che solitudine è mai questa? Quale altra persona al mondo è quotidianamente affidata per nome al Signore da un così grande numero di persone? Certo, della Chiesa bisogna avere una visione realistica, cioè teologica. La Chiesa non è soltanto il "popolo di Dio", ma innanzitutto (san Paolo dixit) è il Corpo mistico di Cristo. E il Papa, che di Cristo è il vicario, lo rappresenta sulla terra. Il Papa non è mai solo. Noi amiamo il Papa, e il Papa è avvolto, protetto, dal nostro amore. Alcuni 'vaticanisti' (che al più frequentano i corridoi degli uffici vaticani, ma non s’intendono di Chiesa), soprattutto a proposito della recente remissione della scomunica ai vescovi lefebvriani hanno sfoderato ipotesi complottistiche e illazioni di isolamento. La smentita viene dalla serena fermezza del magistero di Benedetto XVI. All’Angelus di domenica scorsa, in cui ricorreva anche la festa della Cattedra di san Pietro, il Papa chiedeva: vi chiedo «di accompagnarmi con le vostre preghiere, perché possa compiere fedelmente l’alto compito che la Provvidenza divina mi ha affidato quale successore dell’apostolo Pietro». Sì, dobbiamo pregare per il Papa, e pregare con maggiore insistenza e fervore, perché il Papa è ben consapevole del proprio ruolo: «La Cattedra di Pietro simboleggia l’autorità del vescovo di Roma, chiamato a svolgere un peculiare servizio nei confronti dell’intero popolo di Dio».È in questa ampia prospettiva che dobbiamo sempre pensare il Papa che non è mai solo in quanto egli è e si sente servitore e interprete «dell’intero popolo di Dio». E accanto a sé il Papa avverte la presenza di Maria, invocata domenica scorsa «con il bel titolo di Madonna della Fiducia». Il Papa ha una straordinaria confidenza con Maria. Non ho mai dimenticato che la prima volta in cui Benedetto XVI si affacciò alla finestra del Palazzo apostolico, il 1° maggio 2005, non recitò, ma cantò l’antifona Regina Caeli. Era Papa da soli dodici giorni, aveva 78 anni, ed è stato bellissimo ascoltarlo innalzare, con la sua voce intonata, una serenata alla Madonna. E c’è un altro aspetto, nel magistero di Benedetto XVI, che non finisce di sorprendere. È la sua straordinaria sintonia con la sensibilità del nostro tempo. Quando parla ai giovani, sa mettersi al loro livello. Durante la scorsa Giornata mondiale della Gioventù, a Sidney, ha detto: «Per le persone della vostra età, comunque, ogni volo è una prospettiva eccitante. Ma per me, questo volo è stato in qualche misura causa di apprensione. E tuttavia la vista del nostro pianeta dall’alto è stata davvero magnifica. Ma vi è di più, qualcosa di difficile percezione dall’alto dei cieli: uomini e donne creati niente di meno che ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1,26). Al cuore della meraviglia della creazione ci siamo voi ed io, la famiglia umana 'coronata di gloria e di onore' (cfr Sal 8,6)». È sempre così, nei discorsi di Benedetto XVI. Fino ai recentissimi interventi sulle cause morali profonde della crisi economica, anche con suggerimenti concreti. Qual è il segreto di tanto illuminata pertinenza? Il segreto della santità. Chi è in intimità con Dio, trova immediatamente la sintonia con gli uomini e con le donne di ogni latitudine e di ogni età. Per questo il Papa non è un solitario, mai.