venerdì 21 aprile 2023
La campagna per legalizzare la cannabis a uso ricreativo ricorre ad argomenti ingannevoli e fuorvianti, eludendo i nodi oggi più urgenti: educazione, stili di vita corretti, prevenzione
La soluzione di concedere a tutti la coltura di due piante di cannabis ignora il fatto che oggi abbiamo piante che, dallo 0,5% di principio attivo, ne contengono fino al 25%. Verranno considerate eguali?

La soluzione di concedere a tutti la coltura di due piante di cannabis ignora il fatto che oggi abbiamo piante che, dallo 0,5% di principio attivo, ne contengono fino al 25%. Verranno considerate eguali? - Ansa

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Droga è un termine che si usa per definire una sostanza che con il continuo uso genera dipendenza. Sono droghe il tabacco, l’alcol, il gioco d’azzardo, l’eccesso di cibo, come pure alcuni farmaci antidepressivi e le benzodiazepine impropriamente utilizzate come sonnifero. Queste sono droghe che l’opinione pubblica considera lecite, tanto è vero che se ne parla sempre meno. I governi non se ne occupano, perché da tabacco, alcol, gioco d’azzardo incassano molti miliardi di euro all’anno. Il Servizio sanitario nazionale non si occupa di prevenzione, ma alimenta il mercato dei farmaci che invece di evitare i tumori da tabacco e alcol produce ogni giorno nuovi farmaci antitumorali. È proibita la pubblicità del tabacco ma non quella dell’alcol, che invece è proibita in Irlanda e Nuova Zelanda, e soprattutto non è vietata la pubblicità delle lotterie, dei “gratta e vinci”, delle scommesse e delle slot machines.

Poco si fa in realtà per aiutare le persone “dipendenti” a liberarsi da queste schiavitù che ormai coinvolgono anche gli adolescenti. I medici non danno il buon esempio, e ciò rappresenta spesso un alibi per chi vuole continuare a esserne schiavo. Si parla di droga solo per quelle che allo stato attuale sono considerate illecite. L’impiego delle droghe è molto cambiato nel tempo, e soprattutto nei giovani non è più rappresentato da una sola droga ma da cocktail in cui si associano droghe illecite con farmaci, o con altre droghe, o con alcol. Al sabato e alla domenica il risultato di questo comportamento è molto visibile nei Pronto soccorso. Parlando di droghe non si può non parlare della legge pendente in Parlamento per la cosiddetta legalizzazione della cannabis. Questa legge è un brutto messaggio che lanciamo ai giovani perché isolando la cannabis dalle altre droghe si dà l’impressione che sia una droga “leggera” e dunque che, entro certi limiti, la si possa utilizzare. Conosciamo i danni che i princìpi attivi della cannabis inducono nel cervello, soprattutto in quello giovanile, particolarmente sensibile perché in via di sviluppo. La cannabis induce problemi nell’apprendimento e nella memoria, e rappresenta una controindicazione per la guida di vetture o moto. È inoltre una porta d’entrata per altre droghe e induce, a distanza di tempo, un rischio di comparsa di malattie mentali.

I sostenitori della legalizzazione ritengono che sia un modo per eliminare la criminalità legata alla commercializzazione di questa droga. Di fatto ciò sembra assai ottimistico perché le droghe sono molte e in continuo aumento, come evidenziato, ad esempio, dalla presenza della ketamina nelle acque reflue. La criminalità avrà sempre spazio finché non si legalizzeranno – ipotesi ovviamente irrazionale – tutte le droghe. La legalizzazione permetterà anche l’apertura di negozi dedicati esclusivamente alla vendita della cannabis, negozi che certamente non venderanno cannabis solo per i collezionisti. Va ricordato che, già oggi, la cannabis, addizionata a prodotti commestibili, viene venduta in numerosi negozi, soprattutto nelle città. Si tratta di biscotti, cioccolatini, dolci e bevande con l’aggiunta di cannabis. Qual è la ragione per commercializzare questi prodotti? Ritengo sia difficile darne giustificazione. Chi eserciterà controlli per essere sicuri che non divengano veicoli di cannabis ricreativa?

La soluzione di concedere a tutti la coltura di due piante di cannabis ignora il fatto che oggi abbiamo piante che, dall’originale 0,5% di tetraidrocannabinolo, ne contengono fino al 25%. Verranno considerate eguali? E chi controllerà se sono due o un numero maggiore, conoscendo quanto siano inefficienti i controlli nel nostro Paese? E cosa succederà se a coltivarla saranno anche i minorenni? Ancora, c’è molta confusione perché si tende a identificare la cannabis ricreativa con la cannabis che viene utilizzata per curare sintomi come, ad esempio, la rigidità nella sclerosi multipla o gli effetti collaterali della chemioterapia. Il fatto che vi possano essere effetti utili per gli ammalati non vuol dire che sia utile a livello ricreativo. Anche la morfina ha effetti terapeutici contro il dolore, ma crea danno se utilizzata a livello ricreativo. È invece molto importante, anziché complicare il problema con una legge, mobilitare forme di educazione attraverso le scuole, dove si dovrebbe inserire un corso sulla salute, con la partecipazione anche di genitori e nonni. Potrebbe essere un’occasione per introdurre finalmente nella scuola la scienza, quella parte che genera conoscenza nelle scienze della vita e che quindi può essere un grande ausilio per comprendere che la salute si conquista con le buone abitudini di vita, fra le quali è fondamentale evitare fumo, alcol e droghe.

Basterebbe formare, in ogni provincia, un piccolo gruppo di insegnanti, mettendoli in grado di avere conoscenze e capacità comunicative sui problemi della salute. Non si tratta di sconvolgere i programmi scolastici perché basterebbe avere a disposizione un’ora alla settimana, cominciando dalle scuole elementari, estesa a tutti i gradi scolastici. In alternativa, in alcuni Paesi europei l’educazione alla salute viene fatta svolgere come esercitazione dagli studenti degli ultimi anni di medicina. È un esercizio importante non solo per gli studenti delle medie e dei licei, ma anche per abituare i futuri medici a dialogare e ad ascoltare coloro che possono diventare loro futuri pazienti. Alla scuola bisognerebbe affiancare la messa in rete di notizie non solo su siti specializzati ma anche utilizzando i social maggiormente seguiti dai giovani con il coinvolgendo degli influencer. Andrebbero inoltre programmate in modo continuativo le analisi delle acque reflue in modo da misurare l’efficacia delle azioni e delle campagne informative. Potrebbe essere utile anche promuovere il protagonismo di studenti più grandi e più consapevoli nel far crescere la conoscenza del problema tra i più giovani. E ancora: occorrerebbe organizzare dibattiti istituzionali, evitando però che diventino aprioristiche contrapposizioni tra governo e opposizione, concentrandosi invece su quanto dovrebbe essere dettato dal buonsenso.

Milano è, in Italia, la città con il maggior consumo di cocaina: 12 dosi ogni 1.000 abitanti al giorno. La cannabis è presente a 50 dosi sempre per 1.000 abitanti al giorno. Cannabis e cocaina sono state identificate anche nelle acque reflue delle scuole con un aumento tra 2 e 6 volte in pochi anni. Purtroppo l’impiego delle droghe è diffuso non solo in tutte le città ma anche nei piccoli centri, indicando che il problema non è solo urbano. Occorre, insomma, un grande impegno per evitare che i consumi di droga diventino abituali soprattutto nei giovani. In altre parole, è urgente sviluppare il più presto possibile la prevenzione, una parola che si è perduta perché è in conflitto di interessi con il mercato. Il problema è grave e necessita di un sollecito, grande impegno per evitare che i consumi di droga diventino, specie nelle nuove generazioni, ancor di più abituali.

Fondatore e presidente Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs

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