L’Europa dialoghi con le famiglie la lezione popolare di de Gasperi
sabato 9 settembre 2023

A nove mesi dalle prossime elezioni europee, l’interesse al riguardo è aumentato, e coinvolge il 56% dei cittadini a livello Ue. Per l’Italia addirittura la percentuale sale al 58%, rispetto al 47% del 2018. Ancora una volta, i cittadini europei danno ragione ai padri fondatori, De Gasperi, Schuman e Adenauer: l’Europa unita è baluardo di pace e di democrazia. Ma non solo: proprio la guerra in Ucraina, nonché i contrasti tra Stati membri e le istituzioni europee su temi sensibili (come lo Stato di diritto e la responsabilità genitoriale), dimostrano quanto bisogno ci sia di un’Europa unita per il mantenimento della pace e della democrazia.

Con riferimento alla pace, è vero, rispetto all’Europa degli anni trenta, tra gli Stati membri dell’Unione non vi è un rischio di guerra; tuttavia, l’Europa unita deve rimanere un esempio, per il mondo, di convivenza tra popoli storicamente nemici. È dunque compito delle future istituzioni europee esportare il “metodo di pace europeo”, come voluto dai nostri padri fondatori, i quali consideravano fallimentari i metodi classici della diplomazia nei rapporti internazionali, delle politiche di equilibrio, del cosiddetto “concerto europeo”, dei congressi internazionali, dei trattati di amicizia o di pace, delle politiche di appeasement. Secondo De Gasperi, al di là delle contingenze, lo spirito di solidarietà europea «potrà creare, in diversi settori, diversi strumenti di salvaguardia e di difesa, ma la prima difesa della pace sta nello sforzo unitario che (...) eliminerà il pericolo della guerra di rivincita e di rappresaglia» (Bruxelles il 20 novembre 1948). In questo senso la creazione dello spirito di solidarietà impone, oltre alla comprensione reciproca, il coinvolgimento delle comunità e delle famiglie. Infatti, « Madri e padri, al di là della loro nazionalità, non vogliono la guerra.

La famiglia è la scuola della pace» (Papa Francesco, 10 giugno 2022); sempre dalle famiglie e dalle loro comunità devono poi partire i percorsi di riconciliazione e perdono senza i quali l’opzione della vendetta rimane sul tavolo e l’aggressività dei “nazionalismi esagerati” non viene fermata. Lo spirito di solidarietà attraverso il coinvolgimento e la valorizzazione delle comunità locali facilita poi il clima di fiducia tra i paesi, garantendo la realizzazione di un’istituzione europea effettivamente democratica. I padri fondatori non volevano certamente costruire uno Stato europeo, nuovo, che prendesse il posto degli Stati esistenti; essi piuttosto pensavano a una «coalizione di democrazie fondata sul principio di libertà» (De Gasperi, Senato della Repubblica, il 15 marzo 1952), ovvero a una “casa comune”, in cui le differenze fossero fattore di unità. Essenziali sono per questo la vitalità delle comunità nazionali e la loro autonomia, che si sviluppano all’interno di una società pluralistica, come esempio contrario al modello dello Stato centralistico.

Prima dell’appartenenza statuale, viene infatti l’appartenenza a una famiglia, a una comunità, a una patria, a una cultura, e questa può essere condivisa con altre culture, in un quadro istituzionale, fondato sul principio di sussidiarietà. In questo senso, si può essere patrioti senza essere nazionalisti. In conclusione, il rischio delle prossime elezioni europee è quello della polarizzazione: da una parte, la proposta di un centralismo europeo, burocratico, espressione di uniformità e dirigismo sociale ed economico, e dall’altro, la proposta sovranista, interessata a sfruttare il malcontento e la solitudine delle nostre comunità a favore di una visione ristretta ed esclusiva dello Stato Nazione. Entrambe le proposte sono parziali e, in alcuni casi, potenzialmente pericolose, perché, tra le altre cose, considerano la società civile subalterna e funzionale alla volontà politica; il consenso popolare ha rilievo solo se strumentale a raggiungere obiettivi voluti spesso da élite autoreferenziali.

Ebbene, è auspicabile una terza proposta, realmente popolare, perché, perseguendo lo spirito di solidarietà dei cui parlava De Gasperi, entri in dialogo con le comunità e le famiglie, ne riconosca il ruolo di servizio al bene comune. In concreto, le future istituzioni europee affronteranno le prossime sfide, a partire dall’inverno demografico, nel rispetto del principio di sussidiarietà, valorizzando la libertà e l’autonomia decisionale delle comunità, incluse le famiglie. Proprio la maggiore responsabilità delle comunità e delle famiglie contribuirà a rendere l’Unione europea un sistema unitario e articolato insieme, in cui i tecnocrati costituiscono uno strumento in grado di facilitare (non imporre) l’adesione delle comunità al progetto europeo, secondo lo spirito dei padri fondatori.

Presidente Fafce, Federazione europea dei Forum delle famiglie

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