mercoledì 16 dicembre 2015
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Una volta, quando in una piccola comunità contadina o montana c’erano esigenze di farsi una casa, una malga, una strada, una scuola, gli abitanti si univano in cooperativa e facevano quella che poi sarebbe diventata una banca, da cui potevano ricevere prestiti, a un tasso ragionevole, in forma trasparente. Dunque: le banche (o casse di risparmio) erano al servizio dei clienti, e li aiutavano nella vita, nella professione, nella famiglia. Le banche nascevano perché i clienti ne avevano bisogno. Prima c’erano i clienti, poi venivano le banche. Oggi la vicenda delle banche fallite mostra che il rapporto s’è capovolto: prima ci sono le banche, con i loro fondi da vendere, e le banche creano i clienti affinché comprino le obbligazioni subordinate, che non saranno risarcite.Mutatis mutandis, è lo stesso meccanismo che scattava nello scandalo dei medicinali costosi e inutili. La fabbrica dei medicinali dovrebbe funzionare così: prima ci sono i malati e le malattie, poi le aziende farmaceutiche inventano le medicine che guariscono quelle malattie, quindi mandano in giro i promotori per informare i medici su questi prodotti. Così il meccanismo sarebbe sano. Invece il rapporto vien capovolto: prima ci sono le aziende farmaceutiche che creano i medicinali costosi, poi i promotori e i medici inventano i malati che devono comprarli, e per ottenere questo alterano le indicazioni dei medicinali, facendoli apparire buoni per malattie con le quali in realtà non c’entrano niente. I medici che prescrivevano quei farmaci non lavoravano in favore dei pazienti, ma in favore delle aziende farmaceutiche. Abbiamo avuto casi clamorosi di malattie che invece di migliorare peggioravano, altri di malattie che si potevano curare con pochi euro ma il meccanismo dirottava il paziente verso farmaci supercostosi.Questo meccanismo perverso, per cui prima si pone l’azienda e poi il cliente, vien ripetuto adesso, tale e quale, dalle banche che volevano vendere titoli invendibili: in tempo di crisi, in cui tutti si tengono stretto il proprio gruzzolo, non ci sono clienti per questi titoli, ma le banche spostavano su questi titoli clienti che per natura e interesse dovevano andare su ben altri acquisti.E come facevano, le banche? Anche qui scatta un meccanismo che già conoscevamo, che è quello del documento a posteriori. Lo conoscevamo dal tempo degli appalti truccati. Un’impresa concorrente a un appalto lo vince, facendo un’offerta vantaggiosa per l’ente banditore, un’offerta a un ribasso folle. Vince l’appalto, e si mette al lavoro, per costruire l’ospedale o il tribunale o la scuola, quel che è. Cominciato il lavoro si ferma, e dice che ci vuole una variante: bisogna fare anche un’ala o un atrio, che costa tot. Con questa variante, l’impresa costruttrice guadagna molto più di quello che aveva perduto col ribasso. Era la «variante in corso d’opera» il trucco per fare affari con gli appalti. Le banche ripetono questo trucco della «variante in corso d’opera» introducendo nei contratti, già firmati, per la vendita di obbligazioni, la cosiddetta «variazione unilaterale», che cambia, a posteriori, le condizioni dell’accordo. L’obbligazionista suicida della banca Etruria aveva ricevuto anche lui una «variazione unilaterale». La «variazione unilaterale» sta ai contratti bancari come la «variante in corso d’opera» sta agli appalti. Un appalto modificato con la variante in corso d’opera non è più l’appalto originario. Se l’appalto originario avesse contenuto quella variante, con i nuovi costi, sarebbe stato assegnato diversamente. Poiché la variazione unilaterale del contratto bancario introduce la definizione del prodotto come "ad alto rischio", che nel contratto originario mancava, se quella definizione fosse stata nel primo contratto, il cliente si sarebbe tenuto alla larga.Dunque: nelle aste truccate, negli appalti mal assegnati, nelle banche non oneste, nelle cliniche affariste, i clienti sono visti come nella foresta un predatore vede animali lenti, feriti, vecchi, incapaci di difendersi: sono prede. Cosa pensa il promotore bancario, appena il cliente ha firmato la «variazione unilaterale»? Quel che pensa il leone, appena catturata la gazzella: «È colpa mia, se non sa scappare?».
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