L'arcobaleno che è là, alla fine della nuvola
giovedì 9 maggio 2019

Quattordici minuti di documentario. Che inizia con un sacerdote che, dal pulpito, parla degli stranieri che hanno visto il loro nome «diventare un numero»; e richiama il capitolo del Giudizio finale del Vangelo di Matteo. E poi chiude la Chiesa, affiggendo provocatoriamente il cartello «chiuso per fallimento». E termina con Angelo d’Orsi, insuperabile storico di Gramsci che, vestendo la toga, in un’aula di Tribunale, difende quel sacerdote, imputato di «umanità», con le parole usate da Piero Calamandrei nella celebre difesa di Danilo Dolci.

E come non pensare, a questo punto, a un altro (reale!) processo a un sacerdote: don Lorenzo Milani, portato alla sbarra per la sua Lettera ai cappellani militari; e alle parole della sua autodifesa: «Non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo di amare la legge è obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste … essi dovranno battersi perché siano cambiate. … E, quando è l’ora, non c’è scuola più grande che pagare di persona un’obiezione di coscienza. … Perché c’è una legge che gli uomini non hanno forse ancora ben scritta nei loro codici, ma che è scritta nei loro cuori».

In mezzo a questo mirabile incipit e alla commovente conclusione di d’Orsi/Calamandrei, dieci minuti di immagini di migranti e di parole con cui il giurista fiorentino, impersonato da d’Orsi, commenta la Costituzione. Semplicemente stupendo.

ALLA FINE DELLA NUVOLA - Trailer from 99 Million Colors on Vimeo.

È un documentario (Alla fine della nuvola, https://vimeo.com/328369774) prodotto, per le scuole, dal Centro Calamandrei di Jesi: da mettere in mano a studenti e insegnanti. Per rileggere insieme le radici della nostra democrazia: la lotta al nazifascismo. Per sentire le domande dei ragazzi e per cercare di rispondervi. Per farsi animare dalle loro speranze. Per ascoltare e rispondere alle obiezioni, oggi molto ricorrenti, alla grandezza di quel movimento: senza negare alcune sue tragiche degenerazioni (a cominciare dalle foibe giuliane) ma per capire che quelle degenerazioni costituirono un tradimento dello spirito della Resistenza. Per fare della Storia uno strumento per capire meglio l’oggi e il domani. Per parlare dell’Europa di oggi. Delle odierne tragedie dell’umanità. Per resistere e costruire insieme. Per fondere l’umanesimo laico con la fratellanza e la solidarietà cristiana. Per ricordarci che ogni volta che si è realizzata questa fusione, le brutture del mondo sono diminuite. Per ricordarci che di quella fusione oggi e domani avremo un enorme bisogno. Per camminare insieme verso l’utopia di Calamandrei. Che è come l’arcobaleno «che è là alla fine della nuvola»; verso cui camminare «pur sapendo che quando si arriverà là dove si credeva che fosse l’arcobaleno, ritroveremo soltanto un po’ di nebbia; ma l’arcobaleno sarà ancora più in là, e noi continueremo ad inseguirlo senza fermarci». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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