La transizione energetica in bolletta: perché accelerare sulle rinnovabili
mercoledì 30 agosto 2023

A che punto è la transizione energetica? Perché dobbiamo realizzarla? Sarà davvero, come sostiene qualcuno, un bagno di sangue per i più deboli? Per provare a rispondere, partiamo dai dati più recenti. Secondo l’ultimo rapporto in materia realizzato da Bloomberg, nel primo semestre del 2023 gli investimenti sulle rinnovabili sono cresciuti del 22% a livello globale, arrivando a 358 miliardi di dollari. Dovremmo però già essere a quota 590 per centrare l’obiettivo emissioni zero entro il 2050. Nonostante questo gap, la meta è alla portata, perché la rivoluzione a cui stiamo assistendo non è lineare ma esponenziale, con tassi di crescita che aumentano di anno in anno.

Detto in estrema sintesi, di che rivoluzione si tratta? Del passaggio dall’età del carbone a quella delle rinnovabili. E, di conseguenza, a un modo di produrre energia a costi marginali zero, efficienza tecnica maggiore, potere distribuito senza profitti colossali di pochi e impatto ambientale enormemente ridotto.

Ma il motivo per il quale la rivoluzione è in corso non è solo quello dell’emergenza climatica, dell’efficienza energetica e di una democratizzazione nella produzione di energia (ad oggi in Italia un milione e mezzo di produttori con dati in forte crescita). Uno studio degli analisti di Standard&Poor sottolinea come l’aumento della quota di energia prodotta da rinnovabili genererà una sensibile riduzione del prezzo di carico dell’energia. Nei momenti della giornata in cui vento e sole sono abbondanti (fino al 50% della giornata) questo potrà portare i prezzi di carico (che non saranno beninteso i prezzi in bolletta, ma certo influiscono) sotto i 10 euro per Megawatt/ora. A ciò si aggiunge che per effetto della crescita della produzione e del progresso tecnologico i prezzi di pannelli e batterie sono previsti in forte calo aumentando il primato delle rinnovabili come fonte di energia meno cara. La transizione abbasserà quindi i costi di produzione delle imprese, quelli delle bollette e ridurrà i rischi di impennate inflazionistiche. E potremo finalmente smettere di sprecare soldi pubblici per pagare bollette (come rischia di accadere anche nella nuova Legge di bilancio) e usarli per le tante altre questioni urgenti.

Anche nel campo delle automobili si registrano nuovi progressi. Sono stati presentati infatti i primi modelli di auto elettriche nella gamma delle utilitarie, con prezzi che iniziano a essere competitivi con quelli delle auto tradizionali.

Le preoccupazioni legate alle rinnovabili restano in sostanza determinate da tre fattori principali: la dipendenza da Paesi terzi, lo spazio occupato, e l’intermittenza. Sul primo fronte, l’enfasi sulla dipendenza dalle materie prime o semilavorati cinesi è singolare. Il mondo occidentale, in una logica di cooperazione economica che faremmo bene a preservare come grande valore, ha trovato conveniente trasformare la Cina nella fabbrica del Pianeta. Dipendiamo dalla Cina per fare televisori, computer, cellulari, elettrodomestici, ed è curioso che il problema venga agitato, quasi fosse una cosa nuova ed inedita, solo quando si parla di pannelli solari e batterie. Quanto al problema della superficie occupata, i calcoli relativi al nostro Paese stabiliscono che la combinazione di impianti eolici offshore con fotovoltaico sui capannoni delle imprese, sui tetti delle scuole e delle case in zone non di particolare pregio artistico bastano e avanzano. E si affacciano molte soluzioni che producono molteplici vantaggi come quelle della copertura dei parcheggi e delle barriere antirumore lungo le autostrade (un esempio sono quelle già presenti su alcune strade e autostrade del Trentino). E cosa succede quando non ci sono sole e vento (il problema dell’intermittenza)? Abbiamo le tecnologie per gli accumuli (batterie, bacini idrici) e il mix di fonti (centrali a gas residue e nucleare) che consente di chiudere il cerchio senza problemi.

Dovremmo quindi chiederci: è meglio avere energia che costa di più, erogata da Paesi terzi che ci espone a ventate inflazionistiche ed è prodotta in modo concentrato oppure energia che costa meno, prodotta in casa in modo distribuito? Quando Francesco nell’enciclica Laudato si’ parlava di “Fratello Sole”, non si esprimeva solo in forma di preghiera e poesia: la sua gratitudine verso il Padreterno include probabilmente l’intuizione di quanto i servizi dell’ecosistema potevano e avrebbero potuto in futuro contribuire a risolvere, combinati con la nostra capacità tecnologica con-creatrice, alcuni grandi problemi dell’umanità.

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