I dati di un presente difficile ma promettente e il futuro
mercoledì 11 gennaio 2017

I dati di un presente difficile eppure promettente e il futuro Ogni passaggio di anno costituisce un momento nel quale si concentrano bilanci e previsioni, e si vorrebbe che i dati e le informazioni su come vanno le cose ci supportassero, sia per gli uni che per le altre. Dal punto di vista quantitativo e dell’offerta di statistiche e analisi, non si può dire che non ve ne siano a sufficienza. Anzi, più passa il tempo e più ne vengono pubblicate e diffuse, a livello locale, nazionale e internazionale, senza né ritardi né barriere geografiche o linguistiche.

Ma dal punto di vista qualitativo, ci aiutano davvero i tanti dati a capire cosa sta accadendo e dove stiamo andando? Volendoci limitare alla questione che più sta a cuore a ciascuno di noi, e quindi anche a chi ha nelle mani le sorti politiche del pianeta, il benessere delle persone e delle comunità, molte sono le ambiguità e molti i punti oscuri. Innanzitutto rispetto alle diverse aree del globo. L’occidente ricco e sviluppato dimentica spesso di considerare lo stato delle cose nelle zone povere del mondo, quasi che si trattasse di altri pianeti. Aree nelle quali tutte le statistiche mostrano una lenta, ma continua, progressione dei livelli di reddito, alfabetizzazione e salute, e anche le distanze tra i due mondi tendono lentamente ad accorciarsi rispetto ai parametri dello sviluppo sociale ed economico.

Ma sono anche aree nelle quali le azioni di sfruttamento economico, che coinvolgono i Paesi sviluppati, e i conflitti, che vedono molti dei Paesi leader mondiali fortemente coinvolti e corresponsabili, rendono il processo di miglioramento delle condizioni di vita difficile e lento, in un’epoca in cui le tecnologie e le risorse disponibili potrebbero permettere più rapidi ed efficaci progressi. Nella parte più sviluppata del mondo, e anche in Italia, i tanti dati, sempre più articolati e curati, messi a disposizione dell’opinione pubblica mostrano, se ben analizzati, le contraddizioni di uno sviluppo disordinato. Tra messaggi troppo pessimistici e altri troppo ottimistici, alcune buone notizie non possono non far piacere, come nel caso dei trend in leggera risalita di consumo, occupazione e produzione. A essi si affiancano però la crescita di insicurezza e insoddisfazione, il calo della speranza di vita e delle iscrizioni all’università, l’aumento dei fumatori e dei furti. Tutti sintomi evidenti di un disagio sociale, economico e culturale che sta alla base della crisi di senso e di fiducia, da molti anni posta alla attenzione da parte degli osservatori ed analisti più acuti.

Le poche notizie positive non scalfiscono la crescita delle disuguaglianze, tra 'super-ricchi' (sempre più ricchi e potenti), ceto medio impoverito (sempre più sfiduciato) ed emarginati urbani (sempre più numerosi), e la perdurante scarsa attenzione per un necessario ripensamento delle prospettive e delle strategie, nella direzione di uno sviluppo equo e sostenibile. Si pensi alla salute, dove oltre alla speranza di vita ed alle condizioni degli anziani, stiamo assistendo al peggioramento nelle fasce di età intermedia (una doppia crisi epidemiologica, degli anziani non autosufficienti, e dei giovani adulti più precocemente colpiti da patologie croniche). Prevenzione e cure appropriate ed equamente distribuite potrebbero invertire il trend, come le ricerche sulla mortalità evitabile dimostrano. E si pensi alle potenzialità delle tecnologie solo parzialmente sfruttate. Dai danni dei terremoti, agli altri disastri naturali, all’inquinamento, ai trasporti, alla alimentazione, alla ricerca scientifica, a una informatica a servizio dei cittadini e della qualità della vita, enormi sono le possibilità che le tecnologie offrono per migliorare il benessere.

Ma ancora troppo poco si fa e soprattutto scarsa è la consapevolezza e deboli sono le attenzioni pubbliche e mediatiche per una società che, nonostante le apparenze, esprime a ben vedere una chiara richiesta di equità sociale e di investimenti per il bene comune. Occorre allora potenziare i riflettori, come questo giornale fa da tempo, sulle esperienze positive, che pure esistono e si propagano, di innovazione e cooperazione, verso una convivenza ricca di valori e significati condivisi, e sulle azioni e pratiche di generazione e promozione del benessere collettivo di qualità.

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