La forza della ragione redenta (un manifesto teologico)
sabato 27 marzo 2021

II messaggio di papa Francesco al generale dei redentoristi padre Michael Brehl, in occasione dei centocinquant’anni dalla proclamazione di sant’Alfonso a dottore della Chiesa costituisce un appello non solo per l’ambito morale, ma per la teologia nel suo insieme. D’altra parte, sappiamo che la morale non è solo un settore o una regione dell’universo teologia, ma una dimensione della stessa in ogni sua espressione. Un primo motivo che può spingerci a considerare il messaggio come un vero e proprio manifesto della teologia, chiamata a convertirsi e a mettersi in cammino per uscire dalle strutture accademiche, pur partendo da esse, per incrociare le ansie, le paure, le preoccupazioni, ma anche le gioie e le speranze delle donne e degli uomini del proprio tempo, possiamo individuarlo nel percorso del Santo Dottore, il quale, come dice papa Francesco, «formatosi in una mentalità morale rigorista, si converte alla 'benignità' attraverso l’ascolto della realtà».

Né si tratta di rinunciare all’autentico 'rigore', che la ricerca teologica e la relativa didattica esigono sempre e comunque. Infatti, non si oppone alla prospettiva rigorista quella lassista, del buonismo moralistico e del 'tutto fa brodo', tanto non abbiamo nulla da temere. Piuttosto bisogna far sì che il nostro rigore accademico non si trasformi nel rigor mortis della fede, della speranza e della carità. Di qui la necessità, sempre più impel-lente, di lasciarsi guidare dal senso del reale, in modo da non rinchiudersi in una castalia culturale, che si esprima in un linguaggio astruso e di pressoché impossibile interpretazione. Piuttosto, dovrà la teologia preoccuparsi di interpretare autenticamente la realtà. Innanzitutto, la realtà della fede, perché, come scriveva Tommaso d’Aquino: «l’atto di fede non si riferisce agli enunciati, ma alla realtà».

E si tratta del realismo dell’incarnazione e del realismo eucaristico che la fede cristiana nella sua forma cattolica riafferma con vigore. Per quanto la lezione san Tommaso indichi nella dimensione speculativa il proprium del sapere della fede, in quanto, secondo il dettato della sua Summa, la sacra dottrina è scienza più speculativa che pratica, si è chiamati a esercitare la 'speculazione' in senso etimologico, come specchio nella mente di quanto l’esistenza, per esempio delle periferie e dei disagi, impone, non solo all’economia e alla politica, ma proprio a quella scienza dell’economia della salvezza che la teologia deve essere, se non vuole autoemarginarsi dal dibattito pubblico, dalla società e dalla stessa Chiesa. Ecco perché, in quest’orizzonte metodologico e prospettico, il giornale diventa un luogo teologico, come la Scrittura e la Tradizione. Siamo ben lungi dal distacco nietzscheano, che ritiene le nostre pagine come «il cartaceo schiavo del giorno», piuttosto saremmo portati a pensare, con Hegel, che «la lettura dei giornali di primo mattino è una specie di realistica benedizione di inizio giornata. Si orienta la propria condotta nei confronti del mondo a Dio o a ciò che è il mondo».

A maggior ragione se il quotidiano non veicola solo le notizie, facilmente attingibili dalla rete, ma ci aiuta a interpretare il reale alla luce della fede e della ragione. Ed eccoci ad un punto decisivo del messaggio del Papa, che quando parla di sant’Alfonso, scrive che egli «nelle dispute teologiche, preferendo la ragione all’autorità, non si ferma alla formulazione teorica dei princìpi, ma si lascia interpellare dalla vita stessa. Avvocato degli ultimi, dei fragili e degli scartati dalla società del suo tempo, difende il 'diritto' di tutti, specialmente dei più abbandonati e dei poveri. Questo percorso lo ha condotto alla scelta decisiva di porsi al servizio delle coscienze che cercano, pur tra mille difficoltà, il bene da fare, perché fedeli alla chiamata di Dio alla santità». -d ecco che il Santo Dottore non ignora, anzi accompagna la pietà popolare e la illumina con la ragione redenta, che nulla ha a che vedere con la ragione pura di un certo Illuminismo, che costituisce il contesto filosofico in cui Alfonso Maria de’ Liguori vive ed agisce, lasciando questa vita due anni prima dello scoppio della rivoluzione francese e quindi risparmiandosi gli orrori che la deificazione della dea ragione ha prodotto nella nostra Europa.

I Santi Dottori non sono soltanto studiosi e anche gli studiosi fra loro non sono stati solo tali (basta percorrerne la lista per rendersene conto). Per questo la teologia dovrà lasciarsi educare da queste figure, chiamata a fare nel proprio tempo ciò che essi hanno fatto nel loro, proponendosi come laboratorio di ricerca e di riflessione nell’elaborazione di tentativi che guariscano i virus dai quali l’umanità è di volta in volta infetta. E qui si tratta dei virus dell’anima.

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