La Cina e noi: i nodi relativi e un problema autentico
domenica 17 marzo 2019

Il memorandum sulla 'Via della Seta' ha suscitato lo sdegno dei sovranisti. Qualcuno ha parlato addirittura di colonizzazione da parte della Cina. Ma una visita come quella del presidente cinese Xi o una proposta come quella di un memorandum d’intesa bilaterale non arrivano certo all’improvviso. Perché allora solo adesso questa denuncia? E poi sono anni che i cinesi comprano imprese italiane: non solo squadre di calcio come Inter e Milan, ma anche Telecom, un’azienda strategica per il sistema Italia.

La tecnologia Huawei su cui si accendono adesso i riflettori è già ampiamente utilizzata da Ferrovie dello Stato e altre grandi imprese pubbliche italiane. E così via. (Peraltro, anche gli altri Paesi europei si sono comportati allo stesso modo). Insomma, quella sulla 'Via della Seta' sembra molto una discussione sulla chiusura della stalla dopo che i buoi sono scappati.

Bisognerebbe, piuttosto, affrontare la questione di fondo. Sovranismo rimanda a sovranità, ma nessuno oggi sa più che cos’è veramente la sovranità. Parola molto antica, indica il potere assoluto di qualcuno su un territorio e una popolazione. Già in età medievale è stata collegata al dovere del sovrano di proteggere i suoi sudditi e in età moderna a quello degli Stati nazionali di proteggere i propri cittadini. Fino a poco tempo fa, il controllo assoluto di un territorio da parte di un potere unico – il sovrano o lo Stato – rendeva tutto ciò possibile.

Ma è evidente che oggi i flussi di merci, capitali, persone, informazioni ecc. passano attraverso tutte le frontiere causando problemi nuovi e imprevisti e permettendo sempre meno a uno Stato nazionale di proteggere i propri cittadini. Ne scaturiscono paura, smarrimento, frustrazione. Oggi, infatti, abbiamo i sovranisti, ma non abbiamo la sovranità e il sovranismo – parola entrata solo di recente nel lessico politico italiano – esprime la crisi della sovranità, non indica come recuperala. Peggio: rischia di aggravare il problema.

Vogliamo impedire che i cinesi investano per ampliare il porto di Trieste? Si può, ma ciò significa che le merci cinesi continueranno a transitare per Rotterdam per poi arrivare in tutt’Europa: significa, in altre parole, danneggiare l’economia italiana. Di più: significa perdere sovranità. Perché oggi, la vera sovranità dipende assai più dalla vitalità di una società e di un’economia nazionale che dai soldati schierati in difesa di confini territoriali sempre meno rilevanti. Che fare dunque? Pronunciare affermazioni roboanti in difesa della sovranità nazionale e battere i pugni sul tavolo? La direzione da prendere è quella opposta. Nel tempo della globalizzazione la sovranità si afferma sviluppando scambi, accordi, alleanze. Solo così ci si può mettere il più possibile al riparo – ormai nessuno è più padrone al 100% in casa propria – da ingerenze, assalti, penetrazioni che possono avere la natura più diversa e imprevedibile: economiche, telematiche, politiche ecc. La visita del presidente Xi e la firma del memorandum – i contenuti specifici si possono definire successivamente – è una buona occasione per l’Italia. Un’Italia capace di pensare e pianificare il proprio futuro. Gli Stati Uniti sono contrari? Per essere convincenti, però, dovrebbero proporre qualcosa di diverso dagli inediti attacchi di Trump all’economia europea, che penalizzano anche l’Italia. Gli alleati europei sono preoccupati? Perché allora non concordare una politica unitaria nei confronti della Cina? Solo l’Europa, non i singoli Stati europei, è in grado di trattare da pari a pari con il colosso asiatico.

Proprio la Cina costituisce un esempio eloquente in questo senso. Apparentemente, la sovranità cinese dispone di un potere politico, economico e militare che non dovrebbe farle temere alcunché. Ma la classe dirigente cinese non ragiona così e ha lanciato il progetto 'One Belt One Road' è perché sa che pure il suo futuro dipende da intese, negoziati, collaborazioni anche con chi è molto più piccolo. È giunta persino a sottoscrivere un Accordo con una sovranità che non dispone di territorio o popolazione (se non quelli strettamente necessari per garantire la libertà del suo sovrano): la Santa Sede. E se la Cina ha fatto una cosa simile, conviene chiedersi se la sovranità si difende davvero ripetendo slogan del passato.

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