martedì 16 gennaio 2018
Caro direttore, la cooperazione internazionale, per essere efficace, portare valori e produrre valore, rafforzare le potenzialità di costruire veri partenariati, legami duraturi ...
Investimenti esterni: la buona impresa coopera allo sviluppo
COMMENTA E CONDIVIDI

Caro direttore,
la cooperazione internazionale, per essere efficace, portare valori e produrre valore, rafforzare le potenzialità di costruire veri partenariati, legami duraturi, rapporti tra comunità, imprese, territori, Stati a beneficio reciproco, fortificare i processi di pace e la sicurezza, richiede un’azione di sistema. Le Organizzazioni non governative l’auspicano da tempo. Con la conferenza che la rete di Ong Link 2007 ha promosso martedì 16 gennaio alla Farnesina esse vogliono lanciare il messaggio che, su materie e visioni di lungo periodo che richiedono azioni concrete, istituzioni e soggetti diversi, pubblici, privati, profit, non profit possono pensare e agire come 'sistema paese', nelle proprie specificità ma con finalità convergenti e possibili collaborazioni per perseguirle al meglio.

Il tema della Conferenza: 'Il nuovo piano europeo per gli investimenti esterni - L’iniziativa imprenditoriale in Africa e nel Mediterraneo' non poteva non coinvolgere, in una efficace copromozione, tutti i soggetti direttamente o indirettamente coinvolti: le Ong di Link 2007 che hanno lanciato e sviluppato la proposta, alcuni partner quali Amref, Avsi, Iabw, InfoAfrica, istituzioni pubbliche quali il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, la sua specifica Direzione generale, l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, o semipubbliche come la Cassa Depositi e Prestiti, istituzioni private come Confindustria, Confagricoltura, l’Alleanza delle Cooperative italiane, alcune rilevanti imprese ed esperienze di sostenibilità. La spinta delle imprese italiane a 'intraprendere', a investire in aree a noi sempre più vicine e influenti sulle nostre società ed economie deve essere valorizzata. Il non profit ha fatto e continuerà sempre a fare la sua indispensabile parte, ma serve più impresa e una rinnovata mentalità nelle imprese per essere capaci di stabilire partenariati veri e duraturi con primaria attenzione alla sostenibilità – ambientale, sociale, economica – basati sulla trasparenza e i diritti umani. Il Piano europeo per gli investimenti esterni, se preso seriamente, può aiutare ed è quindi da seguire con attenzione e con idee e proposte coerenti e incisive.

Alla Conferenza partecipano i ministri Angelino Alfano e Carlo Calenda, il viceministro con delega alla Cooperazione allo sviluppo Mario Giro, il segretario generale della Farnesina Elisabetta Belloni, il Dg sviluppo e cooperazione internazionale della Commissione europea Stefano Manservisi, rappresentanti delle Istituzioni della cooperazione allo sviluppo, delle associazioni imprenditoriali e di rilevanti imprese, delle Ong. Essa intende evidenziare e approfondire le possibilità di attrazione degli investimenti e capitali privati per uno sviluppo più inclusivo e sostenibile in Africa e nel Mediterraneo, compresi i Paesi fragili, con particolare riferimento al nuovo Piano europeo per gli investimenti esterni, al relativo Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile, all’offerta delle garanzie a copertura del rischio, all’assistenza tecnica, alla promozione di contesti favorevoli agli investimenti e, più in generale, al sostegno finanziario europeo e nazionale nelle diverse forme. Il Piano europeo propone, nel solco dell’Agenda 2030, strategie di sviluppo sostenibile e partenariati innovativi con i Paesi dell’Africa sub sahariana e del Vicinato europeo, stimolando investimenti per una crescita economica che generi occupazione dignitosa e stabile, benessere sociale diffuso, contribuendo al contempo a superare le cause profonde della migrazione irregolare. Per il triennio 2018-2020 il Piano rende disponibili finanziamenti e garanzie per 4,1 miliardi al fine di generare investimenti per un valore presumibile di 44 miliardi.

È previsto un suo ampliamento nel prossimo bilancio Ue (2021-2027), con disponibilità di strumenti finanziari che potrebbero essere fino a dieci volte superiori. La 'piattaforma' integra istituzioni pubbliche e settore privato, investitori pubblici e privati, con attenzione alle riforme necessarie per combattere gli ostacoli al sano sviluppo dell’imprenditoria e della governance economica. Nel primo semestre 2018 saranno individuati progetti di potenziali investitori (europei, africani, mediterranei, in particolare) in cinque settori prioritari: energie rinnovabili e cambiamento climatico, digitalizzazione, Pmi e accesso diffuso al credito, agricoltura e agribusiness, sostenibilità delle grandi città. Il Regolamento comunitario adottato contiene molti passi avanti rispetto alla proposta della Commissione del 2016.

E ciò anche a seguito delle osservazioni della società civile riprese nel lungo dibattito al Parlamento europeo. Rimangono aperti alcuni problemi su cui le linee guida che la Commissione definirà dovranno dare risposte chiare ma per Link 2007, ora che il Regolamento è stato adottato, è importante essere parte attiva per una sua corretta implementazione, garantendo la massima coerenza con le politiche di cooperazione per lo sviluppo, gli obiettivi di sviluppo sostenibile, i principi adottati a livello internazionale su business e investimenti internazionali. Molte imprese sono, del resto, coscienti che investire in Paesi oggi meno avanzati ma sicuramente partner indispensabili per la nostra stessa economia e lo sviluppo delle imprese stesse richiede eticità, responsabilità, coinvolgimento dei territori, ridistribuzione a beneficio delle collettività, attenzione alla sostenibilità nella sua accezione più ampia.

*Link 2007

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: