domenica 28 luglio 2019
È una fase decisiva per il nostro mondo. Dopo decenni di relativa stabilità, la cooperazione mondiale è in declino, i tassi di crescita economica sono diminuiti...
L'inclusione è necessaria per la sopravvivenza di tutti
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Caro direttore,

il 24 e 25 settembre 2019, i Capi di Stato e Governo si riuniranno alle Nazioni Unite per il primo vertice mondiale sugli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dopo l’adozione nel 2015 dell’Agenda 2030. È una fase decisiva per il nostro mondo. Dopo decenni di relativa stabilità, stiamo navigando in tempi incerti, addirittura instabili. La cooperazione mondiale è in declino; i tassi di crescita economica sono diminuiti. Alcuni Paesi e Regioni stanno rispondendo guardando al loro interno, enfatizzando la divisione e l’esclusione; ma questo modo di pensare a breve termine complicherà le sfide mondiali che dobbiamo affrontare. Molte di queste sfide sono radicate nelle strutture economiche e sociali che abbiamo costruito nel corso di secoli, millenni, basate su esclusione e discriminazione. Dal colonialismo alla crisi climatica, viviamo le conseguenze di esclusione, intolleranza e mancanza di rispetto per la diversità: tutto ciò ci sta uccidendo.

La disuguaglianza, già elevata, è ancora in aumento. Entro il 2030, i più ricchi della popolazione, appena l’1%, potrebbe controllare i due terzi della ricchezza del pianeta. I diritti di minoranze e persone emarginate, in particolare rifugiati e migranti, sono regolarmente ignorati. La violenza viene usata per applicare il patriarcato e milioni di donne e ragazze affrontano insicurezze e violazioni dei loro diritti umani ogni giorno. Le spese militari aumentano anche quando le società falliscono nel fornire i servizi base per le loro persone. Il cambiamento climatico sta danneggiando gravemente alcuni dei Paesi e delle Regioni più vulnerabili, mentre altri in altri Paesi e in altre Regioni si continua ad aumentare le emissioni di gas serra. Deforestazione, pesca eccessiva e inquinamento stanno causando danni senza precedenti. I profitti di breve periodo per pochi sono anteposti a diritti e interessi di tutti.

Abbiamo perso di vista la nostra umanità condivisa e l’interdipendenza tra di noi e con il pianeta che ci dà la vita. Questi princìpi sono condivisi tra le maggiori fedi e tradizioni, ma troppi di noi hanno perso il contatto con loro. Quattro anni fa, tutti i Paesi delle Nazioni Unite hanno accettato all’unanimità l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il nostro programma d’azione per le persone, il pianeta, la prosperità, la pace e la collaborazione. L’Agenda si focalizza su inclusione, pluralismo e diritti di tutti. È dimostrato che una maggiore diversità e inclusione, specialmente delle donne, è correlata alla crescita economica sostenibile e a prospettive migliori di pace e stabilità. Richiama a una riorganizzazione fondamentale dei nostri sistemi economici, politici e sociali affinché possiamo raccogliere i frutti dell’inclusione, attraverso comunità e società più forti e resistenti basate sui diritti umani e sulla dignità umana per tutti.

Questi sforzi così ambiziosi possono funzionare se sono sostenuti dalla volontà politica. Grazie all’azione multilaterale, oggi l’aspettativa di vita è più alta, la povertà estrema è in diminuzione, l’alfabetismo è ai più alti livelli storici e stiamo riparando il buco dell’ozono. Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, precursori dell’Agenda 2030, hanno aiutato a far uscire più di un miliardo di persone dalla povertà estrema, a fare passi avanti contro la fame e a far scolarizzare più ragazze che mai. Ma il multilateralismo potrebbe essere vittima del proprio successo. Abbiamo iniziato a darlo per scontato, piuttosto che trattarlo come una sfida crescente che deve essere coltivata, promossa e rinvigorita. Senza il supporto multilaterale per le soluzioni inclusive, siamo condannati in ogni caso a perdere civilmente ed economicamente, aumentando la disuguaglianza e la catastrofe climatica. Le soluzioni di cui abbiamo bisogno per soddisfare le ambizioni dell’Agenda 2030 sono centrate su dignità, benessere e opportunità per tutti, senza discriminazione. Se da una parte queste qualità non possono essere misurate con il prodotto interno lordo, si tratta di misure fondamentali per un’amministrazione di successo. E abbiamo tutti un ruolo da svolgere. L’inclusione inizia ovunque le persone si connettano: negozi, scuole, strutture sanitarie, mezzi d’informazione e società civile. Occorre un cambiamento radicale verso soluzioni basate su una convenienza reciproca piuttosto che un pensiero a somma zero; verso una sicurezza basata su società resistenti, inclusive e più eque piuttosto che sulle armi e su confini più solidi, e verso sistemi economici che incentivano la sostenibilità del nostro pianeta rispetto ai profitti creati dallo sfruttamento e dalla distruzione.

L’inclusione non può più essere descritta come un’aggiunta o un optional: è una necessità politica, sociale ed economica, urgente per la sopravvivenza nostra e del nostro pianeta.

Vicesegretaria generale Onu

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