Il realismo del dialogo
domenica 27 novembre 2022

Il potere che si pensa come assoluto finisce per farsi prendere da una deriva paranoica. E la ragione, scriveva Elias Canetti nel 1960 (nel celebre saggio “Massa e potere”), è chiara: perdendo la capacità di distinguere tra i propri pensieri e la realtà, smettendo di dialogare con ciò che lo circonda, il potere si avviluppa su di sé, diventando ostaggio di un pensiero totalitario. Rinchiuso nella prigione del proprio Io, egli riduce gli altri e l’intera realtà a materiale disponibile da dominare, sezionare, manipolare, afferrare. E alla fine da distruggere. Il controllo diventa ossessione. Così si radica l’intolleranza verso tutto ciò che cambia, che si muove, che parla, che vive. Al punto da voler cancellare la vita semplicemente perché non coincide più con la propria proiezione. Tutto deve essere assoggettato alla propria volontà. E l’aspetto inquietante è che questa deriva paranoica del potere è capace di creare una vera propria macchina di dominio che si applica alle masse ridotte a materiale utilizzabile a piacere. Da qui la manipolazione, prima, e la violenza, poi: venendo meno la realtà, non c’è limite che possa fermare un agire che diventa del tutto autoreferenziale.

Anche se provvisoriamente – negare la realtà alla fine è una operazione insostenibile destinata prima o poi a crollare – il potere paranoico è in grado di causare grandi disastri. Sembra incredibile, ma nel 2022 il mondo è ancora infestato d questa logica distruttiva. Viene subito in mente Vladimir Putin che, dopo aver tacitato (e probabilmente annientato) ogni voce critica interna, si è deciso a iniziare una sciagurata «operazione miliare speciale» allo scopo di annettersi con la forza un Paese confinante. Scatenando così un inferno da cui ora lui stesso non sa come uscire. La cosa più ragionevole sarebbe riconoscere l’errore. Ma nel quadro disegnato da Canetti si tratta di un passaggio fatale, che da solo Putin non riuscirà a fare. Col problema di come far uscire un grande Paese come la Russia da una avventura sbagliata che provocherà conseguenze di lungo periodo.

Non molto diversa è la situazione dell’Iran. Il regime teocratico iraniano da quaranta anni cerca di tenere 85 milioni di persone sotto la cappa di una visione monolitica della realtà. Un’operazione impossibile. Perché il pensiero e il desiderio non possono essere conculcati. Così, per reprimere l’insurrezione di tanti giovani e tante donne che reclamano solo un po’ di libertà il regime di Khamenei non si fa scrupolo di ricorrere all’uso sistematico della violenza. Ma come è possibile pensare di reprimere un intero Paese? In un contesto tutto diverso, l’uomo più ricco del pianeta, Elon Musk, dopo aver comprato Twitter per la cifra astronomica di 44 miliardi di dollari, decide di punto in bianco di licenziare per mail metà dei suoi dipendenti.

Padrone assoluto dell’azienda, Musk si sente autorizzato a fare quello che vuole. Spazzando via, con una semplice comunicazione digitale, tutto ciò che esisteva prima del suo arrivo. Come se un’azienda fatta di persone, con una storia e una intelligenza organizzativa, potesse essere ridotta al capriccio di un magnate geniale, ma perfettamente corrispondente al ritratto di Canetti. La cattiva notizia, dunque, è che la deriva paranoica del potere continua a essere ben presente anche nel nostro mondo contemporaneo. Non ci dovremmo stupire. Dietro la politica (Putin), la religione (Khamenei) e la tecnica (Musk) si nasconde l’animo umano con le sue grandezze e le sue miserie.

La buona notizia è che, in società avanzate e interconnesse, tutto ciò appare sempre più grottesco, anacronistico e implausibile. Semplicemente perché la pretesa di voler controllare il mondo è evidentemente contro la natura delle cose. E perciò destinata al fallimento. Al fondo si vede il punto dirimente di tutti questi comportamenti così distruttivi: il rifiuto del dialogo, dello scambio con l’altro, con la realtà che non coincide con noi stessi. Si tratta di una lezione importante. Per tutti, e specialmente per le democrazie: la consapevolezza che nasce dalla diffidenza verso tutte le forme di potere chiuso trova nella forza delle cose la sua prima e più fondamentale giustificazione. La pretesa di controllare la realtà, qualunque fondamento abbia, è un’attitudine destinata solo a creare disastri.

È su questa convinzione mite che è necessario fare leva per arrivare a lasciarci alle spalle le forme più deleterie del potere che si richiude su stesso. Mentre va rigettato con forza ogni discorso che in nome del bene, riproduce la stessa dinamica che si vorrebbe combattere. Di tutto ciò dovremmo esserne serenamente convinti. Anche se è evidente che dire questo non porta alla conclusione che la strada da percorrere sia facile. Ma la paranoia del potere si vince solo con il realismo del dialogo. Non dimentichiamolo.

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