Il Papa ci spinge avanti verso il tabù della guerra
martedì 26 novembre 2019

Dal Memoriale di Hiroshima, che sorge esattamente sul punto dove esplose la prima bomba atomica americana, il Papa ha tenuto un discorso in cui dice che è «immorale » non solo l’uso, ma anche il possesso delle armi nucleari. Uno Stato è riprovevole e moralmente condannabile non solo se sgancia una bomba atomica, ma anche se ce l’ha negli arsenali. Le bombe atomiche sono una minaccia che grava sull’esistenza dell’umanità.

Noi viviamo in un’epoca in cui non scoppia una guerra mondiale come quelle del Novecento perché tutti hanno paura, sanno che possono distruggere il nemico ma anche venire distrutti. E la distruzione non riguarda coloro che combattono, che invadono, che occupano, ma tutti: l’avvento delle armi nucleari mette l’umanità di fronte al pericolo della propria scomparsa.

Svaniscono i concetti di distruzione del nemico, occupazione del suo territorio, impianto della nostra storia dove c’era la sua storia, e subentra un altro concetto, totalmente nuovo nella storia militare e nella storia tout court dell’umanità: la distruzione totale, che è diversa dalla distruzione di massa. Distruzione di massa significa distruzione di quantità incalcolabili di vite umane, distruzione totale significa distruzione di tutta la vita, umana e non. Non solo delle vite che in questo momento vivono nella terra bombardata, ma anche delle vite che vi nasceranno domani e dopodomani.

Nella città da cui papa Francesco lancia questo ammonimento la bomba atomica che cadde il 16 agosto 1945 provocò la morte istantanea di 80mila persone, ma poi continuò dolorosamente a uccidere, deformare e ammalare, per anni. Già quando fai cadere, da un bombardiere che vola a 67-8 mila metri di altezza, una bomba al tritolo su un obiettivo militare, sai che ucciderai anche molti civili, e questi il linguaggio militare li definisce 'danni collaterali', e insegna che sono giustificabili e tollerabili tanto più quanto più è importante l’obiettivo militare, ma adesso, se sganci una bomba atomica, sai che farai tutte e soltanto vittime tra il popolo, e assurdamente questo sterminio è tanto più 'giustificabile' quanto più è vasto e capillare.

Tu devi gettare il popolo nemico nella prostrazione, nella disperazione, affinché si decida alla resa. Se questo sterminio è un crimine, più vasto è il crimine, più proficuo sarà. È noto che dopo la prima atomica i supremi comandi giapponesi si riunirono, perché non sapevano cosa fosse quella bomba. Decisero di non arrendersi. Perché si posero il dubbio: 'E se ne avevano una sola?'. Allora fu sganciata la seconda bomba, e solo allora i giapponesi si arresero. Questa tecnica militare, di sterminare centinaia di migliaia di civili per sottomettere un popolo, è l’ultima forma della guerra com’è permessa oggi dall’avvento delle armi nucleari, e dicendo che è immorale il ricorso alle armi nucleari, si dice che è immorale il ricorso alla guerra.

Quando il Papa dice che la bomba atomica deve diventare un tabù, viene a dire che la guerra deve diventare un tabù. Ho già toccato anch’io, qui, questo concetto citando Darwin: Darwin ha scritto che l’umanità ha introdotto il tabù dell’incesto nel neolitico perché s’era accorta che senza quel tabù non si formavano le famiglie e i villaggi, il caos sessuale produceva un caos sociale, e col tabù dell’incesto s’introdusse un ordine nella società, che così poteva vivere. Così la guerra nucleare genera una paura che rende impossibile vivere. Per vivere, lavorare e relazionarsi, nell’epoca atomica bisogna introdurre il tabù della guerra. Quel tempo arriverà, perché non c’è alternativa. Oggi ha fatto un passo avanti.

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