I giusti incentivi al matrimonio sono politiche forti, non aiuti spot
martedì 22 novembre 2022

L’idea della Lega di sostenere con un bonus da 20mila euro le coppie intenzionate a sposarsi in chiesa (o comunque religiosamente) è stata quasi subito messa da parte dagli stessi proponenti, sommersi più che dalle critiche dall’evidenza giuridica di una proposta irrealizzabile. Non avevano considerato che una legge simile sarebbe risultata incostituzionale, perché discriminatoria per coloro che scelgono il matrimonio civile. Mentre per il diritto canonico il matrimonio è sacramento che dev’essere frutto di una scelta libera, condivisa e mai “sotto condizione” (can.1102), come si sarebbe configurata con la possibilità di ottenere un vantaggio economico. Da qui l’idea di estendere il bonus a tutti i matrimoni, compresi quindi quelli civili. Come? Con una detrazione del 20% delle spese connesse alla celebrazione del matrimonio (ornamenti in chiesa, passatoia, abiti per gli sposi, ristorazione, bomboniere, servizio di coiffeur e make-up, servizio videofotografico).

Ma se con la detrazione del 20% sarebbe stato possibile raggiungere un tetto massimo di 20mila euro, significa che i deputati leghisti considerano legittimo e normale spendere anche 100mila per le nozze in chiesa. Progetto culturalmente e moralmente inaccettabile, perché in una logica di condivisione e di sobrietà la festa del matrimonio cristiano è gioiosa condivisione non festival dello spreco e dell’ostentazione.

Dato e non concesso che ci siano le risorse – non a caso Palazzo Chigi ha subito preso le distanze – se quel bonus andasse a tutti, perché non vederlo comunque come un sostegno al matrimonio? Perché l’esperienza ci ha insegnato che con i provvedimenti spot non si arriva da nessuna parte e per sostenere le scelte delle giovani coppie che decidono di sposarsi, più che bonus una tantum servono politiche familiari mirate e, soprattutto, costanti. L’esempio del Trentino ci dice con evidenza sopra ogni discussione che per consolidare misure familiari davvero efficaci serve almeno un decennio di continuità legislativa. Altrimenti il favor familiae che i deputati leghisti sembrano evocare con la loro proposta, non riuscirà mai a radicarsi.

A meno che si tratti proprio di questo, un ballon d’essai per sbandierare un’attenzione alla famiglia più demagogica che reale. Ma se così fosse – e vogliamo sperare che non lo sia pensare di trasformarsi in pifferai magici per attirare gli sposi credenti con la melodia ambigua di un bonus economico, significa non aver compreso né il significato autentico del matrimonio, né la qualità indispensabile di politiche familiari degne di questo nome.

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