sabato 26 marzo 2016
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Gentile direttore, la difesa dei diritti umani – quei diritti che sono per loro definizione universali, quindi dovrebbero valere per tutti, anche quindi per i profughi, anche per i curdi, i palestinesi, i tibetani, i ceceni, i neri e gli indiani d’America e via elencando – non sono il fine della politica americana, ma un mezzo: si adducono, si invocano, si fanno valere per i nemici, non per gli amici; si pretendono dagli altri non da se stessi. Così si fanno valere per Cuba, imponendo in nome di essi, un blocco economico rovinoso che dura ininterrotto dal 1962, ma non per la Giunta militare dell’Argentina guidata da Jorge Videla, non per la sanguinaria dittatura di Pinochet in Cile, non per quella orribile di Rios Mont in Guatemala, non in Honduras; non per l’Arabia Saudita, non per l’Egitto di al-Sisi, non per la Turchia di Erdogan... E quel che si dice degli Usa vale anche per molti Stati europei, ma potremmo dire tutti: aveva ragione Nehru a dire che i Paesi occidentali «non hanno ideali, ma interessi»; e a questi si sacrificano i diritti umani: con somma e collaudata ipocrisia. Luigi Fioravanti Dico e scrivo da parecchi anni che se si intende ottenere davvero un universale rispetto degli autentici diritti umani fondamentali e si comincia a invocarli e a denunciarne le violazioni, poi non si può più smettere. Non ci si può, cioè, dimostrare parziali o incoerenti. È il metro che cerchiamo di usare sempre nelle nostre cronache, e il metro su cui è giusto e inevitabile giudicare l’operato di ogni governo e di ogni istituzione. Occidentale e non solo. (mt) LA DIFFERENZA TRA PIETRO E GIUDA Caro direttore, Giuda è un personaggio quanto mai controverso. Traditore certamente! Ma anche Pietro lo è stato. La differenza fra i due sta nel fatto che Pietro ha creduto che Gesù fosse più grande del suo male e ha chiesto perdono. Giuda non Gli ha dato questo credito e si è impiccato. Era predestinato? Non poteva scegliere diversamente? Quale il suo destino eterno? Interrogativi che rimangono sospesi e che in questo Anno Santo della misericordia si ripropongono e ci riguardano. Perché anche ciascuno di noi è, poco o tanto, Giuda. Buona Pasqua! Franco Casadei RENDERCI CONTEMPORANEI DI GESÙ Caro direttore, questa settimana è chiamata Santa perché in essa Gesù ci ha ottenuto da Dio Padre il perdono dei nostri peccati (peccato originale e peccati personali) con la liberazione dalle loro conseguenze (tra cui anche la morte corporale) grazie all’offerta della sua vita accompagnata da una preghiera perfetta, piena di fiducia in Dio e di abbandono alla sua volontà. Gesù nei suoi ultimi istanti di vita ci mostra come pregare e rivolgersi a Dio. E come il soldato Longino fu convertito dallo spettacolo della sua morte, così anche noi possiamo ottenere di progredire nella fede da una attenta contemplazione della passione di Gesù. Anche noi se lo vogliamo possiamo contemplare quella scena, metterci accanto a coloro che furono fisicamente presenti e diventare a nostra volta testimoni di quegli eventi. Questa 'contemplazione' e contemporaneità sono un dono che Dio fa a coloro che glielo chiedono. Ed è un dono che Dio fa certamente, perché garantito dalla promessa di Gesù del dono dello Spirito Santo a tutti coloro che lo avrebbero chiesto al Padre. Ma occorre una preghiera seria. E questo è un tempo specialmente giusto per farla e ottenere di 'toccare' Cristo. Giuseppe M. Sesta Palermo ORRORE E TERRORE UNA SOLA RISPOSTA Gentile direttore, la guerra è il più grande crimine contro l’umanità, che la facciano le bombe dei terroristi di Daesh o le bombe sganciate da aerei di eserciti regolari. Oggi piangiamo le vittime di Bruxelles e condanniamo i carnefici assassini. Oggi sentiamo la mancanza di una polizia efficiente contro i criminali terroristi e di una polizia internazionale per fermare i criminali di guerra. Oggi dobbiamo difendere i diritti umani di tutti, dei cittadini innocenti, come delle popolazioni che subiscono i bombardamenti indiscriminati. Oggi e domani dev’essere il momento della nonviolenza, l’unica via per salvare l’umanità dal suo suicidio. Mao Valpiana presidente del Movimento Nonviolento PIÙ CONTROLLI: PREZZO CHE DEVE ESSERE PAGATO Caro direttore, per rendere più sicuri i nostri viaggi dobbiamo rassegnarci a controlli prima dall’ingresso negli aeroporti e nelle stazioni. Cosa che ho vissuto in Cina senza scandalizzarmi: provate a prendere la metro a Shanghai o un treno a Pechino. Nel primo caso si controllano i bagagli ai tornelli, nel secondo si fa la fila per controllo passaporti e biglietti già nell’immenso piazzale esterno alla stazione. Forse il prezzo di cinque minuti di coda deve essere pagato, per la nostra sicurezza. Teresio Asola
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