sabato 21 gennaio 2017
I caseggiati popolari di via Salomone, prima tappa della visita di Papa Francesco a Milano il 25 marzo (Foto Solaini)

I caseggiati popolari di via Salomone, prima tappa della visita di Papa Francesco a Milano il 25 marzo (Foto Solaini)

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Accade all'ombra della Madonnina. I senza dimora che frequentano il Centro diurno La Piazzetta di Caritas Ambrosiana, dopo aver scritto un’illuminante guida alternativa alla città intitolata I Gatti di Milano non toccano terra, hanno deciso di organizzare per la primavera una serie di visite guidate, aperte a tutti, nei quartieri della periferia. Ieri hanno presentato la prima, in gestazione per inizio marzo: un "tour" alla parrocchia di San Galdino e al quartiere delle Case Bianche di via Salomone, l’enorme complesso di edilizia popolare abitato da più di un migliaio di persone che il 25 marzo sarà la prima tappa della visita di papa Francesco a Milano.

Un impegno che ci offre più di una suggestione. Fin dall'esordio del suo pontificato, papa Francesco ha chiamato la Chiesa a uscire verso le periferie geografiche ed esistenziali. Ma quante volte sinora abbiamo ridotto a slogan questo invito, senza viverlo davvero e incarnarlo, senza lasciarci mettere in movimento? Ora proprio grazie a quei clochard la parola del Papa (ri)prende nuova voce, volto, carne. Si fa storia. Si fa presente. Si fa incontro. Persone del tutto "periferiche" allo sguardo dei più, come sono i senza dimora, aiuteranno i milanesi "con dimora" a rimettersi in cammino e li guideranno alla scoperta delle periferie e dei loro molti problemi, ma anche dei propri tesori di bene, bellezza, memoria, solidarietà, amicizia civica, Vangelo vissuto. E questo a partire dal quartiere che per primo accoglierà il Papa, aprendogli letteralmente la porta di casa, come faranno alcune famiglie delle Case Bianche. La visita del 25 marzo, lo ricordiamo, toccherà anche il carcere di San Vittore, periferia esistenziale dove il Papa si fermerà quasi due ore.

Ma il gesto dei clochard ci spinge oltre. Nei giorni più drammatici dell’emergenza freddo, che nel nostro Paese ha mietuto già molte vittime proprio fra chi non ha casa, Milano – che pure ha avuto i suoi morti – è stata più volte additata come modello di ospitalità. Sul piano dell’emergenza, certo, la "macchina" funziona: si pensi agli oltre 2.700 posti letto, ai dormitori, alle unità di strada, alla sinergia pubblico-terzo settore, in una città che già accoglie migliaia di richiedenti asilo. Ma se ascoltate le realtà del volontariato e della società civile impegnate con i clochard e nella vasta, multiforme area dell’emarginazione grave, vi diranno che, sì, sono benedetti i posti letto dei dormitori, ma che politiche centrate principalmente su emergenza, grandi numeri e grandi strutture non bastano se l’obiettivo è portar via le persone dalla strada.Il rischio, al contrario, è di cronicizzare l’emarginazione. Vi diranno che servono, invece, risposte inclusive. Reddito, lavoro, casa. Integrazione. Strutture piccole, anche a misura di nucleo familiare. E progetti per il sostegno all'autonomia. Vi diranno che serve uno sguardo pieno, integrale sul povero: non solo oggetto di assistenza ma protagonista di un cammino di riscatto. Ecco perché guardano con estrema attenzione a temi come la legge sul contrasto alla povertà, il reddito d’inclusione, le esperienze di housing first e nel contempo sostengono – come fa Caritas Ambrosiana, con la guida e i tour curati dagli utenti della Piazzetta – iniziative dove i senza dimora sono generatori e testimoni di cultura. Gli emarginati non portano solo bisogni primari e materiali. Sono soggetti ai quali va riconosciuta la piena dignità di cittadino e di persona. Nella società, ma anche nella Chiesa. Se non si vuole che la Chiesa povera, in cammino per i poveri e con i poveri invocata dal Papa, resti, ancora, semplicemente uno slogan.

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