Gli italiani d'Argentina riscoprono volto e lingua
sabato 2 luglio 2022

Caro direttore,
la guerra russoucraina è lontana da Buenos Aires. In quest’angolo di mondo, mentre di giorno in giorno l’inflazione sbriciola il potere del peso, la disoccupazione crescente, i piqueteros che paralizzano i centri delle città, le tasse che divorano il capitale e il dilagare della droga sono le vere preoccupazioni degli argentini.

Un popolo sempre in bilico tra un collasso economico e un debito insolvibile con il Fondo Monetario Internazionale, ma che ritrova il buon umore grazie all’improvviso scatto d’orgoglio della nazionale di Lionel Messi che mette ko l’Italia con un sonoro 3 a 0. L’Italia, la madrepatria di milioni di nostri connazionali venuti qui a più riprese tra l’Ottocento e il Novecento, è l’altro volto di questo incredibile Paese dove l’accento siciliano o trentino si confonde con il porteño e mille altre lingue ancora. Su oltre 47 milioni di abitanti, di cui quasi la metà vanta origini italiane, gli oriundi censiti dall’Aire sono attualmente 664.597.

Ma che lingua parlano questi sudamericani originari di Catania, Genova, Palermo, Reggio Calabria, Trento o Treviso? Da un lontano rapporto stilato da Tullio De Mauro nel 2003 ('Italiano 2000') e con i successivi studi portati avanti da Alejandro Patat ('L’italiano in Argentina') nel 2004 sapevamo che la lingua di Dante godeva ancora di un largo credito, cosa che in parte è vera anche oggi, soprattutto se si guarda al- le generazioni più giovani animate dalla voglia di fare esperienze fuori dal proprio Paese. Sebbene manchi oggi una mappa aggiornata che indichi numeri e ragioni di questo fenomeno, tanto vale affidarsi a quello che la Società Dante Alighieri può mostrare di suo, con i circa 100 Comitati operanti da nord a sud del Paese sudamericano, le centinaia di professori, le migliaia di volontari.

Si tratta di realtà che vanno al di là di ogni ragionevole calcolo e che, a volte, stupiscono anche i più avveduti studiosi di sociolinguistica. Ad esempio, nella Provincia di Santa Fe, una terra estesa un quarto della Francia, troviamo decine di scuole di ottimo livello, come quella di Rosario, che con i suoi 5mila alunni copre l’intero percorso educativo che va dalle classi elementari al profesorado, che poi sarebbe la porta d’ingresso pre-universitaria all’abilitazione dell’insegnamento. Solo quest’anno nella scuola che dà sulla centralissima Avenida Oroño, ovviamente dedicata al Sommo Poeta, sono state inaugurate ben 41 aule nuove: si tratta di ambienti tecnologicamente avanzati, dotati di sistemi digitali come computer e lavagne elettroniche. Gestita con spirito di servizio, non solo per la comunità di italo-discendenti, la scuola rosarina accede ai fondi ministeriali del Maeci per una percentuale quasi irrisoria.

Più a sud di Rosario, sempre sulle rive del Paranà, c’è la città di Campana, un modello urbanistico simile alla Ivrea di Carlo Olivetti, creato ex-novo dalla famiglia Rocca, con Agostino capostipite, magnate dell’acciaio, che dalla Dalmine di Milano trasferì nel dopoguerra un impero industriale che oggi va dalla Patagonia agli Stati Uniti. I Rocca, o meglio la Techint engineering company o la Tenco, come oggi si chiama, costruisce tubi d’acciaio, materiale da costruzione, carpenteria metallica, ma con la Dante Alighieri fondano anche scuole, come quella che di fronte alla loro industria fa studiare italiano a circa mille ragazzi, sempre dall’infanzia in su.

Andando ancora verso sud si deve oltrepassare la Grande Baires per trovare altre due realtà della Dante Alighieri che emergono per la qualità del lavoro di promozione della lingua e della cultura italiane. La prima a La Plata, città universitaria di impronta francese, con un duomo elegante di stile gotico che non ha nulla da invidiare alle chiese europee, da sempre votata all’insegnamento dell’italiano e dove trovano rifugio scolastico anche gli adulti; e l’altra ancora più giù, a Las Flores, città di estesi campi e affollati allevamenti di bestiame, dove Borges andava a trascorrere periodi di vacanza dall’amico Byos Casares.

Qui, altri 200 giovani, onorano il tricolore di Mameli e la bandiera di Belgrano in un percorso didattico che va dalle elementari al liceo. «Potremmo parlare ancora di Bahia Blanca o di Mar del Plata, città che in questi giorni ha ospitato un seminario per docenti di italiano provenienti da tutto il Paese – ha sottooineato il presidente della 'Dante' Andrea Riccardi –. Si tratta di un patrimonio umano di valore immenso al quale stiamo dedicando ogni sforzo, compreso l’avvio di una piattaforma digitale di ultima generazione che è il vero nostro monumento a Dante nel settecentenario della morte».

Segretario generale Società Dante Alighieri

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