Educare i giovani all'amore senza paura dell'eternità
mercoledì 5 gennaio 2022

Caro direttore,

da parecchi anni 'Avvenire' continua a mettere a fuoco con efficacia il problema della denatalità che anche papa Francesco ha richiamato con preoccupazione, parlando dell’«inverno demografico» italiano. L’angolatura di cronache e approfondimenti è chiara e opportuna: l’economia e il disagio da fragilità finanziaria, mancanza di prospettive certe nel mondo del lavoro e di misure che facilitino la maternità e traducano il prestigio di essere genitori in un vantaggio anche di tipo economico. Questo approccio è assolutamente necessario e, a guardare certi risultati del Family Act, anche proficuo. Quindi è bene insistere.

C’è, però, un’altra angolatura che non viene lasciata in ombra dal giornale che lei dirige, ma che vorrei approfondire sia pure rapidamente. Non saranno solo maggiori risorse economiche e facilitazioni dello Stato a 'creare' nuovi genitori. C’è un’altra fragilità che rende oscura, difficile e improbabile la via che conduce al progetto di fare figli.

L’arcivescovo Montini, durante delle nozze a Milano, così chiarì: «Sarebbe da dire: un matrimonio ideale deve essere un matrimonio felice. Sì, ma non è la parola che mi soddisfa... io vorrei che la vostra famiglia fosse forte. Questa è la parola». Da decenni non c’è assemblea diocesana o consiglio pastorale di parrocchia che non lamenti la perdita di giovani dopo la cresima. Da tragedia, sembra diventata una farsa. Se però i ragazzi ci lasciano proprio quando si innamorano e fanno esperienza dei primi legami intensi e conturbanti, dove vanno per ritrovarsi e comprendersi? Al cinema, ascoltando musica, leggendo romanzi o a teatro. La Chiesa? Non parla d’amore, tanto farà il corso prematrimoniale, ci andremo. Forse.

I governi potranno proporre le più generosi e lungimiranti politiche familiari ma se le nostre comunità cristiane non aiutano a formare donne e uomini forti, saldi, piantati su qualcosa di stabile e allenati alla cura degli altri, ad affrontare infedeltà, pericoli, sfide umane e spirituali, quando e perché mai dovranno solo immaginare un matrimonio con figli?

Che è impresa da adulti, non da infantili Peter Pan. Ho tentato di spiegare, in un mio libro – 'Leggero come l’Amore' – che siamo già equipaggiati, dotazione di base, di una qualche capacità di far durare l’amore e che questa realtà misteriosa si presentò, all’inizio della formazione dell’uomo, con un fine preciso e un interesse chiaro: prendersi cura della prole, nel caso umano decisamente inetta alla vita per molti anni e bisognosa di cure parentali.

Forse proprio questa necessità di amare i piccoli ha portato all’invenzione dell’innamoramento e dell’amore. Amoris laetitia può costituire un prezioso strumento per ripensare una pastorale giovanile e familiare che si decida, finalmente, di parlare d’amore e di sessualità e di trattare le persone non da eterni bambini, che la mamma e il papà li amano a prescindere, perché sono obbligati. L’amore adulto ama liberamente e non possiamo sempre aver paura della libertà. Che va educata, non compressa.

Sacerdote e saggista, Pontificia Accademia della Vita

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