Divario digitale, se lo conosci sei escluso e pure più povero
mercoledì 30 agosto 2023

Prima la chiamavano banda larga, ora banda ultra larga. Fra un po’, magari, diventerà ultra larghissima. Cambiano le parole ma tutte promettono di risolvere lo stesso problema che si chiama digital divide, cioè divario digitale. È quella condizione che obbliga persone e aziende a non vivere il digitale come vorrebbero e meriterebbero. Con pesanti limitazioni per chi risiede e opera in aree disagiate. Io stesso se mi collego da casa navigo in Internet a oltre 500 Megabit per secondo col wifi e supero i 300 col 5g dello smartphone (in soldoni: posso usare al meglio qualunque mezzo tecnologico), ma se mi sposto in Veneto dai miei suoceri non supero i 9 Megabit al secondo col wifi e il cellulare in casa non prende (e non per scelta), con tutto ciò che ne consegue. Per esempio, la tivù in streaming si blocca spesso e se siamo collegati in due diventa quasi impossibile vederla. Se mia figlia fosse ancora in dad e io dovessi lavorare in smart working, non potremmo farlo in contemporanea.

Mi sono permesso di fare un esempio personale perché il digital divide è una di quelle cose che solo chi vive nel mondo lento o intermittente o non connesso sa quanto il problema sia grave e al contempo sa quanto invece non interessi tutti quelli che vivono nel mondo veloce con connessioni a 5G e reti fisse ultraveloci e che danno di fatto per scontato (e normale) tutto ciò che hanno.

Almeno fino a quando (magari in vacanza), per esempio, non vedono comparire sullo schermo del cullare una E maiuscola (sta per Edge) e non riescono più a usare WhatsApp, Internet o Google Maps. E all'improvviso scoprono cosa significhi digital divide. Sarebbe bello poter dire: basta fare a meno del digitale. Ma tutti noi sappiamo che ormai è impossibile. Per il divertimento come per il lavoro. Per i singoli, per le famiglie, per le piccole, medie o grandi aziende, per le scuole, gli ospedali e per qualunque realtà.

Se poi allarghiamo lo sguardo dall'Italia al mondo, scopriamo che il 35,5% della popolazione mondiale non è connessa alla Rete e che il 30% non possiede un cellulare. Se in Nord Corea si connette solo l'1% della popolazione per precisa scelta del regime, in Pakistan Internet non esiste per il 63,3% della popolazione (e non solo perché è osteggiato dai taleban). In buona parte dell'Africa, per esempio, Internet è un privilegio per meno del 20% della popolazione.

E che dire dei 700 milioni sconnessi in India o dei 360 milioni di cinesi senza digitale? Zuckerberg aveva promesso di dare internet a tutti attraverso dei palloni sonda, Musk ha creato una rete satellitare che offre connessioni veloci ovunque ma a prezzi impossibili per chi vive nelle aree meno fortunate del mondo. Così, nel 2023 una larga fetta delle persone non può ancora usare il digitale come dovrebbe o vorrebbe. E tra queste ci sono anche tanti italiani. I quali, in attesa della banda ultra larghissima, si accontenterebbero di un sistema ben funzionante.

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