mercoledì 3 dicembre 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
Un’altra volta, ancora una volta. Un’altra pesantissima condanna dell’Italia da parte della Corte di giustizia dell’Unione Europea. E ancora una volta in tema ambiente. Questa volta la giustizia europea ci affibbia una super-multa di 40 milioni di euro (più altri 42 a semestre, se non rimedieremo) per non aver chiuso e, soprattutto, bonificato centinaia di discariche abusive in ben 18 regioni. Non solo Campania, dunque, che peraltro è protagonista negativa di altre severe condanne Ue sempre per la pessima gestione dei rifiuti, l’ultima confermata meno di un mese fa. Insomma, l’ennesima pessima figura, visto che siamo in testa alla classifica negativa delle direttive europee non recepite o recepite male. E questo, come nel caso di ieri, si porta dietro sanzioni di cui faremmo volentieri a meno. Tanto per rinfrescare la memoria, ricordiamo condanne per i depuratori che non funzionano e scaricano liquami in fiumi e mari, o per i ritardi negli interventi contro il dissesto idrogeologico. Temi tutt’altro che secondari. Ma è sui rifiuti che, purtroppo, diamo… il peggio. E la lettura delle motivazioni della sentenza di ieri è mortificante.  Una vera sberla. I giudici europei spiegano che da quando è stata aperta la procedura d’infrazione nel 2007 qualcosa è migliorato, così come ha affermato ieri il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, ma non abbastanza. «La mera chiusura di una discarica o la copertura dei rifiuti con terra o detriti non è sufficiente ad adempiere agli obblighi», previsti dalle direttive. È, invece, necessario bonificare queste discariche. Cosa che, accusa la Corte, l’Italia non ha fatto. Noi aggiungiamo, malgrado i tanti fondi stanziati. Basta girare la cosiddetta 'terra dei fuochi' per vedere decine di discariche più o meno abusive, dannosissime, molte sotto sequestro giudiziario, lì da anni e non bonificate. Eppure il nostro Paese quelle direttive per le quali ora è stato condannato le ha recepite e quindi sono legge. E anche importante, perché, ricordano i magistrati Ue, «rappresentano uno strumento fondamentale ai fini della tutela della salute dell’uomo e dell’ambiente». Ben lo sanno i lettori di 'Avvenire', e non solo loro, quanto il disastro ambientale della 'terra dei fuochi' sia anche disastro sanitario, con troppi lutti in decine di famiglie di quel territorio. Ancora una volta tocca all’Europa ricordarcelo, e non solo per la Campania. Ora ci toccherà pagare, e tanto. Soldi che sarebbero stati molto utili per risanare decine di discariche. La Corte è pronta a concedere un 'sconto' (ma solo sui 42 milioni semestrali) se finalmente ci daremo da fare per risanare quei concentrati di veleni. Lo faremo o ancora una volta prenderemo tempo, come abbiamo fatto dall’apertura della procedura di infrazione? Purtroppo in tema di rifiuti, ma anche di altre problematiche ambientali, sembra che l’Italia sia sempre in affanno. Lo dimostrano gli ultimi due rapporti sui rifiuti elaborati dall’Ispra, l’organismo del ministero dell’Ambiente. Sia quello sui rifiuti speciali, presentato ieri, che quello sui rifiuti solidi urbani della scorsa settimana confermano l’Italia in pessima posizione in Europa: ancora tanti rifiuti in discarica (appunto…); poca raccolta differenziata, lontana in tante regioni dagli obiettivi fissati da altre direttive che abbiamo recepito, ma non rispettiamo; pochi impianti di recupero energetico (si può discutere, ma come mai nel resto d’Europa si fanno?); ancor meno per il compost. E tanti rifiuti 'made in Italy', quasi 400mila tonnellate all’anno, che se ne vanno in altri Paesi europei per essere lì smaltiti a caro prezzo. Davvero una situazione assurda. Non rispettiamo noi stessi e le direttive europee in tema di rifiuti, veniamo condannati, dovremo pagare decine di milioni e poi chiediamo aiuto all’Europa per smaltire la nostra monnezza. Davvero un curioso europeismo.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: