martedì 26 aprile 2011
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Chi davvero sta dalla loro parte? Bambini, ragazzi, adolescenti. Età meno tutelata in assoluto. Bambini, ragazzi e adolescenti non votano né hanno un sindacato. Molti di loro scoprono una sorta di scorciatoia per veder sbocciare i sorrisi attorno a sé: compiacere gli adulti. Nelle loro richieste lecite. A volte, sciaguratamente, in quelle illecite. Altri hanno la fortuna d’incontrare giovani e adulti che non usano la sottile arma del ricatto («se vuoi farti amare, fai questo e quest’altro»), ma li amano a prescindere. E, a prescindere, danno loro fiducia, restandogli accanto perché una compagnia adulta è importante mentre si cresce, e si vincono e si perdono battaglie, e si cade e ci si risolleva. E tutto serve per diventare uomini.A questo fanno pensare le parole di Benedetto XVI ieri a Castel Gandolfo. Ringraziando l’Associazione "Meter" – in prima linea da anni anche nella lotta alla pedofilia – ricordava pure tutte le altre «agenzie educative: penso in particolare alle parrocchie, agli oratori e alle altre realtà ecclesiali che si dedicano con generosità alla formazione delle nuove generazioni». Non va considerato un incoraggiamento dovuto, o di maniera. Gli educatori autentici non s’improvvisano. E per dedicare risorse agli oratori e ai giovani occorre un occhio lucido, lungimirante e generoso. È l’occhio di chi non ragiona sempre e soltanto in chiave mercantile, per cui a un investimento deve corrispondere un ricavo, altrimenti l’investimento non è conveniente e va evitato. Chi educa sa che nessuna risorsa è mai di troppo; ma sa soprattutto che chi semina è raramente colui che raccoglie.Ogni epoca abbonda di adulti specialisti in sentenze drastiche, che sembrano godere nel "seppellire" generazioni di giovani. Anche oggi. Gli adulti distruttori di fiducia sono particolarmente attivi. Per fortuna non trovano spazio nelle parrocchie, negli oratori e nelle scuole d’ispirazione cattolica (se ce ne fossero, occorre cortesemente ma fermamente invitarli a levarsi di torno). Se qualcosa è evidente – e il richiamo non è casuale al principio di questa settimana speciale – nella "lezione" per sempre attuale di papa Wojtyla, è il modo in cui si rivolgeva ai più giovani, è la fiducia che egli accordava loro. Non una fiducia ingenua e facilona, ma la stessa fiducia che Gesù accordò ai giovani, pur sapendoli imperfetti; e giovani, per primi, erano i suoi apostoli.Fiducia. E accoglienza. La stessa – il parallelo è forse audace, ma pertinente – che Papa Ratzinger invita oggi a praticare nei confronti degli immigrati. Scremati, come sempre, i pochi furbastri e delinquenti, si tratta in grandissima parte di giovani coraggiosi e disponibili, una risorsa prima che un problema. Sono giovani in fuga. E, come ricorda Tolkien, ci sono due generi di fuga: quella del disertore, quella del prigioniero. Chi trova il coraggio di cercare la libertà – libertà di pensare, parlare, lavorare... – rischiando la pelle, è un giovane al quale è giusto accordare fiducia. Accogliendolo, aiutandolo, offrendogli un’opportunità. Mettendolo nelle condizioni di perseguire la propria felicità.Questo, oggi più che mai, dovrebbero essere gli oratori e ogni altro ambiente formativo. Luoghi, fatti di persone, dove i sogni personali sono accolti e, se positivi, incoraggiati; fino a farne dei sogni collettivi capaci di trasformare l’intera società. Luoghi dove i sogni non vengono soppressi. Dove i sogni non sono però facili scorciatoie per furbetti e opportunisti, ma appartengono a giovani "eroi" che mettono in campo tutto se stessi: intelligenza, cuore e anima. Luoghi dove gli itinerari educativi si montano e smontano e rimontano di continuo, con la sapiente fantasia degli educatori che danno fiducia agli altri perché avvertono che la Chiesa ripone fiducia in loro. A cominciare dal Papa.
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