giovedì 6 febbraio 2014
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Le Giornate mondiali della gioventù fanno venire in mente il salto in alto. Ogni volta l’asticella viene alzata, e ogni volta a chi partecipa è richiesto un balzo maggiore. Questo è ciò che in passato hanno proposto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, questo è ciò che ora Francesco torna a chiedere ai giovani dei cinque continenti. Papa Bergoglio, nel Messaggio diffuso ieri per la Gmg di quest’anno (il primo con la sua firma), eleva ancora la misura, portandola in pratica al livello di quella specie di record del mondo che sono le Beatitudini. «Beati i poveri in spirito», «Beati i puri di cuore», «Beati i misericordiosi». Il cammino che da Rio de Janeiro 2013 conduce verso Cracovia 2016 verrà scandito da questi "salti" nella dimensione alta della vita cristiana, che Francesco però non ha timore di indicare come mete assolutamente alla portata dei suoi giovani amici. La forza del Messaggio sta proprio qui. Nel ribaltamento di prospettiva che esso opera. Un ribaltamento a più livelli che, oltre tutto, ci fa capire quale sia la vera portata di quella che, in questo primo anno di pontificato, qualcuno ha chiamato la "rivoluzione di Francesco". Rivoluzione radicale perché fondata sul Vangelo (e in special modo sul suo cuore pulsante, costituito appunto dalle Beatitudini). E rivoluzione che guarda in avanti, perché parlando ai giovani Papa Bergoglio proietta tutta la Chiesa nel futuro, indicando le coordinate dell’itinerario da percorrere.Il resto viene di conseguenza. A partire da una sottolineatura di grande importanza in un tempo di crisi e di sfiducia diffusa come il nostro. Il Messaggio, infatti, mettendo in primo piano la felicità, quella vera, opera un secondo cambiamento prospettico. Il Vangelo dà gioia e si trasmette con la gioia, ci aveva già ricordato a più riprese Benedetto XVI nel corso del suo pontificato. E Francesco, Papa dell’Evangelii gaudium, ci ricorda che il cristianesimo non è certo rinunciare alla vita ma vivere in maniera più piena. Cioè più umile ed elevata. E allora, se in base ai criteri del mondo sono «il successo ad ogni costo, il benessere, l’arroganza del potere, l’affermazione di sé a scapito degli altri» gli obiettivi da raggiungere, secondo i criteri del cielo la bussola orientatrice sta proprio nelle Beatitudini.Basta considerare proprio quella che dà titolo al Messaggio. Essere poveri in spirito, ricorda il Pontefice, significa innanzitutto acquisire coscienza dei propri limiti, riconoscersi umili davanti a Dio. E facendo tesoro di questa umiltà agire di conseguenza. Sia sul piano personale, sia nel contesto sociale e politico (nel senso più nobile della parola). Così, «essere liberi nei confronti delle cose», cioè «cambiare stile di vita», è anche «rimedio per uscire dalla crisi». Prendersi cura dei poveri, dei disoccupati, degli emigrati e «imparare a guardarli negli occhi, a incontrarli, ad ascoltarli» è dovere non solo dei singoli ma anche delle istituzioni. Perché, in definitiva, ciò che ancora una volta ci viene chiesto di ribaltare è il nostro sguardo sulle cose, per andare all’essenziale: non un avere di più, ma un essere di più.Ritorna qui l’immagine del salto in alto. E infatti a una esistenza orizzontale, fatta di soddisfazioni materiali che non appagano, il Papa chiede di giovani di sostituire una vita verticale. «Aspirate a cose grandi». Non vi accontentate delle «offerte a basso prezzo che trovate intorno a voi». «È molto triste vedere una gioventù "sazia" ma debole». Inviti e notazioni che aprono la strada a un ulteriore aspetto della "rivoluzione di Papa Francesco". Mentre molti fanno i giovanilisti, ma di fatto sbarrano la strada alle nuove generazioni, o non ne promuovono adeguatamente l’inserimento nella società e nel mondo del lavoro, il Papa nei giovani ci crede davvero. Crede cioè che essi siano «in grado di assumere responsabilità e affrontare le grandi sfide della vita». Nella sua rivoluzione, in sostanza, i giovani sono i ministri del futuro. O se si vuole, i campioni del mondo di salto in alto.
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