Come evitare un Giubileo coi rifiuti in strada a Roma
sabato 7 maggio 2022

Caro direttore,

la preoccupazione del sindaco di Roma di evitare che la città viva il Giubileo del 2025 con i rifiuti in strada è molto fondata e deve incontrare tutta la possibile comprensione. Con una produzione annua di rifiuti che oscilla intorno a 1 milione e 700mila tonnellate, e la quasi totale assenza di impianti, la tragica prospettiva di accogliere milioni di pellegrini tra i rifiuti è, infatti, estremamente concreta. La giunta Raggi respinse a inizio 2019 il piano industriale presentato dal CdA di Ama, presieduto da Lorenzo Bagnacani, di cui facevo parte e che aveva progettato la totale autosufficienza impiantistica di Roma fondata sui princìpi dell’economia circolare, traguardando l’anno giubilare in assoluta sicurezza.

Non ho pregiudizi ideologici verso nessuna tecnologia e non credo che un inceneritore sia un impianto più pericoloso di tanti altri con i quali purtroppo le popolazioni sono costrette a convivere; tuttavia, la scelta del sindaco Gualtieri di realizzare un inceneritore da 600mila t/anno mi lascia più d’una perplessità. 1) La dimensione. 600mila t rappresentano il 35% del totale dei rifiuti prodotti, e l’inceneritore costituirebbe un vincolo trentennale (30 anni è il tempo di vita ipotizzabile) a qualsiasi ipotesi di sviluppo di un sistema orientato al rispetto degli obiettivi di economia circolare. Renderebbe a mala pena raggiungibile l’obiettivo al 2025 del 65% di riciclo degli imballaggi, che già al 2030 sarà del 70%. 2) I tempi di entrata in esercizio.

Nonostante i poteri commissariali sarà impossibile avere l’impianto in esercizio nel 2025. Ci sono dei tempi tecnici che non si possono ridurre. Inoltre, tenendo conto che materialmente trattasi di un colosso di acciaio e che la crisi del mercato delle materie prime, iniziata ben prima della guerra e da essa ulteriormente aggravata, ha messo in crisi anche comparti industriali come quello automobilistico, sarebbe un vero miracolo riuscire a metterlo in esercizio in 6 anni, quindi nel 2028, e con costi attualmente imprevedibili. 3) La discarica. Uno degli elementi principali di difficoltà è rappresentato dalla difficoltà a localizzare una discarica di servizio; l’inceneritore da 600mila t ha bisogno di una discarica per rifiuti speciali per circa 100mila t/anno di ceneri di cui circa 25mila t di materiali dei filtri (rifiuti pericolosi).

Questo è il paradosso imposto dalla fisica. Ogni grammo di ciò che entra in un processo di combustione viene trasformato ma non scompare; lo troverò nelle ceneri e nei materiali dei filtri. Migliore è l’efficienza del sistema di filtraggio e maggiore è la sicurezza ambientale, ma maggiori saranno le quantità di sostanze pericolose che raccoglierò nei filtri e dovrò smaltire. 4) La termovalorizzazione. La fisica ci dice che in un processo di ossidazione, sia con fiamma (inceneritore) che senza fiamma (ossicombustione), l’unica energia che può essere valorizzata è il potere calorifico, che è molto inferiore all’energia spesa per produrli. È questo il motivo per cui, in un processo di economia circolare, deve essere sottoposto a questo tipo di trattamento solo ciò che non conviene riciclare, per qualità o per questioni legate al mercato delle materie seconde. L’incenerimento, per poter essere alimentato dai rifiuti, senza un eccessivo supporto di metano, deve ricevere solo materiali che in media garantiscano un potere calorifico superiore a un limite definito dalla legge.

Per questo è importante definire con molta attenzione la capacità dell’impianto, che se sovradimensionata, sottrarebbe al riciclo plastica e carta anche di buona qualità. Una alternativa comunque difficile, ma praticabile operando con la massima efficienza, potrebbe essere la seguente:

1) Estendere in 18 mesi una raccolta differenziata di qualità sull’intera città.

2) Avviare immediatamente la realizzazione dei due impianti di compostaggio già autorizzati per un totale di 200mila tonnellate in attesa di completarli con la produzione di biometano appena ottenuta la relativa autorizzazione.

3) Avviare subito, con i poteri speciali, altri due impianti simili (200mila t)

4) Partire subito con l’iter autorizzativo e successiva autorizzazione dei selezionatori del rifiuto secco e separatori ottici dei polimeri plastici, che verrebbero agevolati dalla forte riduzione di materiale organico (100mila t)

5) Realizzazione di due moduli da 100mila t/a di termovalorizzatori a ossi- combustione, cioè senza fiamma, riconosciuti come best practice europea e le cui ceneri sono riconosciute come materiali al 100% riciclabili. (totale 200mila t)

6) A essi potrebbe eventualmente essere affiancato un inceneritore da 200mila t/a, con maggiori probabilità di realizzazione in tempi brevi.

7) Piena attivazione delle Ama di Municipio

8) Piena informatizzazione del servizio con controllo satellitare e pesature in tempo reale dei carichi

9) Realizzazione di nuovi centri di raccolta, di piccole e medie dimensioni

10) Realizzazione di aree di trasferenza e stoccaggio breve dei rifiuti raccolti. Ciò significherebbe alleggerire la questione di ben 900mila t di rifiuti (53% del totale). Vale la pena provarci, perché non vedo realisticamente altra strada.

Ingegnere, direttore scientifico di Greenaccord Onlus

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