sabato 30 giugno 2012
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Anche se gli italiani sono scesi in piaz­za solo per la prima, la seconda vitto­ria italiana maturata nella notte tra giovedì e venerdì è la più importante. E la tattica u­tilizzata dal premier Monti per conseguirla è stata altrettanto valida ed efficace di quel­la del ct Prandelli. I lettori di Avvenire san­no bene come chi scrive vada sostenendo da tempo che, nel brevissimo termine, l’e­lemento decisivo per salvare l’euro sareb­be stato un intervento diretto per riportare lo spread "speculativo" in linea con quello più basso e coerente con le dinamiche del­le economie reali.Il moderato Mario Mon­ti si è dimostrato talmente convinto di que­sto da battere i pugni sul tavolo e da porre un ultimatum agli altri Paesi della Ue. L’ur­genza di tale intervento si coglie bene, se si è appena consapevoli che le turbolenze del­la finanza non sono affatto uno specchio fedele dei problemi dell’economia reale. Gli studiosi sanno ormai da tempo che, in fi­nanza, volatilità in eccesso e profezie spe­culative sono in grado di generare i disastri che immaginano anche quando questi an­cora non esistono. Tanto più in un ambito delicato come quello del debito pubblico dove le pressioni speculative, alzando il co­sto del finanziamento degli Stati, incidono direttamente in modo negativo sui tentati­vi di risanamento degli Stati stessi. Nella competizione serrata per collocare debito internazionale l’Ue è, nel comples­so, messa molto meglio di Usa e Giappone come debito e rapporto deficit-Pil, ma si­nora aveva avuto il grave difetto di non di­sporre di nessuno dei quattro strumenti che possono aiutare a gestire il debito in una fa­se di turbolenza finanziaria: una banca cen­trale prestatrice di ultima istanza, uno Sta­to federale (come gli Usa), controlli sui mo­vimenti di capitali, un debito largamente nelle mani dei propri cittadini (come in Giappone). La soluzione Monti segna la fi­ne di questa debolezza. L’annuncio della definizione (pubblicamente o non pubbli­camente rivelata) di un livello obiettivo del­lo spread oltre il quale la Bce interviene (di­rettamente o indirettamente) attraverso le risorse dell’Esm, acquistando titoli sul mer­cato secondario per far scendere lo spread stesso verso il livello-obiettivo è fonda­mentale. Fondamentale perché evita che costi del debito eccessivi vanifichino le strategie di risanamento. Se l’obiettivo sarà perseguito con coerenza e tenacia, l’iniziativa avrà successo e non costerà nulla perché consentirà di realizzare guadagni in conto capitale alla Bce stessa e alle banche italiane e spagnole che hanno in portafoglio molti titoli pubblici. La coerenza e l’efficacia richiedono però alcuni passi ulteriori che saranno decisivi per decretare il successo o il fallimento dell’iniziativa.Primo, i livelli-obiettivo di spread vanno stabiliti e decisi il più rapidamente possibile, evitando livelli troppo bassi e difficili da difendere date le attuale dinamiche dei prezzi ("quota 300" potrebbe andare più che bene al momento).Secondo, tali livelli devono essere decisi da un’autorità indipendente che non può essere "tirata per la giacchetta" dagli Stati: la Bce, appunto.Terzo, tale autorità indipendente deve stabilire un calendario di revisione dei livelli-obiettivo a intervalli regolari subordinando tale revisione a un aggiornamento del calcolo dello spread fondamentale tra Paesi sulla base dei progressi/regressi nell’operazione di risanamento.Quarto, la tassa sulle transazioni finanziarie, la famosa Tobin Tax, può essere utile supporto all’iniziativa perché penalizza operazioni finanziarie automatiche a brevissimo termine e crea l’incentivo a spostare cervelli e risorse economiche verso una finanza al servizio dell’economia reale.Quinto, è probabilmente meglio non rivelare pubblicamente l’obiettivo. Se lo si facesse si darebbe un riferimento facile a possibili attacchi speculativi anche se, in situazioni normali, ciò aiuterebbe a far scendere lo spread sotto quel livello ancora più rapidamente.È sottinteso che questa soluzione funziona se l’Italia e la Spagna "continuano a fare i compiti", ovvero proseguono nell’impegno di ridurre gli spread delle loro economie con la più efficiente economia tedesca (per noi è prioritario lo sforzo su efficienza della giustizia e del settore pubblico e implementazione della banda larga). La vittoria di Monti (e l’attuazione delle misure ulteriori necessarie per renderla effettiva) sono però fondamentali perché non sarebbe stato possibile colmare il fossato che ci separa dall’economia tedesca se fossimo stati ancora costretti a trasportare i materiali che servono per riempire tale fossato con un secchio bucato dalla finanza speculativa.
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