A Gaza la popolazione è contro la violenza e non sta con Hamas
giovedì 2 novembre 2023

Il terribile attacco terroristico di Hamas e la reazione militare di Israele sono eventi diversi tra loro, è ovvio. Tuttavia, presentano in conseguenza un dato in comune: nella difficoltà di colpire gli uomini che brandiscono le armi, a essere colpiti sono in prevalenza esseri umani che non ne hanno, e cioè vecchi, donne, bambini. Sulla natura criminale del terrorismo, che attacca indiscriminatamente qualunque membro innocente del gruppo nemico, c’è poco da discutere.

È il caso della mattanza assimilabile a un pogrom compiuta da Hamas il 7 ottobre. Più controversa è la situazione quando l’azione indiscriminata è effettuata da uno Stato, come nel caso delle oltre 8.000 vittime dei bombardamenti israeliani (il 40% dei quali sono minorenni). Nei bombardamenti di Gaza la violazione delle norme internazionali, in particolare della IV Convenzione di Ginevra che impone la salvaguardia della popolazione civile nei conflitti, è grave.

Ma è grave anche la violazione della logica politica. L’argomento implicito secondo cui si tratterebbe di altrettanti nemici non è infatti giustificabile. Innanzitutto, alla luce di quello strumento, insufficiente e tuttavia insostituibile, che è il diritto umanitario di guerra. Ma è altrettanto ingiustificabile sulla base della razionalità politica. L’equiparazione tra Hamas, che ha come obiettivo la distruzione di Israele, e la popolazione palestinese è falsa. È un regalo a un gruppo armato che, dopo aver strappato con la forza il dominio politico a Gaza, ora si vede regalare dalla propaganda un’egemonia politica che non ha.

Non ce l’ha tra i palestinesi in generale, non ce l’ha tra i palestinesi di Gaza. A smentire la pretesa rappresentatività di Hamas tra gli uomini e le donne della Palestina sono le indagini demoscopiche effettuate da accreditati istituti di ricerca internazionali. Secondo il sondaggio di opinione realizzato da Arab Barometer ai primi di ottobre, dichiarava di avere molta o abbastanza fiducia in Hamas il 23% degli intervistati, a fronte del 67 % che ne aveva poca o per nulla. Commentando questi dati a poche ore della catastrofe, scriveva la rivista Foreign Affairs: se Gaza e Israele cercheranno soluzioni soltanto militari, «getteranno la popolazione tra le braccia di Hamas, garantendo ulteriore violenza negli anni a venire».

Anche allargando l’obiettivo alla generalità dei Paesi arabi, la percentuale di coloro che disconoscono il diritto di Israele a esistere sono una minoranza. Ciò non esclude l’ampio sostegno alla causa palestinese, come emerge dallo studio su X (ex Twitter) in lingua araba, recentemente realizzato per il ministero degli Esteri italiano da Archivio Disarmo. Dall’analisi di 7.000 tweet si evince che ogni ipotesi di normalizzazione dei rapporti con lo Stato di Israele passa non da scorciatoie come i cosiddetti “Accordi di Abramo” con singoli governi, bensì da una soluzione seria e condivisa della questione palestinese. Ancora una volta sarebbe necessario che le élite politiche e i mezzi di informazione dessero ascolto ai cittadini. Se lo facessero, anche situazioni intricatissime come il conflitto israelo-palestinese avrebbero una chance di essere affrontate e catastrofi come il terrorismo e la guerra potrebbero forse essere prevenute.

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