Quindici giovani del «mare alto» sulla via della Croce
venerdì 9 marzo 2018

Quando il cardinale Ravasi mi ha telefonato per dirmi dell’idea di papa Francesco, coordinare un gruppo di giovani per far scrivere loro le meditazioni per la Via Crucis al Colosseo, la prima sensazione è stata di sorpresa, quasi di incredulità. Perché avranno chiamato me? Ho pensato al mio lavoro qui su 'Avvenire' (la rubrica di tre anni fa, 'Parole perdute', sul mondo della scuola), al programma 'Buongiorno professore' su Tv2000 giunto alla terza edizione, tutte esperienze che mi hanno dato, come si suol dire, una certa 'visibilità', ma non avevo colto nel segno.

Qui si voleva cercare proprio l’invisibilità, dare voce a chi generalmente voce non ha, perché si parla tanto 'dei' e 'sui' giovani ma non si ascoltano i giovani, e non si è voluto cercare la via facile, all’interno delle parrocchie o dei movimenti ecclesiali, ma si è pescato nel mare alto della scuola statale, dove ci sono 'pesci' di tutti i tipi. Sì è vero, io insegno religione cattolica, ma lavoro nella scuola, non faccio catechismo, non conosco i percorsi di fede (o di incredulità) dei miei studenti, e con questa consapevolezza mi sono rivolto ai miei studenti cercando di coinvolgere quelli che a mio parere avessero la sensibilità necessaria per svolgere il delicato compito assegnato a prescindere dalla propria fede personale. Mi sembra questa una idea tipica di papa Francesco, spiegabile non solo con il dato contingente del prossimo Sinodo dedicato ai giovani, un piccolo gesto rivoluzionario in linea con questo pontificato al quale non ho potuto che aderire con entusiasmo.

Mi è stata data carta bianca e come unici 'paletti' quello temporale, fare in fretta perché la data del Venerdì Santo era già molto vicina, e la fascia d’età, compresa tra il liceo e l’università. Insegno religione cattolica nei licei di Roma dal 2000 e quindi ho dovuto scorrere mentalmente una galleria di migliaia di volti di ragazzi, giovani che oggi hanno anche 30-35 anni e sono professionisti affermati e in alcuni casi anche genitori con figli; con molti di loro sono rimasto in contatto, potenza dei social network, per cui il numero dei possibili candidati alle 14 meditazioni era davvero grande, da far venire il mal di testa. Ho quindi scelto una data e ho convocato più di venti giovani a incontrarsi con me tutti insieme per una riunione operativa. Agli studenti ho parlato di persona, lungo i corridoi del liceo Albertelli e agli ex-alunni ho telefonato.

È stata la parte più bella dell’avventura: lo sguardo che mi hanno regalato questi giovani, quando hanno capito la proposta che gli stavo facendo, da solo è valsa tutto il resto della fatica. È stato infatti anche faticoso coordinare questo gruppo, alla fine da circa venti il numero è sceso a quindici, un buon numero visto che le stazioni da meditare sono quattordici e alla fine due ragazze, Maria e Margherita amiche per la pelle, si sono divise la medesima stazione (la seconda). Durante il lavoro di coordinamento ho apprezzato diversi aspetti positivi insiti nella proposta del Papa: chi meditava erano dei giovani, in alcuni casi dei millennials, e questo lo si percepiva dai testi che mi arrivavano per mail o su Facebook o tramite Whatsapp, ed erano tanti, ben 15 giovani simili ma diversi tra loro. Un lavoro corale quindi dove ognuno ha impresso il suo timbro personale alla comune sinfonia, perché non esistono 'i giovani' ma esiste Maria, Margherita, Valerio, Agnese, Greta, Francesco, Chiara, Marta... e gli altri che il mondo ascolterà la sera del prossimo 30 marzo, Venerdì Santo.

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