Chiesa e Cina proseguono il nuovo cammino comune
venerdì 23 ottobre 2020

Il rinnovo dell’Accordo del 2018 tra Santa Sede e Governo cinese (non, come si è detto e scritto, Partito comunista cinese!) lancia un triplice messaggio: alla Chiesa in Cina; ai dirigenti, ai funzionari e all’intera società cinesi; al mondo intero.

Ai cattolici cinesi comunica un orizzonte di stabilità, fondamentale per continuare e rilanciare processi appena iniziati. Agli organi di governo centrali e locali e a tutti i cittadini cinesi trasmette con chiarezza la posizione delle massime autorità nei rapporti con la Santa Sede e nei confronti della Chiesa in Cina.

Al mondo intero le due parti palesano la loro volontà di proseguire con calma ma con determinazione la strada del dialogo, respingendo qualunque opposizione. Nelle loro comunicazioni ufficiali, Santa Sede e Cina sottolineano l’importanza dell’Accordo, esprimono un giudizio positivo sui primi due anni, parlano di buona collaborazione, dichiarano che proseguiranno il dialogo.

L’'Osservatore romano' aggiunge che tale dialogo è «fortemente e promosso dal Santo Padre», in «indubbia continuità con i suoi predecessori », in particolare Benedetto XVI che ha anche approvato la bozza dell’Accordo poi firmato nel 2018. È una risposta autorevole a quanti insistono nel contrapporre Giovanni Paolo II e Benedetto XVI a papa Francesco, come ha fatto recentemente anche il Segretario di Stato americano, Mike Pompeo. Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese ha usato a sua volta un tono piuttosto caldo, parlando di «amichevole trattativa» e di volontà di «mantenere stretti contatti e consultazioni » per promuovere il «miglioramento delle relazioni».

Naturalmente, come è stato ripetuto tante volte, molti problemi restano da risolvere, ma l’Accordo è stato firmato nel 2018 e ora viene rinnovato proprio perché ci sono e si vuole affrontarli. Il rinnovo è particolarmente importante per la Chiesa cinese proprio perché , come sottolinea il comunicato della Santa Sede, l’Accordo ha un «fondamentale valore ecclesiale e pastorale». Negli ultimi mesi, molte iniziative si erano fermate in attesa di questa conferma. Ora possono proseguire i preparativi per l’elezione di nuovi vescovi, oggetto specifico dell’Accordo, e altre azioni, da questo indirettamente favorite. Ci saranno sicuramente altri passi importanti nella riconciliazione tra le due comunità, quella 'sotterranea' e quella 'ufficiale'. Potrà riprendere inoltre il riconoscimento dei vescovi clandestini: è già accaduto per sette di loro e altri aspettavano proprio il rinnovo per chiedere tale riconoscimento. La Santa Sede li ha lasciati liberi di agire secondo coscienza e probabilmente non tutti accetteranno di essere riconosciuti, come il vescovo Guo Xinjin di Mindong.

Ma l’uscita dalla clandestinità di molti vescovi preparerà la costituzione di una Conferenza episcopale vera e propria, che avrà il compito di sostenere un grande impegno di evangelizzazione in Cina. È l’obiettivo perseguito da Matteo Ricci, dal cardinal Celso Costantini e da tutti i Papi contemporanei.

Colpisce, la sovrapposizione che si sta creando in queste ore nei siti dei cattolici cinesi tra la notizia sull’Accordo e moltissimi commenti all’enciclica di papa Francesco Fratelli tutti. Rivolgendo un messaggio ai partecipanti dell’incontro di pace organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio il 20 ottobre in Campidoglio, il vescovo Shen Bin di Haimen ha ripreso Fratelli tutti, affermando che «San Francesco d’Assisi ha speso tutta la sua vita alleviando il dolore dei poveri e dedicandosi con tutte le proprie forze alla pace e alla fraternità» e la Chiesa cattolica in Cina ha voluto seguirne l’esempio dopo lo scoppio della pandemia di Covid-19 che «ha mostrato quanto l’umanità sia fragile». «I cattolici cinesi – ha aggiunto – vogliono assumersi con coraggio le proprie responsabilità in tempo di crisi, si sentono sulla stessa barca insieme ai popoli di tutti gli altri Paesi, dimostrando i sentimenti della grande famiglia cattolica cinese» che sono gli stessi dell’enciclica di Francesco. Le parole del Papa trovano insomma, oggi, un’eco diretta e forte tra i cattolici cinesi e vengono da loro rilanciate pubblicamente in un modo impensabile fino a poco tempo fa.

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