sabato 18 novembre 2023
Il cambiamento climatico colpisce drammaticamente l'Africa. L'appello di Azione contro la fame al governo italiano in vista della Cop28

Le piogge torrenziali in Somalia hanno causato le peggiori inondazioni del Paese da decenni a questa parte, provocando 29 morti, colpendo più di 1,1 milioni di persone e sfollando più di 334.000 dalle loro case. Le forti precipitazioni, iniziate i primi di ottobre, hanno causato danni significativi a coltivazioni, strade, case e altre infrastrutture. Le famiglie somale, che di recente hanno già sofferto una prolungata e grave siccità, già prima delle inondazioni avevano scarso accesso a cibo, reddito e altre risorse necessarie alla loro sopravvivenza. Ora le inondazioni hanno reso difficilmente raggiungibili i servizi sanitari, le scuole e i mercati. I terreni agricoli che si erano seccati in anni di assenza di pioggia sono stati spazzati via facilmente dal diluvio. La gente non ha più nulla per sé e per i propri cari. Nonostante i ripetuti avvertimenti delle agenzie governative e delle organizzazioni umanitarie, le forti piogge e le estese inondazioni hanno causato gravi danni e perdite di vite umane in diversi distretti. Tra questi, Baidoa, Bardere, Luuq e Galkacyo sono stati particolarmente colpiti.

Nella regione sud-occidentale somala di Gedo, l'intera città di Luuq è stata quasi sommersa, spingendo le organizzazioni umanitarie e le agenzie governative a dispiegare imbarcazioni per il salvataggio e l'evacuazione. In un'altra grande città, Baidoa, quattro persone sono morte nel primo giorno di forti piogge e l'intera città ha chiuso gli esercizi commerciali e altre attività.

I sistemi di allerta precoce della Somalia sono stati in grado di avvisare Azione contro la Fame ed altre organizzazioni umanitarie che lavorano nell'area dell’arrivo di El Nino e del suo potenziale impatto, aiutando i team presenti sul campo ad attivare misure preventive per ridurre al minimo le perdite di vite umane. Le famiglie sfollate sono estremamente vulnerabili, esposte a condizioni precarie nel loro estremo tentativo di spostarsi alla ricerca di terreni più alti, aree potenzialmente asciutte, dove tuttavia l'acqua pulita è scarsa e le condizioni igieniche sono inadeguate. Baidoa, in particolare, è un'area soggetta a malattie trasmesse dall'acqua, come la diarrea acquosa acuta. E le inondazioni aggravano questa situazione già difficile.

In più, nella prima settimana di piogge i prezzi dei prodotti alimentari sono saliti alle stelle a causa della difficoltà dei rifornimenti a raggiungere le città alluvionate. I prezzi degli alimenti più consumati come riso, olio, zucchero e farina sono aumentati del 35% e anche i prezzi delle verdure sono in aumento. L'impennata dei prezzi dei beni di prima necessità rischia di esacerbare l'insicurezza alimentare in tutta la Somalia, già afflitto prima dalla siccità e poi dall'alluvione.

“Nel Corno d’Africa, e in molte altre regioni del mondo colpite dai cambiamenti climatici, lavoriamo a stretto contatto con le famiglie per costruire resilienza e aiutando le autorità locali a rafforzare i loro piani di risposta alle emergenze – dichiara Simone Garroni, Direttore generale di Azione contro la Fame in Italia –. Questo lavoro tuttavia deve essere accompagnato da un’azione decisa a livello di politiche globali. I Paesi più poveri sono quelli che hanno contribuito meno al riscaldamento globale, e che ne soffrono le conseguenze più gravi. La giustizia climatica è la chiave per ridurre la fame di chi già sta pagando il prezzo più alto della crisi. Per questo abbiamo rivolto un appello al nostro Governo affinché in occasione della COP28 e della presidenza italiana del G7 nel 2024, si impegni per un maggiore e più efficace utilizzo dei finanziamenti climatici e umanitari, una transizione verso sistemi agro-alimentari più sostenibili e l’accesso ad acqua sicura e a servizi igienico sanitari resilienti ai cambiamenti climatici, essenziali per la salute e la sicurezza alimentare di ogni persona”.

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