Sudan, le Rsf ammettono: arrestati miliziani per violenze sui civili
I paramilitari tentano di scaricare le colpe sui sottoposti: abbiamo arrestato diversi individui - tra i nostri ranghi - accusati di atrocità. Solo in ospedale erano stati trucidati 460 pazienti

Alla fine sono stati costretti ad ammette, almeno parzialmente, quello che hanno compiuto in Sudan: i paramilitari delle Forze di supporto rapido sudanesi (Rsf) hanno annunciato di aver arrestato diversi dei loro combattenti sospettati di aver commesso atrocità durante la conquista di El Fasher, l’ultima grande città del Darfur Settentrionale da domenica scorsa sotto il loro controllo.
«In conformità con gli ordini dei nostri superiori e nel rispetto della legge, delle regole di ingaggio e della disciplina di guerra, le nostre forze hanno arrestato diversi individui – tra i nostri ranghi – accusati di atrocità commesse durante la liberazione di El Fasher», hanno dichiarato le Rsf in un comunicato nella tarda serata giovedì. Dopo un assedio durato 18 mesi e dopo la caduta della capitale del Darfur Settentrionale, si moltiplicano le segnalazioni e i resoconti di atroci violenze subite dai civili. L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) l’altro ieri aveva denunciato l’uccisione a El Fasher in Sudan di oltre 460 pazienti e loro accompagnatori nell’ultimo ospedale funzionante nella città dove si trovano ancora asserragliati 250mila abitanti.
El Fasher è stata tagliata fuori da ogni comunicazione dalla sua caduta, ma i sopravvissuti che hanno raggiunto la vicina città di Tawila, nell’estremo nord del Darfur: una volta in salvo, hanno raccontato di stragi di massa, bambini uccisi a colpi d’arma da fuoco davanti ai genitori e civili picchiati e derubati durante la fuga. Da domenica, video che circolano online mostrano uomini in uniforme delle Rsf che eseguono esecuzioni sommarie in città. E l’altra notte anche il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato l’ «assalto» compiuto contro la città.
«I membri del Consiglio di Sicurezza condannano l’attacco delle Rsf a El Fasher e il suo impatto devastante sulla popolazione civile», si legge in una dichiarazione ufficiale diffusa dall’Onu. L’offensiva dei paramilitari, parte del conflitto che da oltre due anni ha aggravato la crisi umanitaria nella regione del Darfur, già teatro di violenze e sfollamenti su larga scala.
Secondo alti funzionari delle Nazioni Unite, la situazione è drammatica non solo nel Darfur, ma anche nella vicina regione del Kordofan. «El Fasher, già teatro di livelli catastrofici di sofferenza umana, è sprofondata in un inferno ancora più nero, con informazioni credibili di esecuzioni di massa – ha denunciato davanti al Consiglio di sicurezza Tom Fletcher, capo delle operazioni umanitarie dell’Onu –. Mentre siamo qui, l’orrore continua: donne e ragazze vengono violentate, persone mutilate e uccise, nell’impunità totale», ha insistito. Poche ore dopo anche i paramilitari hanno dovuto ammettere l’evidenza.
Da buon ultima tra gli ultimi anche la Farnesina ieri ha condannato le atrocità, che vanno avanti al 14 aprile del 2023. «L’Italia esprime grande preoccupazione di fronte ai resoconti provenienti in queste ore da El Fasher, che parlano di atrocità commesse su larga scala, esecuzioni sommarie e atti di violenza deliberata contro i civili da parte delle Rsf.. L’Italia – si legge ancora in una nota della Farnesina – chiama tutte le parti in conflitto a cessare immediatamente le ostilità nella regione del Darfur e in tutto il Sudan e a rispettare il diritto umanitario internazionale e i diritti umani. I civili devono essere protetti e le organizzazioni umanitarie devono poter avere accesso in sicurezza alle aree di crisi.
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