sabato 4 agosto 2018
Il capo dell'opposizione Chamisa non riconosce il risultato e promette battaglia. Il leader dello Zanu, che ha scalzato Mugabe, chiede invece unità dopo gli scontri che hanno provocato 6 vittime
Emmerson Mnangagwa è stato confermato terzo presidente del Paese (Ansa)

Emmerson Mnangagwa è stato confermato terzo presidente del Paese (Ansa)

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Lo scontro è forse solo rinviato, anche se sembra profilarsi un accordo politico tra vincitori e vinti delle politiche e del voto per le presidenziali. Resta alta però la tensione in Zimbabwe da quando il leader dell'opposizione, Nelson Chamisa, a capo del Movimento democratico per il cambiamento (Mdc) ha respinto i "risultati falsi e non verificati", annunciati nella notte dalla Commissione elettorale, la Zec. Vincitore è stato decretato, con lo strettissimo margine del 50,8% , il presidente uscente, Emmerson Mnangagwa, braccio destro dello storico leader dello Zanu-Pf Robert Mugabe, 75 anni, soprannominato “il coccodrillo”. Il nomignolo gli fu dato durante la guerra di liberazione nazionale con la quale, nel 1980, lo Zimbabwe ottenne l’indipendenza dalla Rhodesia. Mnangagwa ha preso il posto di Robert Mugabe, costretto alle dimissioni dopo 37 anni al potere e dopo una specie di colpo di stato non violento compiuto dall’esercito.


"Lo scandalo della Zec, che ha diffuso risultati falsi e non verificati è deplorevole”, ha scritto Chamisa in un messaggio su Twitter, “La commissione ha negato al nostro inviato l'accesso ai risultati. Il livello di opacità, la carenza di verità, il decadimento morale e il deficit di valori è sconcertante". Per Chamisa, "la forza della volontà prevarrà sulla volontà della forza".
Emmerson Mnangagwa è stato confermato terzo Presidente del Paese, un ruolo che aveva ricoperto dallo scorso novembre in forma pro-tempore, dopo esser stato per tre anni il primo vicepresidente. L’opposizione in rivolta minaccia anche di andare in tribunale. "Sono risultati falsi, li rifiutiamo", ha detto il portavoce dell'Mdc, Morgan Komichi, "ricorreremo al giudice".

Mercoledì scorso, dopo l'annuncio dell'assegnazione di due terzi dei seggi del Parlamento al partito di governo dello Zanu, migliaia di oppositori erano scesi in piazza ad Harare contro la decisione. La polizia e l'esercito hanno usato il pugno di ferro e almeno sei manifestanti sono stati uccisi. Mnangagwa ha parlato dell’inizio di una «nuova e fiorente democrazia» ma nonostante le promesse e le speranze di cambiamento, il presidente neoeletto sembra tutto fuorché un politico di rottura con il passato repressivo dello Zimbabwe. Per decenni è stato uno dei più vicini collaboratori di Mugabe ed è stato accusato anche lui, come l’ex presidente, di violazioni sistematiche dei diritti umani e di corruzione. I problemi tra i due sono emersi solo di recente, e solo quando Mugabe aveva cominciato a sostenere la candidatura di sua moglie Grace come sua erede, di fatto liquidando le ambizioni politiche di Mnangagwa.

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