venerdì 14 luglio 2023
Solo i dieci educatori della parrocchia di Nostra Signora del perpetuo soccorso sapevano dell’iniziativa per 48 piccoli a 50 chilometri dal fronte. «Non vogliamo che diventino bersaglio»
I ragazzi nel campo estivo «segreto» organizzato dalla parrocchia greco-cattolica di Zaporizhzhia

I ragazzi nel campo estivo «segreto» organizzato dalla parrocchia greco-cattolica di Zaporizhzhia - Avvenire

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Nessuna informazione pubblica. Nessuna foto diffusa online. Nessuna comunicazione che potesse essere accessibile a tutti e quindi intercettabile. «La minaccia di attacchi russi è sempre più forte e nessuno può dirsi al sicuro soprattutto se vengono divulgati dati sensibili», spiega Angelina Vovk. Lei non è un militare o una poliziotta che mette guardia dai raid di Mosca. È un’animatrice della chiesa greco-cattolica di Nostra Signora del perpetuo soccorso a Zaporizhzhia. E racconta l’oratorio estivo organizzato dalla parrocchia per quarantotto bambini che vivono sotto le bombe. Un campo-scuola segreto. «Per ragioni di sicurezza», dice.

Solo i dieci educatori e un’altra manciata di persone erano a conoscenza del luogo in cui si sarebbe svolto. Notizie riservate. E centellinate. Anche alle famiglie. «Non abbiamo reso noto l’ubicazione dell’appuntamento. E anche le immagini non sono state messe in Rete fino alla conclusione dell’esperienza. Perché? Per proteggere il più possibile i ragazzi dai bombardamenti. Basta pubblicare uno scatto o un video per permettere ai russi di individuare la posizione e quindi trasformarla in un bersaglio. Per di più un bersaglio facile e affollato al tempo stesso come il nostro». Angelina tira un sospiro di sollievo. «Grazie al cielo non è stato il primo evento con un buon numero di partecipanti che si è tenuto in maniera tranquilla». Una pausa. «Sappiamo che il Signore ci assiste. Ma, da parte nostra, serve fare il possibile per salvaguardare la vita dei più piccoli, in particolare quando ci raduniamo insieme».

I ragazzi nel campo estivo «segreto» organizzato dalla parrocchia greco-cattolica di Zaporizhzhia

I ragazzi nel campo estivo «segreto» organizzato dalla parrocchia greco-cattolica di Zaporizhzhia - Avvenire

Bambini della città di Zaporizhzhia, sempre più colpita nelle ultime settimane, ossia da quando è iniziata la controffensiva ucraina. Il fronte è a cinquanta chilometri dal centro e l’esercito di Kiev ha tentato più volte di avanzare per riconquistare l’80 per cento della regione in mano al nemico. La reazione russa è stata violenta. Anche dai territori occupati dell’oblast di Zaporizhzhia e da quelli di Donetsk sono arrivati i ragazzi per la “vacanza anti-traumi”. A volerla, sui passi di san Giovanni Bosco, il vescovo salesiano e ausiliare greco-cattolico di Donetsk, Maksym Ryabukha, che nella città dove si trova la sede episcopale non può entrare perché controllata dal Cremlino e che quindi ha scelto Zaporizhzhia come residenza e come frontiera del suo ministero. L’ultima città libera prima delle zone invase. «Il conflitto non fa distinzione fra adulti e bambini», osserva Angelina. Questo per dire che fra i piccoli del campeggio le ferite psicologiche sono all’ordine del giorno. « Possono essere dovute al suono assillante e continuo delle sirene anti-aeree, al sibilo di un missile che è volato sopra la testa, alla distruzione della propria casa o di quella dei vicini, all’uccisione di un parente, all’occupazione del paese in cui si abita», racconta l’animatrice.

I ragazzi nel campo estivo «segreto» organizzato dalla parrocchia greco-cattolica di Zaporizhzhia

I ragazzi nel campo estivo «segreto» organizzato dalla parrocchia greco-cattolica di Zaporizhzhia - Avvenire

Drammi che i protagonisti del campo estivo hanno vissuto e vivono sulla propria pelle. «Ma quando parliamo di traumi – aggiunge Angelina – è bene capire che non si tratta tanto di attacchi di panico, di pianti improvvisi, di mani sulle orecchie quando si avverte un rumore sordo. Spesso i traumi cambiano la prospettiva sulla vita: non si riesce più a concepire il proprio quotidiano senza la guerra, senza il coprifuoco, senza la paura degli attacchi. Ed è su questo versante che bisogna lavorare fin da subito per aiutare le nuove generazioni a riprendersi in mano l’esistenza». Come fa la parrocchia “mariana” di Zaporizhzhia. Dal basso. Con le sei giornate top-secret fra gioco, preghiera, confronto. Lontano dalle ossessioni che l’aggressione russa genera. «La guerra non mette in pausa la vita. I nostri bambini crescono comunque: hanno necessità di incontrarsi, di sperimentare momenti di serenità, di divertirsi. Diamo loro queste opportunità per dimostrare che anche in mezzo alle tenebre una luce è possibile». E, quando gli educatori hanno chiesto ai ragazzi che cosa desiderassero di più nei prossimi mesi, in molti hanno risposto di poter tornare a scuola. «Sognano di abbracciarsi, di giocare gli uni accanto agli altri, di imparare dal vivo. Ce lo ha confermato anche una mamma del villaggio di Chumaki, nella regione di Dniprope-trovsk, a quaranta chilometri da Zaporizhzhia: ci ha detto che suo figlio non voleva giocattoli o libri nuovi, ma soltanto di essere ancora nella sua classe».

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