giovedì 29 ottobre 2009
Ha preso il via a Bruxelles il Consiglio europeo, che comincia non sotto i migliori auspici, per il disaccordo evidente su tutti i principali argomenti sul tavolo. Il vertice però rischia di produrre un risultato di rilievo: la fine della corsa dell'ex premier britannico Tony Blair alla presidenza stabile dell'Unione europea.
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Ha preso il via a Bruxelles il Consiglio europeo, il secondo sotto la presidenza svedese (il primo è stato quello straordinario di settembre). Un vertice che comincia non sotto i migliori auspici, se su uno degli argomenti principali in agenda, la lotta al cambiamento climatico con gli aiuti ai paesi poveri, accordo non c'è. Un vertice che però rischia di produrre, sia pure informalmente (perchè l'argomento non è all'ordine del giorno) un risultato di rilievo: la fine della corsa dell'ex premier britannico Tony Blair alla presidenza stabile dell'Unione europea. L'analisi dei candidati alle poltrone di presidente stabile dell'Unione (due anni e mezzo rinnovabili una volta) e di Alto rappresentante per la politica estera, era prevista avvenisse, nella forma di un primo, sommario e informale esame, durante la cena di lavoro di questa sera dei Ventisette capi di Stato e di governo (per l'Italia è assente Berlusconi, sostituito dal ministro degli Esteri Franco Frattini). La discussione evidentemente ci sarà ma dovrà partire da un dato di fatto emerso con nettezza oggi pomeriggio: il vertice dei Capi di Stato e di governo del Pse, riunitosi prima dell'inizio del Consiglio, ha chiarito che preferisce puntare alla poltrona di mister Pesc e non a quella di presidente stabile. Una cosa che rappresenta senza mezzi termini la bocciatura della candidatura di Blair e, nello stesso tempo, fa salire le quotazioni per l'incarico di Alto rappresentante della politica estera dell'Unione dell'attuale ministro degli Esteri britannico, David Miliband. Una bocciatura dell'ex premier laburista perchè per convenzione, se ai socialisti andrà il nuovo ministro degli Esteri, sulla poltrona di presidente non potrà che sedersi un Popolare.In ogni caso non potranno esserci decisioni formali sull'argomento perchè l'Europa aspetta il pronunciamento definitivo sul Trattato di Lisbona della Corte Costituzionale ceca, che si riunirà il prossimo 3 novembre. In questo quadro il Consiglio europeo dovrebbe comunque decidere sulla deroga, l'opt out, all'applicazione della carta dei diritti fondamentali (annessa al Trattato) da parte della Repubblica ceca. Una richiesta avanzata dal presidente ceco Vaclav Klaus per tutelarsi dal rischio di eventuali richieste di restituzione dei beni sequestrati ai tre milioni di Sudeti che al termine della Seconda guerra mondiale vennero cacciati dall'allora Cecoslovacchia. Si dovrebbe giungere, per ammorbidire l'euroscettico Klaus, ad una dichiarazione politica non formale, giuridicamente non vincolante e che verrebbe probabilmente inserita, in un secondo momento, nel prossimo Trattato di adesione della Croazia all'Ue. Altro tema sul tavolo è il clima e le risorse da destinare ai paesi poveri per sostenerli nella lotta aicambiamenti climatici. Tema di difficile soluzione però perchè sul tavolo c'è la forte opposizione di un gruppo di paesi dell'Est..
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