mercoledì 6 febbraio 2019
Il discorso del presidente sullo stato dell'Unione. Ha annunciato la data del suo secondo incontro con il leader della Corea del Nord: 27 e 28 febbraio in Vietnam
Trump al Congresso cerca l'unità, ma non cede sul muro col Messico
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Davanti a un Congresso riunito al gran completo, Donald Trump ha tentato la carta dell'appello all'unità politica nel suo discorso sullo stato dell'Unione. Un appello che non gli ha però impedito di ribadire che il muro al confine con il Messico si farà - anche se non ha dichiarato lo stato d'emergenza - e di parlare di «ridicole indagini di parte», in riferimento all'inchiesta sul Russiagate del superprocuratore Robert Mueller, che da mesi continua a bollare come «caccia alle streghe». A 21 mesi dalle elezioni presidenziali del 2020 in cui intende ottenere un secondo mandato alla Casa Bianca, il repubblicano ha rivendicato ottimi risultati economici e un mercato del lavoro estremamente dinamico: «Dopo 24 mesi di rapidi progressi, il mondo intero ci invidia la nostra economia, il nostro esercito è il più potente della Terra e l'America vince ogni giorno».

Dopo avere fissato per il Congresso l'obiettivo di avviare i mezzi necessari a «eliminare l'epidemia di Hiv» negli Usa entro 10 anni, il tycoon ha aperto un capitolo dedicato alla politica estera. Ha approfittato dell'occasione solenne per annunciare data e luogo del suo atteso secondo incontro con il leader nordcoreano Kim Jong Un: dopo il summit del 12 giugno 2018 a Singapore, i due si incontreranno il 27 e 28 febbraio in Vietnam. Poi la difesa della sua decisione di ritirare le truppe Usa dalla Siria, ma anche della promessa di un ritiro dall'Afghanistan, a proposito del quale ha parlato di colloqui «costruttivi» con i taleban. Una risposta, questa, al fatto che alla vigilia del discorso il Senato ha approvato a larga maggioranza un emendamento che critica la decisione di ritirare le truppe da Siria e Afghanistan.

Nei suoi circa 82 minuti di intervento in prima serata, Trump ha mantenuto un tono piuttosto sobrio ripetendo appelli al compromesso. A eccezione, però, del lungo passaggio dedicato all'immigrazione e alla sicurezza al confine con il Messico. Tuttavia, non ha dichiarato lo stato di emergenza al confine, come alcuni temevano potesse fare per aggirare il Congresso e recuperare i fondi per il muro che i Dem non vogliono accordargli. «Il programma che presenterò stasera non è né repubblicano né democratico, è quello del popolo americano», ha detto. È toccato poi alla portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, chiarire ai giornalisti che «non andremo avanti con l'iter» della dichiarazione d'emergenza perché «il presidente dà tempo alla sua volontà di lavorare con i democratici" e "abbiamo chiesto loro di negoziare».

Il discorso è giunto quasi due settimane dopo la sconfitta di Trump sullo shutdown: con l'accordo del 25 gennaio il magnate repubblicano ha ceduto ai Dem, acconsentendo a riaprire temporaneamente il governo senza ottenere i soldi per il muro; ma un'intesa sulla questione va trovata entro il 15 febbraio. «Sono gli immigrati, non i muri, che rendono l'America più forte», ha risposto a Trump Stacey Abrams, donna e nera, a cui i democratici hanno affidato la replica al discorso presidenziale.

Numerose le immagini simbolo. Innanzitutto il tycoon, in cravatta rossa, si è trovato per la prima volta davanti al nuovo Congresso, quello uscito dalle elezioni di Midterm di novembre, con la Camera in mano ai democratici: fra gli oltre 500 parlamentari, numerose democratiche erano vestite di bianco, in omaggio al centenario del movimento delle suffragette. Immagine simbolo è poi anche l'inquadratura principale del discorso: come da tradizione, dietro Trump siedeva a favore di telecamere la speaker della Camera; si tratta della democratica Nancy Pelosi, rimasta perlopiù impassibile, vera protagonista della sconfitta a Trump sullo shutdown. È stata lei a costringerlo a rimandare, a causa dello shutdown, il discorso sullo stato dell'Unione inizialmente previsto per il 29 gennaio e a farlo cedere riaprendo il governo senza avere ottenuto ciò che voleva. Un colpo durissimo per il magnate dell'immobiliare 72enne, che ama coltivare l'immagine di sé come abile negoziatore. Infine l'immagine del netto contrasto tra le file repubblicane e quelle democratiche: le prime uniformemente maschili, le seconde caratterizzate dalla diversità, con il nuovo Congresso che da quando si è insediato a gennaio accoglie un numero record di donne e di membri di minoranze.

Infine un aneddoto: a un certo punto il discorso è stato interrotto da un "happy birthday". È stato intonato in coro quando il presidente ha presentato Judah Samet, sopravvissuto alla sparatoria nella sinagoga di Pittsburgh di fine ottobre. «Per me non lo farebbero», ha detto Trump accolto dalle risate. Per la chiusa del discorso, il tycoon ha scelto un tono che mirava all'unità: «Dobbiamo scegliere se ci definiamo per le nostre differenze o se abbiamo l'audacia di superarle». «Si direbbe che, tutti gli anni, il presidente si sveglia il giorno del discorso sullo Stato dell'Unione con un'improvvisa voglia di unità. Gli altri 364 giorni dell'anno passa invece il suo tempo a dividerci», aveva ironizzato prima ancora del discorso Chuck Schumer, leader Dem al Senato. La prossima battaglia sul bilancio, con la scadenza del 15 febbraio, si preannuncia dura e potrebbe portare alla ripresa di uno scontro politico fino alle presidenziali di novembre 2020.

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