mercoledì 22 luglio 2009
Dalla Thailandia il Segretario di Stato americano Hillary Clinton esprime timori sulla proliferazione dei traffici tra i due Paesi. Offerta inattesa al governo birmano: investimenti in cambio della liberazione di Suu Kyi. Dialogo aperto con Tehera, ma pronto un «ombrello nucleare» sul Medio Oriente.
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Gli Usa sono preoccupati dal trasferimento di tecnologia nucleare dalla Corea del Nord a Myanmar. Lo ha detto il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, a Bangkok, alla vigilia del vertice dell'Asean che nell'isola thailandese di Phuket affronta il tema della sicurezza nel sud-est asiatico. Negli ultimi anni i due regimi hanno rafforzato la cooperazione militare e il timore è che tale collaborazione possa diventare una minaccia per la stabilità del sud-est asiatico. «La minaccia che ci preoccupa di più e da più tempo è la proliferazione di armi nucleari e armi di distruzione di massa», ha spiegato la Clinton, prima di trasferirsi nell'isola thailandese. «E così siamo ovviamente preoccupati dalla Corea del Nord e dalle recenti notizie sui probabili rapporti con la Birmania». Dalle immagine satellitari e da documenti filtrati sulla stampa internazionale è emerso che i militari birmani stanno costruendo, con l'aiuto di Pyongyang, una fitta rete di tunnel blindati e rifugi militari in varie zone del Paese. E queste gigantesche opere di ingegneria, in un Paese che è tra i più poveri al mondo, hanno alimentato il sospetto che il regime nordcoreano pensi di fornire tecnologia nucleare ai generali birmani. A Phuket, la Clinton ha chiesto la definitiva denuclearizzazione della Corea del Nord e alla Birmania di liberare San Suu Kyi. Non solo. Gli Stati Uniti sono pronti ad aiutare i loro alleati nel Golfo Persico a costruire «un ombrello difensivo», se l'Iran non mette da parte il suo programma nucleare.La Clinton ha detto che gli Usa «ancora mantengono la porta aperta» al regime degli ayatollah, ma sono pronti a rafforzare i sistema di difesi dei Paesi vicini se Teheran insiste nella sua deriva. «Manteniamo la porta aperta (per negoziare con l'Iran) ma l'orologio va avanti» e Washington è pronto a «migliorare la difesa dei partner nella regione». «Se gli Stati Uniti allargano l'ombrello difensivo nell'area, se facciamo ancora di più per migliorare la capacità militare dei Paesi nel Golfo, è improbabile che l'Iran diventi più forte o sicuro. E (i dirigenti iraniani) non saranno più in grado di intimidire o dominare, come evidentemente ritengono di poter fare, con un'arma nucleare». La settimana scorsa, la Clinton aveva annunciato che la Casa Bianca era pronta a dialogare con Teheran, ma aveva avvertito che l'offerta non sarebbe rimasta sul tavolo all'infinito.
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