Un corridoio del Children surgic Hospital di Entebbe - Marcello Bonfanti
Un’idea chiarissima. «Mi devi disegnare un ospedale scandalosamente bello», era stata la richiesta di Gino Strada a Renzo Piano. E l’architetto di fama mondiale ha accontentato il fondatore di Emergency, scomparso la scorsa estate. Ed eccolo, oggi, il Children surgical hospital, che ha già fatto mille interventi chirurgici nel suo primo anno di vita. È il centro di chirurgia pediatrica inaugurato un anno fa qui in Uganda a Entebbe, sulle sponde del lago Vittoria, il lago grande tre volte la Lombardia.
Un centro di medicina di eccellenza, progettato gratuitamente dall’archistar italiana, costato quasi 23 milioni di euro: per il 20 per cento a carico del governo ugandese, che continuerà a stanziare fondi nella stessa percentuale per i costi di gestione, circa 6 milioni l’anno. Il resto, tutto a carico dell’organizzazione umanitaria.
Cure di eccellenza per bambini, erogate in modo assolutamente gratuito, in un Continente in cui la salute è un diritto solo per chi se lo può permettere. Bello lo è di sicuro.
Il Children surgic Hospital di Entebbe - Emmanuel Museruka
Il primo colpo di piccone in questa terra rossa ha voluto darlo Renzo Piano nel 2016. Costruito in due anni e mezzo di lavoro su un terreno di 9.700 metri quadri donato dal governo ugandese, a nove chilometri dall’equatore, ma a 1.200 metri di altitudine, l’ospedale chirurgico dei bambini alterna prati all’inglese e centinaia di alberi di jacaranda a edifici bassi con massicce mura rossastre in argilla cruda pisé, una tecnica di costruzione tradizionale che mantiene costante la temperatura interna degli ambienti. Coperto da 2.500 pannelli fotovoltaici, ospita 3 sale operatorie, 72 posti letto (22 in terapia intensiva e sub-intensiva, 50 in degenza) e laboratori di analisi, radiologia, banca del sangue. Più 36 posti letto nella foresteria per i familiari che spesso arrivano da molto lontano. Le mamme dei bambini fino a 8 anni sono ricoverate assieme ai loro piccoli.
Lo staff, 380 persone, è per la metà costituito da medici e operatori sanitari. Il 90 per cento del personale è locale. Ma qui c’è anche la lavanderia, la sartoria, due gruppi elettrogeni, l’impianto per produrre l’ossigeno. Tutto per rendere l’ospedale praticamente autonomo e indipendente. Un’eccellenza medica che, tra l’altro, ha anche un impatto economico positivo per tanti abitanti della città.
Ospedale bello, ma anche scandaloso. «Doveva essere scandalosamente bello – aveva spiegato il dottor Strada – per essere la denuncia tangibile di una tendenza in voga nel mondo degli aiuti umanitari. Guardando ai disperati bisogni dell’Africa, c’è chi pensa che qualsiasi cosa vada bene, che sia “meglio che niente”».
Invece il chirurgo milanese era assolutamente convinto che «il modo migliore per praticare l’eguaglianza è dimostrare a chi aiutiamo che lo consideriamo uguale a noi. Con i fatti, concretamente».
L’ospedale di chirurgia pediatrica in Uganda è il secondo centro di eccellenza di Emergency in Africa, che nel 2007 ha realizzato l’ospedale “Salam” di cardiochirurgia a Khartoum, e altri tre centri pediatrici, sempre in Sudan. Qui a Entebbe si curano bambini – da un mese a 18 anni di età – affetti da malformazioni congenite, problemi urologici e ginecologici, anomalie del tratto gastro-intestinale, del sistema biliare. E poi labbro leporino, postumi invalidanti da ustioni gravi non curate adeguatamente. Perché molte di queste patologie hanno una causa comune, la povertà. Che impedisce cure adeguate al momento giusto.
Oggi i 72 posti di Entebbe di fatto hanno triplicato i posti letto per cure chirurgiche pediatriche in Uganda. Molti medici e infermieri locali si specializzano qui, grazie alla formazione e al lavoro con lo staff internazionale.
Nel suo primo anno, quest’ospedale ha già curato oltre mille bambini e fatto 7mila viste, in un sistema sanitario nazionale che ha meno di 2 medici e 7 posti letto ogni 10mila abitanti. Fino alla sua apertura, in tutta l’Uganda – 44 milioni di abitanti, la metà con meno di 15 anni, quasi il 42 per cento sotto la soglia di povertà – i chirurghi pediatrici erano 4. La mortalità dei bambini sotto i 5 anni è di 43 morti ogni mille nati vivi, in Italia 3 ogni mille.
La vera bellezza dell’ospedale però non è nei giardini. E nemmeno nella sua bioarchitettura, che ha come sfondo il secondo lago più grande del mondo: «Sono i bambini che ci sono dentro e le loro famiglie – diceva Gino Strada – che finalmente riceveranno le cure di cui hanno bisogno, ritrovando un po’ di speranza, senza l’angoscia di doversi indebitare per il resto della vita».