venerdì 25 febbraio 2011
Il presidente della Repubblica chiede di evitare gli allarmismi, mentre il Viminale cerca strutture in grado di ospitare fino a 50 mila migranti. La Russa: recupereremo gli italiani bloccati nel sud della Libia. Ieri sera il cardinale Bagnasco aveva sollecitato interventi comuni dell'Europa per affrontare la possibile marea di profughi. La Ue ha offre aiuto finanziario ma dice: i profughi restino in Italia.
- Già rientrati in patria oltre mille italiani
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Con i Centri di accoglienza pieni e il 'rischiò esodo dalla Libia in rivolta, il Viminale - secondo quanto si apprende - punta a cercare strutture in tutta Italia per ospitare fino a 50mila migranti che potrebbero sbarcare nel giro di un mese. È lo scenario peggiore ipotizzato dagli esperti del ministero. "Non possiamo farci trovare impreparati in caso di emergenza", aveva detto ieri a Bruxelles il ministro Roberto Maroni."Abbiamo notizia che nel sud est della Libia ci sono italiani che hanno finito i viveri: li recupereremo". Lo ha detto il ministro della Difesa Ignazio La Russa. "Abbiamo già predisposto l'intervento militare per raggiungere i nostri connazionali - ha proseguito il ministro - e attendo solo il via libera della Farnesina. Non voglio, infatti, decidere da solo. La mia prima preoccupazione - ha concluso - è il recupero di tutti gli italiani che si trovano in quelle zone".Intanto si apre a Godollo, vicino Budapest, il meeting informale dei ministri della Difesa dell'Unione Europea che affronta la situazione libica e la possibile evacuazione dei migliaia di cittadini ancora bloccati nel Paese arabo.Il card. Bagnasco: interventi per alleviare sofferenza profughiIn Libia è in atto una "tragedia" che è "sotto gli occhi di tutti", soprattutto quelli dell'Europa, e dall'Europa devono arrivare risposte. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, interviene sulla situazione sull'altra sponda del Mediterraneo. Il disagio in cui vivono are dalla Libia - ha detto - "porterà molte persone a lasciare il proprio Paese per andare dove è possibile per cercare libertà sufficiente, una vita migliore, pane, ma soprattutto speranza. E l'Italia è uno dei Paesi più vicini". Quindi, "se si vuole dare una risposta umana e concreta ai profughi, tutta l'Europa si deve stringere econcretamente produrre dei mezzi". In questo senso, sottolinea il prelato, anche l'apertura di un canale umanitario potrebbe essere una via. "Tutti i mezzi che arrivano a un intervento efficace per alleviare, se non per risolvere, questa situazione - ha detto Bagnasco interpellato esplicitamente su questo punto - sono benvenuti".La Ue: i profughi restino in ItaliaSì a qualche milione di euro per aiutare i Paesi di approdo ma no all’accoglienza dei migranti/profughi distribuendoli tra tutti gli Stati dell’Ue. E un altro no al potenziamento di Frontex, l’agenzia dell’Ue per il controllo delle frontiere.Anche di fronte all’emergenza delle ondate di emigrazione in arrivo dal Nord Africa, e soprattutto dalla Libia, i governi dell’Ue non riescono a realizzare quella reale “ripartizione degli oneri” che dovrebbe essere la base di una politica comune dell’immigrazione. Nella riunione del Consiglio dei ministri Interni e Giustizia dei Ventisette la Commissione europea ha annunciato lo stanziamento di 25 milioni per la prima accoglienza dei migranti ma non è stato accolto l’appello una completa solidarietà comunitaria lanciato dell’Italia e dagli altri Paesi più esposti. I ministri del Nord Europa si sono preoccupati soprattutto di prendere tempo e smentire le previsioni con cui Frontex prospetta a breve termine fino a un milione di profughi. A Bruxelles si è parlato anche di come evacuare gli europei ancora bloccati in Libia, e sulle coste libiche potrebbero essere inviate unità militari in appoggio a navi passeggeri. Se non fosse possibile usare i porti, potrebbero essere usate anche unità per operazioni anfibie, come le italiane della classe “San Giorgio”. I vertici della struttura militare dell’Ue sono stati consultati anche in un’ottica diversa. Oltre alle sanzioni politiche ed economiche già messe allo studio, tra le misure che i governi e la Commissione stanno esaminando ci sono anche due opzioni militari per metter fine ai massacri che stanno innescando una guerra civile. La prima opzione è di creare sulla Libia una “no fly zone”, zona di interdizione di volo che impedisca ai piloti fedeli al regime di attaccare gli insorti. La seconda opzione militare prevede l’invio di una forza d’interposizione che separi i combattenti: «operazione complessa, tecnicamente e politicamente», si sottolinea nel piccolo Stato Maggiore dell’Ue, ma che un consistente “battle group” potrebbe sviluppare «in una chiara cornice legale», come un mandato dell’Onu. Ancora sull’emergenza immigrazione il ministro degli Interni Roberto Maroni, spalleggiato dai colleghi maltese, spagnolo, greco e francese, è tornato alla carica sottolineando che si tratta non di un problema nazionale ma di un problema europeo da affrontare insieme in tutti i suoi aspetti, che siano di assistenza finanziaria, tecnica, di accoglienza o di strategia politica. L’Ue, ha ribadito Maroni, «non può limitarsi a dirci che è un problema nostro, tra l’altro bisogna stabilire qual’è il nostro progetto per il Maghreb ma su questo non ho sentito una parola». Quel che succede in Libia impone all’Europa una chiara «emergenza umanitaria», Maroni non ha dubbi, e chiede all’Ue «tutte le misure per gestire un’emergenza catastrofica», tenendo presente l’avvertimento di Frontex che teme un’ondata fino a un milione di rifugiati. Il fuoco di sbarramento dei nordici lo ha iniziato il ministro degli Interni austriaco: secondo Maria Fekter, l’Italia può gestire da sola l’arrivo di 5.000 persone e comunque l’Austria non ne acceterà in casa propria. Alla Fekter ha dato manforte il sottosegretario belga Melchior Whatelet che ha definito «demenziali certe cifre» sull’immigrazione in arrivo. Più gelido che mai, il ministro svedese Tobias Billstroem ha chiesto di «mantenere la calma» in attesa di «vedere come si mettono le cose» mentre «la Commissione europea vigila», e di non parlare di «cifre epocali» (come il ministro degli esteri Franco Frattini). Con un’altra frecciata Billstroem ha detto che anziché 5.000 rifugiati l’Italia dovrebbe accoglierne 200.000 per fare, in proporzione della popolazione, quel che la Svezia ha fatto nel 2009 accogliendone 32.000.
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