venerdì 22 luglio 2011
Una soluzione eccezionale per un caso di una gravità unica: così i leader dei 17 Paesi dell’eurozona hanno definito l’accordo  di Bruxelles sul pacchetto di misure destinato a salvare Atene. Ma anche ad evitare che la crisi del debito sovrano possa contagiare altri Paesi.
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Alla fine l’Europa ha deciso di fare sul serio. «Vogliamo affrontare il problema alla radice», aveva detto il cancelliere Angela Merkel arrivando ieri a ora di pranzo al palazzo Justus Lipsius a Bruxelles, sede del vertice straordinario. E in effetti, dopo settimane di tormentone e di incertezze, ieri i leader dei 17 Paesi dell’Eurogruppo sono riusciti a mettere in piedi un piano degno di questo nome, del valore di circa 109 miliardi di euro, con tanto di "piano Marshall" per rilanciare l’economia e la competitività di Atene ma anche, e soprattutto, il forte potenziamento del fondo salvastati (Efsf). Cade anche il tabù del "default selettivo" di breve durata, ormai messo in conto dai leader. Ieri, del resto, al tavolo dei leader per qualche ora si sono seduti, oltre al presidente della Bce Jean-Claude Trichet e al direttore generale del Fmi Christine Lagarde, anche gli amministratori delegati di Bnp Paribas, Baudouin Prot, e della Deutsche Bank, Josef Ackermann, il presidente dell’Institute of International Finance (Iif), Charles Dallara, nonché il governatore della Banca centrale greca Giorgos Provopoulos e il presidente dell’Associazione delle banche elleniche Vassilis Rapanos.A spianare la strada era stato, indubbiamente, il colloquio di sette ore, mercoledì a Berlino, tra il cancelliere Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy. Parigi ha rinunciato alla tassa sulle banche, che non piaceva alla Germania e oltretutto era difficilmente praticabile. In compenso però la Merkel, pur di preservare il coinvolgimento dei privati, ha ceduto sulla questione cruciale dell’allargamento dei poteri dell’Efsf. Primo punto, nel documento finale si afferma che i leader hanno «deciso di allungare le scadenze dei prestiti Efsf alla Grecia alla massima durata possibile dagli attuali 5,5 anni, a un minimo di 15 anni». Gli interessi scendono dal 4,5% al 3,5%. Già questo, è una boccata di ossigeno per le casse di Atene che hanno ora molti più anni per rimborsare il prestito europeo. Non basta, altro ingrediente fondamentale del piano, i capi di Stato e di governo dell’Eurozona, per evitare il rischio contagio, hanno «concordato di aumentare la flessibilità dell’Efsf». Il quale potrà «intervenire sulla base di un programma precauzionale, con l’adeguata condizionali». Inoltre potrà «finanziare la ricapitalizzazione di istituti finanziari attraverso prestiti a governi incluso Paesi non sotto programma» di aiuti. Il fondo salvastati, insomma – e questa è una grande novità – potrà intervenire preventivamente per aiutare anche Stati che rischino di trovarsi in condizioni simili a Grecia, Irlanda e Portogallo. Tradotto: Spagna e Italia, anche se non vengono citati. L’Efsf inoltre – ed è qui una grande concessione di Berlino – «potrà intervenire sui mercati secondari sulla base di un’analisi della Bce che riconosca l’esistenza di circostanze eccezionali e un’unanime decisione dei membri dell’Efsf». Il fondo, insomma, potrà comprare dalle banche bond greci, o anche irlandesi e portoghesi per ridurre la pressione sui Paesi in crisi. C’è poi il capitolo privati, la presenza dei big Ackermann e Prot è stata essenziale per garantire il coinvolgimento delle banche. Sarkozy ha annunciato che dai privati arriveranno nei prossimi 30 anni circa 135 miliardi di euro. «Il settore finanziario – si legge ancora nel testo finale – ha indicato la sua disponibilità a sostenere la Grecia su una base volontaria attraverso un menù di opzioni (scambio di bond, roll-over e buy back». L’Iif ha proposto uno swap di bond greci in scadenza entro fine 2019 con titoli trentennali, con un contributo di 17 miliardi delle banche, che si avvicinerebbe alle richieste dei governi. Lo swap provocherebbe un «default selettivo» tecnico, il tempo insomma dell’emissione dei nuovi bond. Secondo indiscrezioni, ormai anche Trichet ha accettato l’idea a porte chiuse, purché però l’Efsf sia pronto a venire in soccorso alle banche greche assicurando la liquidità che la Bce non potrà più assicurare a fronte di titoli in default, si parla di circa 10 miliardi di euro di ricapitalizzazioni degli istituti ellenici. Se saranno poche ore o pochi giorni, non sarà un problema. Nessuno, però, può fare previsioni esatte.
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