giovedì 17 novembre 2022
Nei raid della notte su Odessa, diversi feriti. Il racconto delle violenze, mentre gli scontri e i bombardamenti continuano. E manca l'elettricità
Strada bombardata della regione di Kherson, in Ucraina

Strada bombardata della regione di Kherson, in Ucraina - Reuters

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Kherson è libera, ma non in pace. I russi si sono ritirati dall’altra parte del Dnepr, dove sono ammassati migliaia di uomini. E al largo, nel Mar Nero in direzione delle coste di Odessa, come nel Mar d’Azov e perfino dal Caspio, una dozzina di navi missilistiche russe sono state appostate con il loro carico di oltre 100 missili puntati contro l’Ucraina. I bombardamenti di questa notte contro infrastrutture energetiche a Odessa hanno provocato diversi feriti.

Il viaggio a Sud del Paese da quasi nove mesi in guerra è una processione di orrori. Molti ancora da scoprire. Basta lasciare Odessa, dopo chilometri tra villaggi e caseggiati, per scorrere le testimonianze di chi quasi si sente in colpa per essere ancora vivo. Vitaliy Serdiuk, un pensionato della regione di Kherson, è stato portato in agosto in un centro di detenzione. C’è rimasto per quattro giorni. Quando lo hanno rilasciato ha deciso di non uscire più di casa.

La moglie Elena racconta che le bastonate avevano un solo movente e un solo scopo: tramortire Vitaliy per rappresaglia contro il loro figlio che combatte per Kiev. Un altro uomo, di nome Zhenia, era stato arrestato e vessato per essersi rifiutato di offrire delle sigarette ai soldati occupanti. Sulla fronte ha ancora una cicatrice. Ma poteva andargli peggio, come il suo compagno di cella torturato con scariche elettriche ai genitali.

L’artiglieria di Mosca non è ancora un ricordo. Ieri i cannoni hanno sparato contro la regione di Kherson e quella di Mykolaiv. La polizia ha aperto 22 procedimenti penali per crimini di guerra. Le forze di difesa del Sud hanno distrutto due depositi di munizioni nelle città di Oleshki e Nova Kakhovka, dove i russi si sono asserragliati.

Alcuni conti si regolano nei tribunali. A Odessa un uomo è condannato a 15 anni di reclusione per aver preso parte all'aggressione contro l’Ucraina aderendo alle formazioni separatiste.

Il buio della guerra non è solo una metafora. I cento missili scagliati da Mosca martedì hanno colpito molti degli obiettivi prefissati. Almeno 70 sarebbero stati intercettati dalla contraerea, ma i restanti hanno danneggiato centrali elettriche, infrastrutture strategiche, edifici civili. Il risultato sono frequenti blackout, molti dei quali non sono risolvibili nel giro di pochi giorni.

Sul far della sera, il centro di Odessa era completamente avvolto nell’oscurità. Alcuni tecnici hanno informato la popolazione che potrebbe volerci almeno una settimana per ripristinare una erogazione continua e stabile della corrente. Al momento bisogna prepararsi a blackout di almeno 9 ore al giorno, specialmente di notte, quando la temperatura comincia a scendere sotto lo zero termico e in molti edifici il riscaldamento va in blocco a causa dell’assenza di energia.

La tensione resta alta anche nella Penisola di Kimburn, dove gli incursori di Kiev sono sbarcati attraversando l’estuario del Dnepr per raggiungere sul fianco Ovest le forze russe appostate sulla riva che affaccia su Kherson. L’obiettivo è quello di costringere la fanteria russa ad arretrare ulteriormente verso la Crimea e creare una fascia di sicurezza intorno al Sud della regione di Kherson.

Secondo la rivista Forbes, l’attacco missilistico di martedì è costato a Mosca tra i 700 e i 900 milioni di euro. E la potenza di fuoco disponibile ancora sulle navi che incrociano a portata di tiro dall’Ucraina non lascia presagire un alleggerimento della pressione militare.

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