sabato 17 giugno 2023
I raid che hanno coinvolto civili sono molto più numerosi dei 1.047 riportati (oltre 1.600). Kharkiv è la città più colpita con ben 162 incursioni, ma potrebbero essere il doppio
La distruzione dopo un attacco russo in un villaggio alle porte di Kiev

La distruzione dopo un attacco russo in un villaggio alle porte di Kiev - Ansa

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Il sito di riferimento è ukraine.bellingcat.com. E fin dall’inizio del conflitto, raccoglie i dati sugli attacchi russi in territorio ucraino riportati da una o più fonti, da twitter a blog e giornali, che abbiano coinvolto civili. L’aggiornamento è giornaliero ed è accompagnato da informazioni sui luoghi e le tipologie di obiettivi oggetto degli attacchi. Questa preziosa fonte di dati, derivante dal monitoraggio e dalla documentazione sul campo, consente di produrre stime affidabili sulla reale portata della guerra in Ucraina. Infatti, come riportato dall’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite, l’impatto e la consistenza del conflitto sono molto maggiori di quanto i dati ufficiali dicano. Dalle informazioni verificate, sono 1.047 gli attacchi riportati da una o più fonti (oltre venti fonti diverse in alcuni casi) riportate nella base dati fino alla fine di maggio 2023. Ma quanti sono realmente? È possibile stimarne il numero in modo accurato? Quali sono le città al centro del conflitto e gli obiettivi principali degli attacchi? Dare risposte certe non è mai facile in presenza di dati parziali, ma abbiamo gli strumenti statistici per fornire stime affidabili, che ci diano un quadro più completo di quello osservato, che rappresenta solo parzialmente la violenza del conflitto.
Partendo dai dati disponibili, con il collega professor Alessio Farcomeni dell’Università di Roma Tor Vergata, abbiamo utilizzato metodi “cattura-ricattura”, per stimare la reale portata del conflitto in diverse città, considerando una varietà di obiettivi (dagli ospedali alle scuole), focalizzando l’attenzione sulle diverse fasi del conflitto. Ebbene, gli attacchi che hanno coinvolto civili sono almeno il 50% in più dei 1.047 riportati (oltre 1.600, quindi), considerando le stime più prudenziali. Kharkiv è la città più colpita con ben 162 raid, ma abbiamo stimato che essi possano essere realisticamente almeno il doppio (oltre 310).
Kharkiv con la sua posizione geografica, con il suo significato strategico, nel nord-est dell’Ucraina, al confine con la Russia e la vicinanza con i territori controllati dai separatisti a Dontesk e Lugansk, è ed è stato il centro del conflitto per molto tempo, soprattutto nella fase iniziale del conflitto. Avere informazioni accurate dal cuore del conflitto comporta rischi maggiori per giornalisti, osservatori indipendenti, organizzazioni umanitarie. Se a questo rischio si aggiungono i danni alle infrastrutture, comprese le reti di comunicazione, è quindi normale che ci sia una sottostima della reale portata del conflitto. Situazioni diverse sono emerse dalle analisi dei dati di Kiev (29 attacchi), Mykolaiv (57) e Mariupol (60), ad esempio, in cui le informazioni riportate dai media sono sufficientemente complete da non portare ad una significativa sottostima del conflitto. Differenze nella comunicazione, di come i media abbiano riportato le notizie degli attacchi russi si sono stimate anche tra tipologie di obiettivi, e non solo tra città. Se da un lato i dati sugli attacchi a ospedali ed edifici governativi con coinvolgimento di civili sono esaustivi (circa 130 da inizio conflitto), lo stesso non si può dire per i seppur numerosi attacchi che hanno riguardato le zone residenziali, le scuole e gli edifici commerciali (circa 692, ampiamente la maggioranza, di cui oltre 400 su obiettivi residenziali).
Abbiamo stimato che il loro reale numero sia in realtà oltre i 1000 attacchi. Come mai questa differenza nell’affidabilità dei dati osservati tra diverse tipologie di obiettivi? Obiettivi come ospedali ed edifici governativi sono considerati infrastrutture o istituzioni critiche, pertanto maggiormente monitorate, e la loro distruzione ha ripercussioni spesso significative nella percezione delle persone, per il loro impatto sulla società e sulle norme internazionali.
In qualche modo, c’è una naturale selezione delle notizie a seconda dell’importanza dell’obiettivo colpito o, semplicemente, alcune informazioni sono più facilmente reperibili di altre (come nel caso degli edifici governativi). Infine, abbiamo stimato che siano stati i primi mesi del conflitto quelli in cui la sottostima degli attacchi è stata più rilevante; mentre negli ultimi sei mesi le informazioni sono diventate più accurate.
A rendere evidente come la comunicazione del conflitto, se non anche il conflitto stesso, sia mutata: nei primi tre mesi del conflitto si sono osservati oltre 527 attacchi (oltre la metà di quelli registrati finora), ma sono oltre 900 quelli stimati; negli ultimi 90 giorni, sono 84 i raid osservati e verificati, in linea con la stima di 87 ottenuta. I dati parlano chiaramente: doveva essere una guerra lampo, di poche settimane, ma così non è stato.

Maruotti è docente di statistica alla Lumsa, nel periodo del Covid-19, insieme a colleghi di varie università, riuniti nel gruppo di ricerca StatGrup19, ha contribuito alla messa a punto di modelli statistici di previsione sulla pandemia

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