sabato 14 maggio 2022
Kharkiv “liberata” dalla minaccia russa come lo è stata la capitale. Un successo che non va sottovalutato. La diplomazia muove qualche passo, ma ancora senza vera convinzione. Le incognite su Putin
Guerra giorno 80: le due vittorie che spingono Kiev e le incertezze di Mosca
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La guerra ha raggiunto il suo 80° giorno e si registrano segnali contraddittori sullo sviluppo della crisi. Da una parte, la diplomazia cerca di riguadagnare spazio e per la prima volta anche gli Stati Uniti muovono un passo, seppure di tipo non convenzionale. Dall’altra parte, i due belligeranti non fanno mostra di volersi sedere a un tavolo. O, meglio, si dicono disponibili, ma imputano agli avversari il sabotaggio della trattativa.

La mossa del Pentagono – chiedere una tregua direttamente a Mosca – va letta nel quadro di una strategia che vuole enfatizzare la debolezza russa per indurre il Cremlino a più miti consigli. Se il conflitto stesse andando come Putin vorrebbe, la chiamata del segretario alla Difesa Austin al suo pari ruolo Shoigu sarebbe stato del tutto velleitaria. La situazione sul campo invece induce gli Stati Uniti a esplorare tutti le opportunità per mettere fine, almeno provvisoriamente, all’offensiva dell’Armata in Ucraina. Si può forse cogliere qui anche un primo accoglimento della richiesta italiana (ed europea) a Biden di provare a esplorare la praticabilità di un negoziato.
È comunque probabile che per ora il presidente russo non sia ancora intenzionato a cedere e voglia provare a ottenere concreti guadagni territoriali nel Donbass. La “sconfitta” a Kharkiv, dopo quella a Kiev, non inclina però all’ottimismo per Mosca. Le due maggiori città del Paese sono state difese efficacemente e gli assalitori sono stati respinti e difficilmente un altro attacco potrà essere portato a breve in quelle zone.

Il capo dell’intelligence militare ucraina, il maggiore generale Kyrylo Budanov, (nella foto), ha rilasciato una rara intervista a Sky News in cui ha espresso valutazioni e previsioni che rimandano allo scenario di guerra lunga con esito favorevole, alla fine, per il Paese vittima dell’aggressione. Budanov sostiene infatti che a metà agosto vi sarà la svolta nei combattimenti e cambierà l’inerzia dello scontro. A quel punto, entro l’anno le truppe ucraine saranno in grado di riprendere la gran parte dei territori occupati e di ricacciare i soldati russi oltreconfine.

Un quadro certamente ottimistico e piegato alla propaganda, per sostenere il morale interno e dare motivi agli alleati occidentali di continuare a fornire aiuti e armamenti. Tuttavia, va ricordato che l’alto ufficiale aveva previsto il momento dell’invasione, sfidando lo scetticismo della gran parte delle cancellerie europee.

E ora dispone di ottime informazioni anche dall’interno dei palazzi moscoviti. In base a tali elementi, Budanov si arrischia a ripetere che Putin è malato di cancro e che un progetto di colpo di Stato in Russia è in preparazione. Affermazioni fattuali che troveranno presto o tardi smentita o conferma.
Ma c’è sicuramente qualcosa di vero quando il capo dei servizi militari sottolinea la capacità di Kiev, del tutto inaspettata all’estero, di resistere prima e contrattaccare adesso. Non c’è solo Kharkiv. Significativo è il caso dell’Isola dei serpenti, un grande scoglio a cinquanta chilometri dalla costa ucraina, base strategica nel Mar Nero per le navi e l’aviazione militare. Disabitata e priva di serpenti (malgrado il nome), l’isola era stata visitata di recente dal presidente Zelensky, a dimostrazione della sua rilevanza strategica e a motivo di una contesa con la Romania.

Dopo il 24 febbraio è stata conquistata dai russi, che hanno avuto la meglio della piccola guarnigione, diventata “eroica” per la sprezzante risposta alla richiesta di resa senza condizioni. Vista la netta superiorità di Mosca sui mari, sembrava impensabile riprenderla. Foto satellitari degli ultimi giorni mostrano, invece, una nave russa affondata lungo la costa e una pista di atterraggio per elicotteri colpita dal cielo. Azioni che si uniscono a quelle che hanno mandato a picco i mezzi più importanti della flotta russa impegnata nell’assedio a Odessa e nel blocco del Mar Nero.

Tutto questo non è certo sufficiente per affermare che l’Ucraina abbia invertito il corso del conflitto. Ma vorrà forse sfruttare questo momento, almeno in parte favorevole, per riprendere posizioni e trattare su un piano più paritario. A meno che da Mosca non arrivino sorprese legate alle voci sul Cremlino e il suo attuale inquilino.

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