mercoledì 2 agosto 2023
Myroslav Marynovych, vice-rettore dell’Università cattolica di Leopoli che il regime sovietico aveva internato: «Accusano l’Ucraina di nazionalismo. Ma non siamo noi a frenare la pace e le trattative»
In piazza Maidan a Kiev la manifestazione per la liberazione dei prigionieri di guerra dell'acciaieria Azovstal

In piazza Maidan a Kiev la manifestazione per la liberazione dei prigionieri di guerra dell'acciaieria Azovstal - Ansa

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«Ciò che sta facendo papa Francesco per liberare i prigionieri di guerra è impressionante. Stupisce anche la modestia con cui compie quest’opera di misericordia». Il vice-rettore dell’Università cattolica di Leopoli, Myroslav Marynovych, conosce bene il ruolo del Pontefice di fronte a un dramma che in Ucraina tocca migliaia di famiglie. Anche lui ha partecipato a un’udienza privata in cui sono state consegnate a Francesco le liste di nomi di donne e uomini, civili e militari, catturati dai russi. «È il mio giovane amico Denys Koliada che ha visto il Pontefice diverse volte e ha affidato nelle sue mani molti casi. Sono per la maggior parte gli stessi parenti dei detenuti a scrivere lettere personali al Papa per chiedere il rilascio dei propri cari. E la disponibilità di Francesco colpisce».

Myroslav Marynovych, vice-rettore dell'Università cattolica di Leopoli

Myroslav Marynovych, vice-rettore dell'Università cattolica di Leopoli - ucu.edu.ua

Marynovych sa sulla pelle che cosa significhi finire in carcere per ordine di Mosca. Per due volte durante il regime sovietico è stato arrestato dal Kgb: aveva reso omaggio al padre della patria ucraina Taras Shevchenko. E ha trascorso dieci anni in un campo di lavori forzati. Attivista dei diritti umani, adesso di anni ne ha 74 ed è una delle voci laiche più ascoltate che esprime il mondo greco-cattolico. Perciò è consapevole della strumentalizzazione che alcuni gesti di distensione si possono portare con sé. «Il Cremlino sta cercando di guadagnare dividendi da certe azioni umanitarie, come è successo di recente con un gruppo di ucraini catturati d’origine ungherese che sono stati rilasciati non in Ucraina ma in Ungheria facendo così un regalo a Orbán».

Professore, la missione di pace del cardinale Matteo Zuppi ha già fatto tappa a Kiev, Mosca e Washington. Che cosa attendersi?

Come ucraini apprezziamo molto l’iniziativa. Ringraziamo il Papa e il cardinale perché a noi sta a cuore la liberazione dei bambini deportati. Tuttavia, all’inizio la società ucraina aveva percepito che compito principale della missione fosse di “riconciliare i due popoli”. Tutto ciò aveva causato sorpresa, in quanto l’Europa in molti casi non comprende la natura di questa guerra: non è un conflitto tra popoli fratelli, ma l’invasione di uno Stato per cancellarne l’identità. Putin vede la riconciliazione con l’Ucraina soltanto come scomparsa della nostra nazione.

A Kiev la manifestazione davanti all'ambasciata russa per chiedere la liberazione dei prigionieri di guerra dell'acciaieria Azovstal

A Kiev la manifestazione davanti all'ambasciata russa per chiedere la liberazione dei prigionieri di guerra dell'acciaieria Azovstal - Reuters

Il Papa è già mediatore umanitario per il rilascio dei prigionieri. E adesso anche sul versante dei più piccoli.

La deportazione forzata dei bambini è un crimine che ha portato la Corte penale dell’Aia a emettere i mandati di cattura per il presidente Putin e per il commissario presidenziale per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova. Sarei felice se il Papa e la Santa Sede riuscissero a convincere il Cremlino a fermare questi crimini.

A Kiev la manifestazione davanti all'ambasciata russa per chiedere la liberazione dei prigionieri di guerra dell'acciaieria Azovstal

A Kiev la manifestazione davanti all'ambasciata russa per chiedere la liberazione dei prigionieri di guerra dell'acciaieria Azovstal - Reuters

C’è chi sostiene che un freno all’apertura delle trattative sia il nazionalismo ucraino.

La propaganda russa ha diffuso l’idea del “nazionalismo e fascismo ucraini” già prima dello scoppio della guerra. Anche la protesta di Maidan è stata descritta come “nazionalista”, sebbene la società ucraina non abbia permesso alla nostra democrazia di scivolare verso l’autoritarismo di stampo russo. Oggi nessuno cerca la pace più degli stessi ucraini. E la guerra finirebbe immediatamente se il Cremlino lo volesse. Invece, nell’accezione di Putin, i negoziati sono sinonimo di accettazione della resa da parte dell’Ucraina. Per capire la posizione ucraina bisognerebbe mettersi al nostro posto. Gli italiani gradirebbero una pace che li fa diventare austriaci o francesi? La Russia ha violato tutti i possibili accordi con l’Ucraina, anche quelli riguardanti la sua integrità territoriale. Da dove viene allora la certezza che questa volta Putin rispetterà i patti? E perché, mi chiedo ancora, gli europei non si fidano della nostra intuizione secondo cui una tregua con Putin oggi porterà a nuova guerra con l’Ucraina domani? Anche russi come Mikhail Khodorkovsky mettono in guardia su questo. Non abbiamo il diritto, e anche il dovere, di realizzare una pace giusta che sia garanzia per le future generazioni?

In piazza Maidan a Kiev la manifestazione per la liberazione dei prigionieri di guerra dell'acciaieria Azovstal

In piazza Maidan a Kiev la manifestazione per la liberazione dei prigionieri di guerra dell'acciaieria Azovstal - Ansa

In Ucraina si ritiene che l’aggressione russa abbia anche modificato la visione cristiana alla costruzione della pace. Perché?

Da tempo si tende a sostituire il concetto di “guerra giusta” con quello di “pace giusta”. Ma, come mostra la guerra russo-ucraina, anche l’idea di “pace giusta” rischia di non rispondere a tutti i problemi che si presentano: talvolta il termine “pace”, in astratto, può nascondere interessi ben lontani dalla pace stessa. Non è possibile consentire una pace che renderebbe l’aggressione un metodo efficace per appropriarsi di territori stranieri. La pace giusta è una pace duratura. Inoltre, più crimini di guerra commette la Russia in Ucraina, più significativi diventano gli argomenti etici nella valutazione degli eventi. Pertanto le democrazie mondiali dovrebbero risolvere correttamente il dilemma “sicurezza-valori”. Se i politici ignorano i valori attraverso ingiuste concessioni all'aggressore, egli diventa arrogante ed è minore la sicurezza che otteniamo. Ed è stato Gesù a metterci in guardia su questo: “Chi cerca di salvare la propria vita, la perderà; e chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”.

La bandiera ucraina sventola sopra la città di Kiev

La bandiera ucraina sventola sopra la città di Kiev - Reuters

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