venerdì 24 novembre 2023
Fra povertà e solitudine, la vita di anziani e famiglie nei casermoni devastati, «Forse saranno abbattuti. Per ora li abitiamo: non abbiamo alternative». Lydia sfama i vicini con la Caritas
I poveri di guerra nei condomini bombardati nel quartiere di Saltivka a Kharkiv

I poveri di guerra nei condomini bombardati nel quartiere di Saltivka a Kharkiv - Gambassi

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I raggi del sole filtrano dall’unica anta della finestra che nel soggiorno non è stata serrata con il legno. «Soltanto qui ho lasciato la pellicola di plastica. Le altre ho dovuto chiuderle con le assi dopo che i vetri sono andati in frantumi per le esplosioni. Altrimenti avrei avuto la casa gelata. Ma così sono sempre al buio. O meglio con una lampadina accesa tutto il giorno». Lydia Oloskubova ha 78 anni. E vive al sesto piano di uno dei condomini che formano il blocco 32 del quartiere di Saltivka a Kharkiv. In mille abitavano nello stabile d’impronta sovietica prima della guerra.

Lydia Oloskubova, la pensionata di 78 anni che sfama i vicini nei palazzi devastati dai missili russi

Lydia Oloskubova, la pensionata di 78 anni che sfama i vicini nei palazzi devastati dai missili russi - Gambassi

​L’intero complesso, 251 appartamenti divisi da otto rampe di scale e altrettanti ingressi, guarda verso il confine con la Russia che dista cinquanta chilometri dalla seconda città dell’Ucraina. Ed è per questa sciagurata collocazione geografica che è diventato uno dei bersagli dell’esercito di Mosca fin dall’inizio dell’invasione. Almeno sette i missili che l’hanno centrato. Poi i colpi di artiglieria e gli incendi che ne sono seguiti. Anche nelle due stanze di Lydia. «Il palazzo si era diviso in due - racconta -. È stato risistemato alla meglio. Adesso dobbiamo capire se potrà essere ristrutturato oppure se verrà abbattuto perché troppo danneggiato. Lo deciderà il Comune entro gennaio».

I condomini bombardati nel quartiere di Saltivka a Kharkiv dove la gente è tornata a vivere

I condomini bombardati nel quartiere di Saltivka a Kharkiv dove la gente è tornata a vivere - undefined

Nel frattempo 81 famiglie sono tornate a viverci. Fra calcinacci, pareti rimurate, finestre senza vetri, crateri al posto dei balconi. «Le ho censite una per una», dice la pensionata. Per fare arrivare cibo, vestiti e coperte a chi ha non può permettersi altro che una casa bombardata. «Perché lo faccio? Perché nessuno ci aiuta», spiega. E, con la tipica tenacia delle donne dell’est, si è rivolta alla Caritas Ucraina della città e all’esarca greco-cattolico di Kharkiv, il vescovo Vasyl Tuchapets.

Il blocco 32 devastato dai missili russi dove vivono 81 famiglie

Il blocco 32 devastato dai missili russi dove vivono 81 famiglie - Gambassi

Un foglio scritto a mano con la sua minuscola calligrafia è la lista della sopravvivenza. E Lydia la «sfamatrice» del condominio dei dimenticati, come l’hanno ribattezzata. Con il cappello di lana rossa ben visibile, smista pacchi alimentari e cappotti sui marciapiedi. «Tengo tutti a bada: sono abituata. Ero capo reparto in un’industria al tempo dell’Urss», sorride. E un vecchio cellulare a pulsanti le consente di tenere i contatti. A portare i carichi è suor Olexa, energica religiosa di San Giuseppe. «I bisogni sono enormi a Kharkiv e in tutta la regione - afferma -. Fra sfollati, case in macerie, territori occupati e poi liberati ma completamente devastati, gente senza lavoro, attacchi continui, ci vorrebbero molti più aiuti. I poveri di guerra aumentano con l’allungarsi del conflitto. Ci affidiamo alla Provvidenza e alla generosità dell’Occidente che spero non ci abbandoni».

Larissa Dreianova, 84 anni, non ha mai lasciato il suo condominio, neppure mentre veniva colpito dai missili russi

Larissa Dreianova, 84 anni, non ha mai lasciato il suo condominio, neppure mentre veniva colpito dai missili russi - Gambassi

Lo stabile 32 è lo specchio delle emergenze dell’oblast. Racconta la distruzione, la miseria e l’attaccamento alle radici. Forse più per necessità che per convinzione. Larissa Dreianova non se n’è mai andata dal condominio, anche quando il quartiere era sotto il fuoco russo e le truppe del Cremlino alle porte della metropoli. «Dove mi sarei potuta trasferire? Sono sola», risponde mentre qualcuno le porta nell’appartamento la borsa della spesa targata Caritas. Nonostante il bastone, non dimostra i suoi 84 anni. Ha trascorso mesi nelle cantine senza acqua ed energia elettrica. «Eravamo rimasti solo in tre: io, una vicina e un invalido di 81 anni». Ha visto arrivare i missili sull’edificio. «C’erano ovunque frammenti che esplodevano», ricorda. Ha passato al ghiaccio lo scorso inverno. «Hanno riattivato il riscaldamento solo qualche giorno fa, dopo oltre un anno e mezzo». Ma ora a preoccuparla è il futuro del casermone bersagliato. «Vorrei almeno continuare ad avere un tetto».

I poveri di guerra che vivono nel blocco 32, uno dei condomini bombardati a Kharkiv

I poveri di guerra che vivono nel blocco 32, uno dei condomini bombardati a Kharkiv - Gambassi


Stesso cruccio per Olga Pojedinzeva, 56 anni. Ha il padre infermo a letto. «Ci è stata promessa la ristrutturazione», avverte. Ma non esistono certezze. «Abbiamo vissuto nove mesi fuori Kharkiv da profughi - ripercorre -. Poi il primo gennaio abbiamo riaperto casa». Olga è cosciente della precarietà della sua abitazione che è stata invasa anche dall’acqua quando le tubature sono saltate per i raid. «C’è ancora odore di muffa. E l’umidità ci devasta». Non ha salvato quasi nulla di ciò che aveva fra le mura domestiche. Anche la sua famiglia viene sostenuta dalla “mano amica” di Lydia. «Resistere significa anche aiutarci a vicenda - conclude la donna -. Ma la priorità è un’altra: la pace. E da credente la chiedo ogni sera nella preghiera». Davanti a un’icona del Risorto che una luce a batterie illumina. «Almeno resterà accesa se i russi torneranno ad attaccare le nostre linee elettriche per lasciarci di nuovo senza corrente e senza riscaldamento in pieno inverno».

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