martedì 19 luglio 2022
I banditi avevano catturato anche un altro prete, che è riuscito a fuggire. Nello Stato nigeriano di Benue la situazione è sempre più drammatica
A sinistra padre John Mark Cheitnum, ucciso dopo il rapimento. A destra padre Donatus Cleopas, che è riuscito a fuggire

A sinistra padre John Mark Cheitnum, ucciso dopo il rapimento. A destra padre Donatus Cleopas, che è riuscito a fuggire - Arcidiocesi di Kaduna / Catholic News Agency

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Un altro sequestro per denaro in Nigeria è finito nel sangue. È stato trovato morto padre John Mark Cheitnum rapito con l’altro sacerdote cattolico, Donatus Cleopas, nel pomeriggio del 15 luglio mentre si stavano recando a una funzione nella parrocchia di Gure nella diocesi di Kafanchan.

In un comunicato i responsabili della diocesi hanno spiegato che Donatus Cleophas è riuscito a fuggire dai sequestratori e si è riunito ai confratelli, mentre padre John Mark Cheitnum è stato assassinato. Quest’ultimo, che era il rettore della parrocchia di Cristo Re a Yadin Garu, nello Stato di Kaduna, è stato ucciso dai suoi rapitori il giorno stesso del sequestro e il corpo è stato ritrovato solo ieri. I funerali si svolgeranno giovedì 21 nella cattedrale di Kafanchan.

Con l’omicidio di padre John salgono a quattro i sacerdoti morti da gennaio in Nigeria: tutti in episodi legati a sequestri per estorsione. 18 invece o preti sequestrati sempre nei primi sette mesi dell’anno.

Nello Stato di Benue invece, tra maggio e giugno, almeno 68 cristiani sono stati uccisi e molti rapiti. Ben 1,5 milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro case un villagglo devatato nel Bene). Lo denuncia Aiuto alla Chiesa che soffre che ha raccolto la testimonianza di monsignor Wilfred Chikpa Anagbe, vescovo di Makurdi, una delle diocesi di Benue.

Anagbe spiega che «i terroristi (milizie jihadiste Fulani, anche se la Chiesa nigeriana distingue chiaramente gli episodi etnici da quelli di persecuzione religiosa che in questo caso sono molto dubbi) si travestono da pastori nomadi per nascondere il vero scopo dei loro attacchi, che è quello di espellere i cristiani dalle loro terre».

I conflitti tra pastori nomadi e contadini stanziali risalgono a secoli fa, ma negli ultimi anni l'afflusso di moderne armi da fuoco ha reso le aggressioni molto più distruttive. E c'è chi cerca di fomentare le divisioni soffiando in modo artificioso sulle diverse fedi religiose.

Di conseguenza, i contadini, che prima potevano sostenere loro stessi e le rispettive famiglie, ora sopravvivono grazie alla carità. «Questa precarietà fa sì che molti vivano in condizioni incompatibili con la dignità umana, spesso dipendenti dalle razioni alimentari fornite da persone la cui condizione economica non è affatto migliore», dice Anagbe.

Makurdi ospita attualmente l'80% degli sfollati presenti nello stato di Benue e, nonostante le difficoltà finanziarie, la diocesi fa di tutto per alleviare le sofferenze, fornendo cibo e beni di prima necessità. La diocesi assegna anche borse di studio a decine di bambini sfollati, affinché non vengano privati dell'istruzione.L'instabilità della regione rende tuttavia molto gravoso il lavoro, e per questo «da qualche anno non ho potuto svolgere attività pastorali in alcune parti della mia diocesi», aggiunge il prelato.

Nonostante tutto, «non abbiamo trascurato la cura pastorale che queste persone meritano. C'è una parrocchia, in una delle zone di insediamento degli sfollati, che si prende cura dei loro bisogni spirituali», conclude il vescovo, aggiungendo che spera di acquistare una clinica mobile per soddisfare i bisogni sanitari.I problemi con gli estremisti in Nigeria si trascinano da diversi anni, e per questo la Chiesa si è lamentata per l'inerzia del governo. Secondo il vescovo Anagbe, «l'entità delle uccisioni e delle distruzioni arbitrarie da parte di queste milizie jihadiste Fulani non fa che consolidare un'agenda politica, ormai palese, di espulsione delle comunità cristiane dalla Nigeria», con conseguente sequestro delle loro terre. «È rivelatore che l'attuale governo nigeriano continui a non fare nulla di fronte a questi attacchi persistenti».

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