martedì 11 gennaio 2011
Il presidente tunisino attacca. Ma la polizia resta sotto accusa. Il capo dello Stato ha parlato di «atti terroristici», riferendosi ai tumulti che hanno portato alla morte di una ventina di manifestanti. Ordinata la chiusura di scuole e università. A Rgeb i funerali di alcune vittime sono stati l’occasione per nuove proteste con scontri fra giovani e agenti in tenuta anti-sommossa.
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La rivolta del pane che ha messo a ferro e fuoco la Tunisia, lasciando sul terreno almeno una ventina di morti? Tutta colpa di «di bande pagate e comandate da entità straniere». Lo ha detto ieri presidente tunisino, Zin al-Abidin Ben Ali, in messaggio televisivo, durante il quale il capo dello Stato ha parlato di gruppi di uomini a colpo coperto che hanno attaccato la scorsa notte sedi istituzionali in diverse città del Paese», rendendosi autori di «atti di terrorismo». Pronta anche la ricetta per disinnescare la crisi: «Creeremo 300mila nuovi posti di lavoro». Il governo ha difeso il comportamento della polizia sostenendo che gli agenti hanno sparato sulla folla solo per auto difesa dopo i colpi di avvertimento. Ma non basta: Tunisi ha annunciato la chiusura delle scuole e delle università in tutto il Paese «fino a nuovo ordine».Ieri la rivolta non si è fermata. Anche se il bilancio degli scontri non è stato terribile come quello di domenica. A Rgeb, nella Tunisia centrale, teatro domenica di gravi disordini, i funerali di alcune vittime sono stati l’occasione per nuove proteste con scontri fra giovani e agenti in tenuta anti-sommossa. A Le Kef, nel nord-ovest, sono stati dati alle fiamme negozi e banche. A Tunisi gli studenti hanno inscenato una pacifica protesta contro le violenze della polizia ma la capitale continua a non registrare incidenti.Altre manifestazioni di protesta sono in programma a Sfax e a Regueb. Proprio a Sfax un settantenne si è suicidato ieri mattina per le difficoltà economiche: viveva solo ed era indigente. L’Unione europea ha chiesto il rilascio dei pacifici manifestanti tunisini arrestati nel corso delle proteste contro il carovita. Il bilancio delle vittime degli scontri a Tala e Kasserine secondo l’opposizione è di 20 morti, una radio locale ha parlato persino di 50 ma la stima del governo arriva solo a 14. I cadaveri di cinque giovani sono stati trovati ieri a Tala: secondo attivisti per i diritti civili sarebbero stati uccisi dalle forze di sicurezza.In Algeria la situazione nelle ultime ore è tornata alla calma, dopo le violente proteste dei giorni scorsi che hanno fatto 5 morti e oltre 800 feriti. L’opposizione denuncia una vera ondata di arresti: almeno 1.100, in buona parte minorenni. La sospensione del campionato di calcio è stata prorogata fino al 10 febbraio. «Condanniamo ovunque la violenza», ha affermato il ministro degli Esteri, Franco Frattini parlando dei disordini in Tunisia e Algeria, «ma sosteniamo governi che hanno avuto coraggio e hanno pagato con il sangue dei propri cittadini gli attacchi del terrorismo». La Francia, attraverso un portavoce del ministero degli Esteri, ha lanciato «un appello alla calma».
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