giovedì 20 gennaio 2011
La polizia ha tentato di disperdere una manifestazione di fronte alla sede dell'ex partito di Ben Ali, il Raggruppamento Costituzionale Democratico, per chiederne la dissoluzione e che nessun membro faccia parte del nuovo governo. Intanto è stata confermato l'inchiesta contro i 33 parenti del deposto presidente, arrestati nei giorni scorsi. Nel mirino della Banca centrale tunisina è finita oggi la banca Ziytouna, proprietà del genero di Ben Ali, uno dei maggiori magnati nel Paese
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Manette, inchieste e ancora caos. Non si placa la situazione a Tunisi, dove la polizia ha tentato di disperdere con salve in aria una manifestazione, di fronte alla sede dell'antico partito di Ben Ali, il Raggruppamento Costituzionale Democratico, per chiederne la dissoluzione e che nessun membro faccia parte del nuovo governo. La marcia di protesta, a Tunisi, ha raggiunto il quartier generale del partito del deposto presidente: per cercare di tenere a bada la folla, circa un migliaio di persone alcune delle quali tentavano di scalare il muro di cinta, sono stati sparati colpi d'arma da fuoco d'avvertimento. In mattinata tutti i ministri del governo di unità nazionale avevano lasciato l'RCD, ma i tunisini li vogliono fuori dal governo. E uno di loro si è già dimesso. Zuhier Al Mudaffar, nominato ministro dello Stato nell'ufficio del premier, ha annunciato che uscirà dal governo "nell'interesse del Paese". E lo stesso comitato centrale dell'Rcd si è disciolto proprio nel giorno della prima riunione dell'esecutivo di Mohammed Ghannouci, rinviata da ieri.Intanto la tv nazionale tunisina ha confermato l'inchiesta contro i 33 parenti del deposto presidente, arrestati negli ultimi giorni e sospettati di "crimini" contro la Tunisia. L'emittente pubblica non ha specificato i nomi dei detenuti ma ha trasmesso le immagini del 'tesorò messo al sicuro: collane di perle, braccialetti di diamanti, zaffiri, monete d'oro e carte di credito sequestrate nel corso degli arresti e in circostante non specificate. La Presse, un quotidiano locale che fino a poco tempo fa sosteneva il regime, ha pubblicato le foto dei beni sequestrati e citato anche il presidente dei musei tunisini, che ha chiesto alle autorità di ordinare "il sequestro dei pezzi archeologici di cui sono zeppi i palazzi e le case appartenute ai membri più in vista dell'entourage dell'ex presidente". Nel mirino dell'inchiesta, oltre al deposto presidente, la sua seconda moglie, Leila Trabelsi, "i fratelli, i generi e i nipoti" di lei. Intanto il ministro dell'Industria, Mohamed Afif Chelbi, ha confermato che i beni di Ali verranno espropriati dallo Stato mentre l'Ue ha fatto sapere che si prepara a un congelamento degli asset dell'ex presidente e che se ne discuterà al Consiglio del 31 gennaio.E nel mirino della Banca centrale tunisina è finita oggi la banca Ziytouna, proprietà del genero di Ben Ali, uno dei maggiori magnati nel Paese. Alla guida della Commissione anti-corruzione, voluta dal nuovo governo tunisino è stato nominato un avvocato, attivista per i diritti umani, Abdelfattah Amor, per anni all'opposizione di Ben Ali, che ha promesso "un lavoro oggettivo, senza spirito di vendetta, ma neanche compiacenza". Secondo la denuncia presentata mercoledì a Parigi da tre Ong, "la fortuna personale" dell'ex presidente tunisino, e della sua seconda moglie, Leila Trabelsi, è di 5 miliardi di dollari.
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