Da dove arrivano i fondi per Hamas ed Hezbollah? C’è solo l’Iran a finanziare le due fazioni fondamentaliste? Se Teheran è il principale sospettato, una serie di inchieste rimandano a uno stratagemma chiamato “Tron”. Non è solo in Cisgiordania che si aggirano gli allibratori dei quattrini per le jihad mediorientali. A Ramallah si moltiplicano sportelli bancari tradizionali e società di intermediazione. Alcuni sono nient’altro che bugigattoli nei suk dove il capoluogo politico della Palestina è un misto di proteste di piazza contro Israele e strani faccendieri che promettono di conoscere modi svelti per fare soldi senza dare nell’occhio. Bitcoin è la parola d’ordine, ma più veloce e meno costosa, la rete Tron ha superato il suo rivale Bitcoin come piattaforma per i trasferimenti di criptovaluta associati a gruppi indicati come organizzazioni terroristiche da Israele, dagli Stati Uniti e da altri Paesi. L’Ufficio nazionale israeliano per la lotta al finanziamento del terrorismo (Nbctf ) ha bloccato 143 portafogli Tron tra luglio 2021 e ottobre 2023. Erano ritenuti collegati a una «organizzazione terroristica» o utilizzati per un «grave crimine terroristico». Hayward Wong, portavoce di Tron, società registrata alle Isole Vergini britanniche, uno dei paradisi fiscali che fanno da quartier generale per operazioni finanziarie di cui si vogliono lasciare poche tracce, ha precisato che Tron « non ha il controllo su coloro che utilizzano la sua tecnologia e che non è legata ai gruppi identificati da Israele». Tuttavia ha ammesso che le tecnologie potrebbero «in teoria essere usate per attività discutibili». Come dire che la società ha le mani pulite, ma non mette la mano sul fuoco per la propria clientela. Quasi due terzi dei sequestri di Tron da parte di Israele (87) sono avvenuti quest’anno, compresi 39 portafogli che secondo le autorità di Tel Aviv fino a giugno erano di proprietà degli Hezbollah libanesi, e altri 26 che fino a luglio appartenevano alla Jihad islamica palestinese, alleata di Hamas e che si è unita all’operazione 7 ottobre.
I sequestri hanno incluso anche altri 56 portafogli Tron che secondo l’Nbctf israeliana erano collegati ad Hamas, tra cui 46 nel marzo dello scorso anno riconducbili a un’unica società di scambio di denaro con sede a Gaza chiamata “Dubai Co”. Dopo l’assalto di Hamas, Israele ha annunciato il suo più grande sequestro di criptovalute, congelando circa 600 conti collegati a “Dubai Co”, senza specificare quali reti di criptovalute o monete fossero utilizzate. Più di una dozzina di persone i cui fondi sono stati congelati hanno dichiarato di aver scambiato criptovalute per i propri affari e hanno negato qualsiasi collegamento con Hamas o altri gruppi estremisti. Uno dei “correntisti” identificato con il nome in codice “Neo”, ha ammesso la possibilità che in qualche occasione sia stato trasferito denaro a qualcuno associato ad Hamas. Israele definisce la “Dubai Co” un gruppo terroristico « per l’aiuto che fornisce all’organizzazione terroristica di Hamas, in particolare al suo braccio militare, nel trasferire fondi su una scala di decine di milioni di dollari». Anche la brigata al-Qassam, il braccio armato di Hamas, secondo le indagini avrebbe raccolto fondi in criptovaluta a partire dal 2019, ma ad aprile di quest’anno aveva promesso che non avrebbe più utilizzato le criptovalute, senza però menzionare “Tron”. Un’analisi dell’agenzia Reuters sui sequestri di criptovalute annunciati dai servizi di sicurezza israeliani dal 2021 conferma questa tendenza, mostrando per la prima volta un forte aumento dei portafogli Tron e un calo dei portafogli Bitcoin tra gli operatori sospettati di fornire prestazioni finanziarie a gruppi armati. © RIPRODUZIONE RISERVATA Scoperte decine di “conti” in criptovalute non tracciabili, utilizzati per dare fondi anche a Hezbollah