sabato 9 settembre 2017
Come si vive un ciclone in diretta? Uno dei ragazzi di “Csi per il Mondo” in missione a Haiti lo racconta: «Pensavo a chi nelle baracche rischiava più di noi»
L'uragano di Valentina, volontaria ad Haiti per amore
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Dal 2011 CSI per il Mondo opera nei paesi più poveri e disagiati con l’obiettivo di donare gioia e felicità a bambini ai quali non è consentito sognare un futuro migliore. Haiti, Camerun, Albania, Congo, Kenya, Brasile, Cile, Iraq, Rep. Centrafricana. Queste le mete di CSI per il Mondo dell’estate appena trascorsa: 4 missioni in contemporanea in 3 continenti, 35 volontari partiti, migliaia i bambini coinvolti, centinaia le partite giocate. Il volontariato sociale è Impegno, passione, tanta ricchezza interiore ricevuta. Ma a volte anche paura. Ad esempio attraverso l’esperienza di un uragano in diretta. Valentina Piazza, veterana di queste missioni, che é bloccata ad Haiti sino a martedì insieme a Marta e Veronica per la chiusura dell’aeroporto e la cancellazione dei voli , ha scritto queste righe la mattina dopo del passaggio di “Irma” sopra la missione di Port au Prince

Ore 4. Fa troppo caldo e non si riesce a dormire, non gira neanche un po’ d’aria. Ci svegliamo sentendo stranamente il rumore della pioggia cadere sul tetto di lamiera di casa nostra e il pensiero è immediato, l’uragano Irma sta arrivando. Un controllo alla situazione su internet e messaggi veloci da scrivere a casa per rassicurare tutti che stiamo bene e che si, inizia la giornata del ciclone che sta per passare su Haiti e l'allerta è massima.
Ore 7. La pioggia ha smesso di cadere ma c'è un' atmosfera strana. Non un filo di vento, un'aria pesante e immobile...quasi surreale. Cominciano i preparativi e le misure di sicurezza. Qui alla missione degli Scalabriniani, tutti i volontari e i cooperanti si attivano per affrontare meglio possibile l'arrivo di Irma. In realtà si sa poco o niente, internet è l'unica fonte di informazione. Sappiamo che Haiti verrà coinvolta soprattutto al nord e che la forza del vento da noi a Port au Prince sarà decisamente inferiore, circa di 130 km/h. Non sappiamo cosa aspettarci. Un sms della compagnia telefonica locale avvisa di mettere in salvo le proprie famiglie e augura buona fortuna.
Ore12. Le prime ore della mattina passano così, spostando letti dalle casette meno sicure a quelle in muratura e col tetto di lamiera in modo che tutti siano al sicuro. Si fanno rifornimenti di acqua e di cibo: quanto tempo resteremo chiusi in casa?! Via tutti gli oggetti che potrebbero diventare pericolosi e che sono sparsi tra le case. Si tirano fili tra i lampadari e qualsiasi cosa utile per creare stendini all'interno delle nostre abitazioni. I passaporti e le cose di valore vengono messi al sicuro dentro a sacche impermeabili o nei frigoriferi spenti. La missione si svuota, restiamo solo noi. Tutti gli haitiani che lavorano qui tornano a casa, il “meglio” di Irma dovrebbe arrivare nel pomeriggio.


Ore 14. Ricomincia una strana pioggia ma l’aria resta immobile. Si aspetta cercando di lavorare come fosse un giorno qualsiasi. Italiani, francesi, colombiani, brasiliani, americani e cileni, tutti riuniti e seduti sulla base di una casa in costruzione a scrutare il cielo plumbeo. Qualcuno porta da bere, si accenna ad un Brindisi, una foto pre-uragano, un'attesa infinita, i nervi tesi: "ma quanto ci mette... prima arriva, prima finisce". Lunghi silenzi e poi qualche battuta per sdrammatizzare: "domani se ci siamo tutti pubblichiamo il selfie"...
Ore 19. I rami degli alberi oscillano, la polvere corre veloce sul terreno, il tramonto ci regala un gran spettacolo fatto da colori incredibilmente caldi e rassicuranti a ovest e di un cielo nero traboccante e carico di lampi e tuoni che lo accendono a ripetizione a nord. «Scommettiamo che la bandiera dell'Italia domani é ancora qui fuori appesa?». La pioggia si fa abbondante, Irma é arrivata davvero.
Ore 22. Siamo in 5 in casa, sedute attorno ad un tavolo, tutte le finestre chiuse e sbarrate ed una lampada ricaricabile ad illuminarci. Ormai sono passate due ore dall'inizio della tempesta. La corrente manca praticamente da un giorno intero a parte 10 minuti di grazia durante la serata. Cerchiamo di far passare il tempo giocando a carte, ma non riusciamo neanche a sentirci urlare tra di noi. Il rumore fuori é fortissimo, la pioggia scroscia sulle lamiere e il vento soffia forte e veloce infilandosi in ogni fessura e facendola fischiare. Il pensiero corre veloce come questo vento a Jean Pierre e Reginald che sono stati con noi tre settimane e alla situazione a Citè Soleil, ai ragazzi di Corail e al loro quartiere, alle famiglie incontrate nel quartiere delle suore brasiliane immaginando le loro baracche inondate da tutta quest'acqua....
Ore 24: Il peggio é passato. Un'occhiata di fuori basta a vedere la casetta in cui tutti quanti ci eravamo trovati ad aspettare Irma la sera prima, trasformata in piscina ed enormi pozze d' acqua a terra.
Ore 6. Un giorno dopo e i soliti messaggi veloci alle famiglie e agli amici per rassicurarli che stiamo tutti bene. Il cielo é ancora coperto, si sentono voci di persone di fuori e una musica arrivare da una macchina di passaggio. Il giorno del ciclone è passato, ricomincia la vita. Adesso è il momento di vedere cosa c'è da fare. E la bandiera dell'Italia sventola ancora qui fuori.

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