venerdì 23 aprile 2010
Maggioranza schiacciante in Parlamento, lobby battute. La coalizione che si opponeva al provvedimento ora chiede azioni concrete: «Migliorare gli hospice e le pratiche palliative, i servizi per i disabili e promuovere programmi che scoraggino gli abusi sanitari».
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E sconfitta è stata. L’eutanasia non è diventata legge nel Paese della foglia d’acero. Il Canada, Paese decisamente secolarizzato, ha rigettato – per la terza volta – una proposta di legge che autorizza la “dolce morte” e il suicidio assistito da un medico. E a nulla sono servite le pressioni, lobbystiche e (pseudo) mediche, molto forti sui parlamentari di Ottawa. Che nel tardo pomeriggio di mercoledì (era notte inoltrata in Italia) hanno respinto la proposta di legge “C-384”. Tale decisione politica è arrivata con una maggioranza che il Toronto Star ha definito «schiacciante»: infatti sono stati 228 i «no» alla proposta della deputata del “Bloc Quebecois” Francine Lalonde mentre i sì sono arrivati appena a 59. Ma già appena dopo il voto due deputati che avevano dato il loro assenso si sono precipitati a spiegare di aver sbagliato al momento del voto, sul quale – è bene precisarlo – i maggiori partiti (i liberali e i conservatori) avevano lasciato libertà di voto. Solo il Bloc Quebecois ha appoggiato in toto la mossa della Lalonde. Anche il ministro della Sanità, Stephen Fletcher, non ha dato il suo sostegno alla normativa e si è astenuto. La bozza di legge C-384 prevedeva, in sintesi, la depenalizzazione dell’accusa di omicidio per i medici che avessero praticato l’eutanasia ad un paziente. Tale soggetto doveva avere almeno 18 anni e soffrire di malattia terminale oppure di dolore fisico o psicologico: un dettaglio non indifferente, quest’ultimo, perché – come hanno sostenuto i fautori della posizione pro life – questa definizione risultava molto evanescente ed avrebbe dato origine ad abusi di vario genere. Inoltre, il paziente doveva produrre due richieste scritte, anche solo nell’arco di 10 giorni. «Vogliamo ringraziare ogni membro del parlamento che ha votato contro la C-384» ha dichiarato Alex Schadenberg, responsabile dell’associazione Euthanasia Prevention Coalition che ha la sua base operativa a London, in Ontario, che molto si è battuto contro la proposta di legalizzazione del suicidio assistito per via medica. «Mesi di lavoro hanno causato questa incredibile vittoria. Ma la battaglia non è finita – ha proseguito Schadenberg – perché vogliamo che si apra un dibattito sul modo in cui i cittadini possono vivere con dignità».Infatti la battaglia della Lalonde è stata condotta in nome di una «morte con dignità», tematica che evoca il ricorso alle cure palliative. È proprio questo il fronte che alcuni parlamentari di diverso orientamento politico hanno ora aperto: come evidenziava il Toronto Sun, il deputato del Ndp Joe Comartin ha annunciato la creazione di un comitato parlamentare apartitico dedicato alla prassi medica di lenimento del dolore che una recente indagine – diffusa dalla Conferenza episcopale canadese – indicava come assolutamente scarsa negli ospedali del Paese: solo il 15% dei cittadini può ricorrere alle cure palliative, percentuale che scende al 3 nel caso dei bambini. «È chiaro che noi non potevamo solo opporci alla legge – ha dichiarato Comartin –. Dobbiamo andare oltre per intraprendere politiche che affrontino il tema del suicidio». Proprio su questo la Euthanasia Prevention Coalition ha stilato una road map per un intervento politico costruttivo, visto che per questa legislatura la legge non potrà più essere ripresentata: «Migliorare le strutture di hospice e le pratiche palliative; migliorare i servizi per i disabili; istituire un’efficace strategia nazionale contro i suicidi; promuovere programmi che scoraggino gli abusi sanitari a danno degli anziani».
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