martedì 21 luglio 2009
Non si placa la bufera che ha fatto seguito alla rielezione del presidente Ahmadinejad. Dopo le critiche degli ex-presidenti Rafsanjani e Khatami al premier, i sostenitori dell'opposizione sono tornati in piazza. Pugno di ferro della polizia: a decine i dimostranti arrestati.
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Nuove proteste sono state registrate oggi a Teheran contro la rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad. Alcuni manifestanti riferiscono sui social network di scontri tra la polizia e centinaia di giovani scesi in piazza, che scandivano slogan come "Morte al dittatore" e "Ahmadinejad dimettiti". I testimoni parlano anche di molti arresti e di violenze commesse dagli uomini della sicurezza contro i manifestanti riunitisi in piazza Haft-e Tir, sfidando il divieto di partecipare a cortei non espressamente autorizzati."I poliziotti trascinano decine di manifestanti nelle loro auto e li portano via", ha raccontato un testimone, aggiungendo che "la polizia e gli agenti in borghese picchiano coloro che si sono radunati a sostegno di (Mir-Hossein) Mousavi", candidato riformista alle elezioni presidenziali del 12 giugno e leader dell'opposizione.Il capo della Polizia: «Ogni manifestazione sarà duramente repressa». Questa mattina il vice comandante della Polizia iraniana, il generale Ahmad Reza Radan, aveva annunciato: "Ogni forma di manifestazione non autorizzata dalle autorità governative sarà duramente repressa dalle forze di polizia, che hanno il dovere di garantire la sicurezza dei cittadini". La dichiarazione faceva riferimento all'invito a manifestare rivolto da diversi siti dell'opposizione all'estero, i quali ricordavano che oggi ricorre l'anniversario della rivolta popolare persiana del 1952 in favore del governo democratico di Mohammad Mosaddeq, con la quale si riuscì a imporre la volontà del popolo allo Shah di Persia.Dalla preghiera di venerdì scorso la nuova escalation. Il monito ha fatto seguito ad un discorso tenuto venerdì come guida della preghiera a Teheran dall'ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, il più potente rivale di Ahmadinejad, che ha gettato dubbi sul risultato delle elezioni, denunciando che il Paese è dentro a "una crisi". Dopo il sermone, seguito da decine di migliaia di persone, vi erano stati scontri fra dimostranti e forze di sicurezza nelle strade della capitale. Ieri, inoltre, l'Associazione del clero combattente, un'organizzazione di religiosi alla quale appartiene l'ex presidente riformista Mohammad Khatami, ha chiesto un referendum sulla legittimità della rielezione di Ahmadinejad. Sempre ieri la Guida suprema, ayatollah Ali Khamenei, che ha legittimato la rielezione di Ahmadinejad, ha avvertito tutte le autorità del Paese che devono "fare attenzione a come parlano".Oggi a Khatami ha risposto anche il direttore dell'importante quotidiano conservatore Keyhan, Hossein Shariatmadari, considerato molto vicino a Khamenei. "Khatami e i suoi amici - ha scritto Shariatmadari in un editoriale - parlano di referendum mentre loro stessi non credono nelle procedure legali, come hanno dimostrato nelle recenti elezioni. Quello che vogliono è solo mettere in scena il copione preparato dall'Occidente per seminare discordia". Inoltre, secondo il direttore di Keyhan, i risultati sarebbero ancor più favorevoli ad Ahmadinejad e si tramuterebbero "in una tempesta che distruggerebbe questa nuova forma di ipocrisia". In tal modo Shariatmadari equipara i riformisti ai Mujaheddin del Popolo, organizzazione armata che persegue l'abbattimento della Repubblica islamica, chiamati nella retorica del regime 'Monafeqin', 'ipocritì appunto.Non si calma intanto nemmeno la polemica creatasi sulla nomina da parte di Ahmadinejad a primo vice presidente di Esfandiar Rahim-Mashai, preso di mira dagli stessi fondamentalisti sostenitori del presidente per avere detto lo scorso anno che l'Iran può essere "amico del popolo israeliano". Rahim-Mashai ha smentito una notizia data dalla televisione iraniana in inglese PressTv secondo la quale aveva deciso di rinunciare all'incarico. Ma il vice presidente del Parlamento, Mohammad-Hassan Abutorabi-Fard, ha invitato Ahmadinejad a decidere "senza il minimo ritardo la rimozione" del primo vicepresidente designato.
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