martedì 28 ottobre 2008

L'agenzia federale Atf ha bloccato due giovanissimi skinhead nel Tennessee: volevano derubare un'armeria, colpire nelle scuole frequentate da studenti di colore e poi puntare a Barack. Intanto McCain continua la rimonta sul rivale, che a sette giorni dalle elezioni ha solo quattro punti percentuali di vantaggio a livello nazionale sul repubblicano.

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Mentre la campagna elettorale Usa entra nell'ultima settimana, con i candidati che si riconcorrono negli Stati in bilico, un fremito ha percorso ieri l'America alla notizia della scoperta di un complotto per uccidere Barack Obama. A rivelarlo è stato un'inchiesta condotta nel Tennessee dall'Atf, l'agenzia federale americana che si occupa di lotta a traffici di armi, esplosivo, alcool e tabacco, secondo la quale due giovani skinheads di 18 e 20 anni " in possesso di un fucile e tre pistole " stavano preparando un attentato contro il senatore nero e un centinaio di studenti afroamericani. Il piano è venuto alla luce quando uno dei due giovani, arrestato per altre accuse, ha confessato durante un interrogatorio l'intenzione di compiere un vero e proprio massacro. L'obiettivo era di rubare armi all'interno di un negozio e poi assaltare alcune scuole frequentate soprattutto da studenti neri nel Tennessee e nell'Arkansas, i loro Stati di origine, per poi arrivare all'uccisione del candidato democratico, anche se non si sa come e quando i due pensavano di colpire Obama. I due skinheads, Daniel Cowart e Paul Schlesselman, sono stati fermati nella contea di Crockett, nel Tennessee. Intanto la campagna elettorale è proseguita ieri nell'Ohio, uno degli Stati «in bilico» in cui Barack Obama non è riuscito a consolidare il suo vantaggio nei sondaggi, rimanendo in testa dal 3 al 5 per cento, ai limiti del margine di errore delle rilevazioni. Un buco nella strategia nel democratico che potrebbe costargli caro e al quale il suo staff ha cercato di porre rimedio facendo dell'Ohio il palcoscenico del «discorso finale» di Obama. La debolezza del democratico in Ohio è dovuta ai dubbi che permangono fra i «colletti blu» dello Stato. Operai ed ex operai per lo più bianchi, non convinti da un candidato nero e sofisticato che da un lato intimorisce e dall'altro sembra estraneo ai loro problemi economici. Elettori come il famoso «Joe l'idraulico», che proprio in Ohio aveva sfidato Obama a promettergli che non avrebbe aumentato le sue tasse. Ed elettori che hanno già colpito duramente il senatore dell'Illinois durante le primarie, regalando il loro Stato a Hillary Clinton, con 40 punti percentuali di scarto. Proprio sulle incertezze dei vari «Joe», John McCain sta cercando di capitalizzare durante la volata finale della sua campagna elettorale. Prima durante una tavola rotonda a Cleveland e poi in un comizio a Dayton il veterano del Vietnam ha infatti ripetuto ieri che Obama non riporterà in Ohio i posti di lavoro che hanno preso la via della Cina, perché aumenterà le tasse delle piccole aziende. McCain ha proposto come alternativa il suo piano economico, che prevede sgravi fiscali anche per chi compra titoli in Borsa e li tiene almeno un anno in portafoglio. A meno di un'ora di macchina da Cleveland, nella cittadina di Canton, nel cuore di una delle zone più colpite dalla crisi dell'industria metallurgica, intanto, Obama lanciava l'arringa finale della sua campagna. Il perno del discorso, che il democratico ripeterà nei sette giorni che lo separano dal voto, nonché in uno spot pubblicitario di ben 30 minuti che andrà in onda su tutte le tv nazionali domani in prima serata, era una domanda retorica: «Non dobbiamo chiederci se stiamo meglio oggi rispetto a quattro anni fa ma se staremo meglio fra quattro anni». Obama quindi ha ripetuto i suoi slogan di «speranza» e «cambiamento» come via d'uscita alla crisi che sta flagellando gli Usa. «Tra una settimana potete scegliere tra la paura e la speranza " ha detto " : tra una settimana potete mettere fine ad una politica che divide una nazione per vincere un'elezione, che ci chiede di avere paura quando abbiamo bisogno della speranza». L'altro campo di battaglia sul quale i candidati si incroceranno nei prossimi giorni è la Pennsylvania, ancora uno Stato operaio e rurale che Hillary vinse facilmente in primavera. Qui le possibilità di McCain strappare ad Obama la maggioranza di voti democratici (in Pennsylvania i democratici sono 1,2 milioni più dei repubblicani), che andarono a John Kerry nel 2004, sono più esili. Ma abbastanza ad aver spinto il repubblicano a investire la maggior parte dei fondi che gli sono rimasti in un attacco a tutto campo nello Stato, dove spera di equilibrare eventuali sconfitte in bastioni tradizionalmente conservatori. Intanto anche il Financial Times si è aggiunto alla lunga lista di giornali schierati con Obama. Anche il quotidiano della City di Londra ammette di aver superato, anche se a fatica, le proprie perplessità nei confronti del candidato democratico, i cui programmi mostrano «un mix di buono, non così buono e decisamente cattivo». «Ma Obama " sottolinea il Ft " ha condotto una campagna elettorale molto migliore di quella di McCain, apparsa spesso nel caos».
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